PROSEGUE L’INCHIESTA PER ACCERTARE LE RESPONSABILITA’
Di Avv. Amii Caporaletti
La tragedia di Rigopiano è la nostra tragedia, la disperazione delle famiglie delle vittime, è la nostra disperazione, la gioia di coloro che sono sopravvissuti al dramma, la nostra gioia.
In questi giorni di amara consapevolezza e di preoccupazioni, diversi sono gli interrogativi che gli italiani si stanno ponendo: quell’albergo poteva essere costruito nelle pedici pescaresi del Gran Sasso? Perché lo spazzaneve non è arrivato in orario? Perché la Prefettura non ha creduto alla chiamata di Parete, cuoco dell’albergo? Ed infine, la tragedia poteva essere evitata?
A questi interrogativi la Procura di Pescara – che sta indagando per due ipotesi delittuose, quella di omicidio colposo plurimo e disastro colposo – sta cercando di dare delle risposte concrete.
Lo scopo degli inquirenti è senz’altro quello di ricostruire le responsabilità penali di tutti i soggetti che attivamente o passivamente sono intervenuti nella vicenda ed hanno contribuito, volenti o nolenti al verificarsi del tragico evento verificatosi nel pomeriggio del 18 gennaio 2017, ore 16.30 circa, quando il Resort di lusso Rigopiano, è stato spazzato via da una slavina che ha trascinato con sé la disperazione e la morte degli ospiti e del personale dell’hotel.
Ma andiamo per ordine.
È il 18 gennaio 2017, le condizioni meteo nella zona in questione ( hotel situato sulle pendici pescaresi del Gran Sasso), peggiorano di ora in ora. Dalle prime indagini è emerso che una coppia di ospiti dell’hotel, diverse ore antecedenti all’accaduto, ha lasciato l’albergo a causa del peggioramento del meteo e della viabilità.
Gli ospiti dell’albergo preparano i bagagli con l’intento di andare via dal Resort, ma per farlo devono attendere lo spazzaneve che ha il compito di ripulire la strada che separa Rigopiano dal comune di Farindola (9 km circa) totalmente impraticabile, l’hotel è infatti completamente isolato dalle intense nevicate. Gli ospiti della struttura si preparano nella hall dell’albergo, lo spazzaneve viene atteso per le 15.00, ma, per motivi in corso di accertamento, il suo intervento viene posticipato alle 19.00.
Ma lo spazzaneve, o meglio la turbina necessaria per la pulizia delle strade, non arriverà mai.
Sono le 16.30 – 17.00 circa, il signor Parete, cuoco dell’hotel, in vacanza con la sua famiglia, esce dalla struttura recandosi nella propria auto, ed è in quel preciso istante che sul Resort si scatena l’inferno. Il suono assordante di una valanga, forse dovuta alle diverse scosse di terremoto che si sono abbattute sull’Abruzzo proprio nella mattinata del 18 gennaio, spazza via l’intera struttura, gli ospiti e i dipendenti dell’albergo.
Parete chiama Quintino Marcella, ristoratore e suo datore di lavoro, lo avverte che una valanga ha appena spazzato via l’albergo, e che i suoi colleghi, la sua famiglia e gli ospiti della struttura, sono sepolti sotto la neve, e che teme per la loro incolumità.
Marcella chiama la Prefettura, ma non viene creduto, o quanto meno non subito. Chiama il 118, 112, 115. Finalmente viene creduto, i soccorsi dalle 17.30, arriveranno solo alle 20.00.
La Procura di Pescara sta operando su più fronti cercando di comprendere perché la macchina dei soccorsi non ha funzionato, perché sono stati ignorati i bollettini meteo, che indicavano quella zona a forte rischio valanga, un’allerta di livello 4 quando il massimo è 5, , e se, addirittura, l’albergo potesse essere costruito in quel punto, alle pendici del Gran Sasso.
Al vaglio degli inquirenti sono due le ipotesi delittuose in corso di verifica, quella di omicidio colposo previsto e disciplinato dall’art. 589 c.p., nella quale confluirebbero i warnings (allerta meteo) ignorati, lo spalaneve arrivato tardi e il ritardo dei soccorsi, e quella di disastro colposo individuato dagli artt. 449 e 434 c.p. .
Ma c’è di più, spunta l’ipotesi dell’abuso edilizio.
Già, perché l’hotel Rigopiano non è nuovo a delle indagini per abusi edili. Negli anni 2007 – 2008, l’hotel è stato al centro di un procedimento penale per tale fattispecie e per corruzione, giudizio che si è concluso con un’assoluzione piena.
All’epoca nelle indagini della Procura furono coinvolti non solo i proprietari dell’albergo, ma anche alcuni componenti dell’allora amministrazione comunale, in particolare il sindaco e il Vicesindaco.
Gli addebiti che venivano mossi all’Hotel, riguardavano il suo ampliamento, che secondo gli inquirenti era stato agevolato, da uno scambio di favori con alcuni amministratori comunali, favori che avevano permesso all’albergo di costruire agevolmente in zone pubbliche adibite per il pascolo di bestiame e ad aree naturalistiche, richieste peraltro, favorevolmente votate dall’intero consiglio comunale.
Ma torniamo ad oggi, riaffiora lo spettro dell’abuso edilizio e della corruzione che avevano investito il precedente procedimento conclusosi a carico dei titolari dell’hotel Rigopiano. Le indagini stanno investendo anche il Ministero dell’Interno, che dovrà rispondere per il comportamento tenuto dalla Prefettura di Pescara.
Nel frattempo emergono nuovi dettagli, l’ultimo è di qualche giorno fa, e riguarda l’esistenza di un’email inviata dall’amministratore unico dell’hotel Rigopiano qualche giorno prima della tragedia. Nella sua email, l’amministratore facendo presente al Prefetto di Pescara, al Sindaco, al presidente della provincia e alla polizia, che la situazione meteo stava peggiorando, chiedeva un intervento immediato degli enti. Ma l’email, sembra essere stata ignorata o comunque sottovalutata, proprio come la telefonata del 18.01.2017.
Intanto dalle indagini emergono i primi dati, il sostituto Procuratore Cristina Tedeschini, ha dichiarato come sia importante e rilevante ricostruire scrupolosamente i tempi e gli orari della dinamica immediatamente successiva alla valanga.
A quanto pare, sembrerebbe che il signor Parete sia riuscito a contattare il 118 alle 17.08, mentre la telefonata del suo datore di lavoro, Quintino Marcella alla Prefettura, sia avvenuta, invece che alle 17.30 come dichiarato, alle18.20. Il sostituto procuratore ha tuttavia precisato come allo stato attuale tali ritardi non sembrerebbero aver realmente influito sull’accaduto, e di come in realtà dalla ricostruzione dei flussi comunicativi, il ritardo sarebbe stato di una sola ora.
Nel frattempo altri tasselli del puzzle sembrano incastonarsi tra loro. A quanto pare la turbina attesa per lo sgombero delle strade è guasta dal 7 di gennaio, e l’ente provinciale non aveva la possibilità, economicamente parlando, di aggiustarla, (tantochè era stato richiesto, l’intervento del Governo e della Prefettura).
La ricostruzione giudiziaria della dinamica e l’individuazione delle responsabilità non è agevole, e gli elementi emersi finora dalle indagini non sono sufficienti per comprendere se la tragedia fosse o meno evitabile e la presenza o meno di malfunzionamenti. Non resta, dunque, che attendere il normale corso della giustizia e sperare che altre vite possano essere salvate.