OGNI 55 MINUTI UN NUOVO FASCICOLO PER REATI CONTRO GLI ANIMALI
Corse clandestine di cavalli, traffico di cuccioli, combattimenti tra animali, truffe nell’ippica, business dei canili, contrabbando di fauna e bracconaggio organizzato, macellazioni clandestine e abigeato, pesca di frodo e illegalità nel comparto ittico, uso di animali a scopo intimidatorio o per lo spaccio di droga, traffici di animali via internet e zoocriminalità minorile: questi gli argomenti analizzati nel Rapporto Zoomafia 2020 redatto da Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Zoomafia della LAV. Il nuovo Rapporto, alla sua ventunesima edizione, analizza lo sfruttamento illegale di animali ad opera della criminalità, nel 2019. Crimini e ipotesi di reato da considerare in maniera molto scrupolosa anche per i gravi rischi sanitari insiti in traffici di animali selvatici o in macellazioni clandestine, come l’attuale crisi internazionale di Coronavirus ha confermato a livello internazionale.
“Per comprendere un fenomeno criminale è necessario ricorrere anche all’analisi statistica, per questo analizziamo ogni anno i dati delle Procure – sostiene Ciro Troiano–. Purtroppo, nell’ambito dei delitti contro gli animali, oltre ad avere una carenza di dati affidabili, spesso circolano numeri infondati, frutto di errori metodologici, di puro pressappochismo o, in alcuni casi, di malafede. Un esempio è quando vengono proposti dati che fanno riferimento solo alle sentenze passate in giudicato oppure analisi in cui sono stati messi insieme fatti costituenti reato e mere violazioni amministrative o, addirittura, condotte giuridicamente irrilevanti. Il risultato è che viene rappresentato un quadro non veritiero della situazione, che genera confusione e disegna scenari non corrispondenti alla realtà”.
I dati delle Procure della Repubblica raccolti ed elaborati dall’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV relativi al numero totale dei procedimenti penali sopravvenuti nel 2019, sia noti che a carico di ignoti, e al numero di indagati per reati a danno di animali, come uccisione di animali (art. 544bis cp), maltrattamento di animali (art. 544ter cp), spettacoli e manifestazioni vietati (art. 544quater cp), combattimenti e competizioni non autorizzate tra animali (art. 544quinquies cp), uccisione di animali altrui (art. 638 cp), abbandono e detenzione incompatibile (art. 727 cp), reati venatori (art. 30 L. 157/92) e traffico illecito di animali da compagnia (art. 4 L. 201/10), confermano una sostanziale stabilità dell’andamento dei crimini contro gli animali.
Le risposte sono arrivate dal 70% delle Procure Ordinarie e dall’89% di quelle per i Minorenni. A causa del periodo dilockdown rispetto all’anno passato abbiamo registrato una diminuzione di circa dieci punti percentuali delle risposte. In particolare, hanno risposto 98 Procure Ordinarie, su un totale di 140, pari al 70% del totale e 26 Procure presso i Tribunali per i Minorenni su un totale di 29, pari all’89% del totale. Sommando le risposte delle Procure Ordinarie e delle Procure presso i Tribunali per i Minorenni si arriva al 73% di tutte le Procure del Paese.
Esaminando i dati di un campione di 95 Procure Ordinarie su 140 che hanno risposto sia quest’anno che l’anno passato (un campione pari a quasi il 68% di tutte Procure Ordinarie) si registra una leggerissima diminuzione dei procedimenti nel 2019, rispetto al 2018: -0,18% (7111 fascicoli nel 2019 e 7124 nel 2018); mentre gli indagati sono aumentati del +11% (4758 indagati nel 2019 e 4266 nel 2018). L’aumento del numero degli indagati può essere dovuto ad alcune inchieste che hanno coinvolto decine di persone, ovvero a più procedimenti per fatti commessi da più persone.
Nonostante la tendenza registrata nel campione di 95 Procure ordinarie, riteniamo che l’ipotesi più prudente suggerisca che ci siano state variazioni poco significative su scala nazionale e che le stime di proiezione dell’anno scorso siano tuttora proponibili. Proiettando, quindi, su scala nazionale i dati delle Procure che hanno risposto, pari al 70% delle Procure Ordinarie, tenendo presenti le dovute variazioni e flessioni, possiamo stabilire che nel 2019 sono stati aperti circa 26 fascicoli al giorno, uno ogni 55 minuti; con circa 16 indagati al giorno, uno ogni 90 minuti, per reati a danno di animali. Si registra a livello nazionale un tasso di 16,07 procedimenti e di 9,64 indagati ogni 100.000 abitanti.
