ROBERTO FAENZA PROVA ATTRAVERSO UN RACCONTO CHE UNISCE REALTA’ E FINZIONE A PERCORRERE NUOVE STRADE ‘SUL CASO EMANUELA ORLANDI’
di Alessandro Faralla (Responsabile Cultura e Spettacoli F&D)
Se avete almeno 25 anni avrete certamente sentito parlare, almeno una volta, del caso Emanuela Orlandi, la 15enne cittadina vaticana (figlia di un messo pontificio), che il 22 giugno 1983 scomparve dal centro di Roma e non fece mai ritorno a casa.
Il suo caso da più di 30 anni oltre che oggetto di attenzione mediatica è un vero mistero, uno dei tanti nel paese della menzogna e della corruzione.
Con La verità sta in cielo, Roberto Faenza utilizza lo strumento dell’inchiesta giornalistica costruendo un thriller investigativo in cui si fanno nomi e cognomi, si delineano nuove ipotesi su una vicenda la cui verità è insabbiata da ogni forma di potere.
L’impianto narrativo è rigoroso grazie all’importante lavoro di ricerca, alle testimonianze dirette, e soprattutto ponendo come fulcro della vicenda l’azione di Raffaella Notariale (Valentina Lodovini), la giornalista Rai (che ha collaborato alla sceneggiatura del film) che con la sua inchiesta fece riaprire il caso della giovane Emanuela.
Faenza non si limita a ricostruire gli eventi: partendo dai fatti concreti plasma una storia che seguendo lo scandalo di Mafia Capitale conduce una giornalista italiana (Maya Sansa), che lavora a Londra, nella capitale per fare luce sui legami che da sempre nella città eterna avvicinano politica, criminalità e Chiesa. Grazie all’aiuto della giornalista italiana interpretata appunto dalla Lodovini proverà ad ottenere altre risposte basandosi in particolare sui racconti e gli indizi che Sabrina Minardi (Greta Scarano), l’amante di Enrico De Pedis (Riccardo Scamarcio), il boss dei Testaccini che organizzò la sparizione di Emanuela, fece a Raffella Notariale.
La rappresentazione di ciò che è accaduto è puntuale, arricchita da passaggi meno noti che aprono la mente a nuove ipotesi. Il massiccio intreccio di fatti, persone e interessi si appiattisce però su una dovizia di cronaca che non si sviluppa in modo da restituire alla visione un senso altro rispetto a dialoghi e tappe che finiscono per essere didascaliche mancando di una profondità che trasmetta concretezza in mezzo al groviglio di informazioni che si perdono nella retorica.
La vitalità di una storia romanzata è restituita in parte grazie alle prove attoriali: credibile e brillante la performance di Greta Scarano.
Concludendo La verità sta in cielo ha come pregio la coerenza di una sceneggiatura coraggiosa che si fonda su un’eccellente opera di documentazione, e qui sta il grande merito di Faenza: la volontà di non chiudere la porta dinanzi ad una storia che ancora manca di certezze nonostante l’archiviazione del caso.
Se è vero come cantavano Fabri Fibra e Gianna Nannini che “siamo nel paese delle mezze verità” ci sono ancora persone che, con ogni strumento, provano a fare luce nel buio di silenzi ed omertà.