La sanità per i poveri e i migranti

LA SALUTE DI TUTTI, NESSUNO ESCLUSO”

del dottor Giorgio Rossi

UnknownNei giorni scorsi a Roma si è tenuto il convegno dal titolo “La salute di tutti, nessuno escluso” organizzato dall’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà (INMP).

Nel corso dell’incontro è stato quindi dato l’annuncio della nascita in Italia della Rete Nazionale per le problematiche di assistenza in campo socio-sanitario legate alle popolazioni migranti e alla povertà. Una rete grazie alla quale le Regioni italiane,il privato sociale e il mondo scientifico, coordinati dall’INMP, affrontano al meglio le nuove sfide poste al Sistema Sanitario, in un momento di crisi come l’attuale in cui aumentano le disuguaglianze sociali, economiche e conseguentemente anche di salute. La Rete si arricchisce anche delle conoscenze scientifiche elaborate dall’Osservatorio Epidemiologico Nazionale, operante presso l’INMP con la partecipazione attiva di esperti di varie regioni italiane, che monitora in continuo lo stato di salute delle popolazioni povere ed immigrate.

L’INMP nasce nel 2007 con decreto del Ministero della Salute, come Ente con personalità giuridica di diritto pubblico, dotato di autonomia organizzativa, amministrativa e contabile, vigilato dal Ministero della Salute, con il compito di promuovere attività di assistenza, ricerca e formazione al fine di fronteggiare, all’interno del SSN, le sfide sanitarie relative alla salute delle fasce più vulnerabili attraverso un approccio transculturale e orientato alla persona.

Nel 2012, dopo questi primi 5 anni considerati sperimentali, l’Istituto viene, con legge ad hoc, definitivamente stabilizzato. L’Istituto, con una sede nazionale a Roma e tre Centri Regionali (Lazio, Puglia e Sicilia),è diventato punto di riferimento per le fasce svantaggiate della popolazione italiana e per migranti regolari ed irregolari, rifugiati e richiedenti protezione internazionale, persone senza dimora, vittime della tratta e della prostituzione, minori non accompagnati, ma anche per i soggetti pubblici e privati chiamati quotidianamente a rispondere ai bisogni di salute di tali popolazioni.

Durante il Convegno è stato detto che il numero degli immigrati negli ultimi anni è rimasto sostanzialmente stazionario, sui 5 milioni di presenze, mentre gli irregolari sono passati dal 21,7% nel 2003, al 6% nel 2013. Gli immigrati che giungono in Italia come negli altri Pesi europei al momento del loro arrivo in genere, facendo parte di una popolazione giovane e attiva, sono in buona salute, anche se non mancano casi, soprattutto tra i richiedenti protezione internazionale, che presentano condizioni di salute compromesse , a causa della loro storia personale di violenze subite e diritti negati. Ed è altrettanto vero che il patrimonio di salute dei giovani migranti viene meno dopo alcuni anni di vita nel Paese ospitante, per effetto della marginalità e dell’assenza di legami affettivi e familiari in cui spesso si trovano a vivere.

Secondo i dati Eurostat, le persone a rischio di povertà o esclusione sociale nel nostro Paese hanno superato la soglia del 28,4% nel 2013 e ciò deve essere stimolo per le istituzioni a promuovere strategie che abbiano l’effetto di ridurre le distanze tra le persone, favorendo i processi di integrazione. In tal senso l’Italia può già contare su punti fermi come la Costituzione stessa ove all’articolo 32 si riconosce la tutela della salute come diritto di tutti gli individui, senza limitazione di cittadinanza, estrazione sociale e reddito. Altro punto fermo è il Sistema Sanitario Nazionale per sua natura universalistico e attento ai bisogni delle persone e al contrasto delle diseguaglianze. E proprio nell’ambito del SSN, l’INMP diventa un forte punto di riferimento tecnico, scientifico, sanitario, che agisce concretamente a servizio dei territori, mettendo a disposizione conoscenze, buone pratiche, dati e anche assistenza sanitaria, sociosanitaria e servizi di mediazione culturale ( interpreti) .L’Istituto, infatti, con il suo poliambulatorio in sede e con l’unità mobile dal 2007 ad oggi ha effettuato 250.000 visite per 75.000 pazienti tra i quali molti immigrati di diversa provenienze, ma anche molti italiani. Nel 2007 gli immigrati rappresentavano il 92% delle persone seguite, mentre nel 2013 queste stesse sono scese al 60% con corrispondente aumento degli italiani.

Inoltre è stata sottolineata l’importanza che i medici e gli operatori sanitari sappiano tener conto nella presa in carico degli stranieri, delle diversità di lingua, cultura, religione, come pure di quelle simboliche e per alcuni aspetti anche biologiche, che caratterizzano le popolazioni di antica e recente immigrazione presenti in Europa.

A conclusione del convegno è stata fatta la raccomandazione che la vocazione universalistica del Servizio sanitario italiano venga sempre più orientato a “ privilegiare “ i poveri e i vulnerabili, che oggi soffrono più di altri di una difficoltà di accesso efficace al sistema.  

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