“Il quadro che proponiamo si basa sui dati ottenuti da un campione pari al 70% di tutte le Procure della Repubblica d’Italia. Un dato molto più che significativo, e statisticamente rappresentativo. Come sempre ricordiamo che si tratta di stime basate su un campione e non sul numero totale delle Procure italiane e che non hanno la pretesa di essere esaustive, ma solo indicative – spiega Ciro Troiano -. Un altro aspetto da considerare è che in generale sono di più i reati denunciati a carico di ignoti che quelli registrati a carico di autori noti. Se si considera poi che, notoriamente, i processi celebrati che arrivano a sentenza sono poco più del 20 per cento, e di questi meno della metà, il 43,7%, si concludono con sentenza di condanna, i crimini contro gli animali che di fatto vengono puniti con sentenza sono solo una minima parte rispetto a quelli realmente consumati”.
I crimini contro gli animali più contestati
Dall’analisi dei crimini contro gli animali consumati in Italia si evince che il reato più contestato resta quello di maltrattamento di animali, art. 544ter c.p., con il 32,66% del totale dei procedimenti per crimini contro gli animali e il 37,46% del totale del numero degli indagati registrati presso le Procure che hanno risposto.
Seguono:
- Uccisione di animali, art. 544bis c.p., con il 32,10% dei procedimenti registrati. La percentuale degli indagati, pari al 10,98% del totale, attesta questo reato al quarto posto per numero di indagati. Questo si spiega perché per questo reato il numero dei procedimenti a carico di ignoti supera largamente quello relativo a reati a carico di persone note;
- Reati venatori, art. 30 L. 157/92, con il 15,87% dei procedimenti presi in esame. La percentuale degli indagati, pari al 21,56% del totale indagati, attesta questo reato al secondo posto per numero di indagati;
- Abbandono o detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura, art. 727 c.p., con il 14,53% e con il 17,83% del totale indagati. Al terzo posto per numero di indagati;
- Uccisione di animali altrui, art. 638 c.p., con il l 4,16% dei procedimenti e il 3,10 % % del totale indagati;
- Traffico di cuccioli, art. 4 L. 201/10, con lo 0,48% del totale dei procedimenti e l’1,29% del totale indagati;
- Organizzazione di combattimenti tra animali e competizioni non autorizzate, art. 544quinquies c.p., con lo 0,15%, ma con il 7,74% del totale indagati (al quinto posto per numero di indagati). L’alto numero degli indagati rispetto ai procedimenti si spiega con l’esistenza di un procedimento per corse clandestine di cavalli, con ben 336 indagati.
- Spettacoli e manifestazioni vietati, art. 544quater c.p., pari allo 0,04% di tutti i reati contro gli animali registrati e pari allo 0,04 degli indagati.
La geografia dei crimini contro gli animali
I dati pervenuti dalle Procure Ordinarie ci offrono uno spaccato reale dei reati contro gli animali accertati sul territorio nazionale e ci consentono anche un’analisi della distribuzione geografica dei crimini contro gli animali.
Anche per il 2019 la Procura di Brescia, sempre in base al campione analizzato del 70% delle Procure, si conferma quella con più procedimenti iscritti per reati contro gli animali: 472 procedimenti con 371 indagati. C’è da dire che oltre il 61% dei procedimenti, 289 fascicoli, riguarda i reati venatori, che hanno coinvolto l’80% degli indagati (299 su un totale di 371 indagati). È noto che la provincia di Brescia rappresenta l’hotspot del bracconaggio più importante d’Italia quindi il numero dei procedimenti per tali reati influisce notevolmente sulla media totale dei reati contro gli animali registrati.
Seguono Roma con 209 procedimenti e 135 indagati; Udine con 205 procedimenti e 86 indagati; Verona con 182 procedimenti e 86 indagati; Milano con 171 procedimenti e 106 indagati; Latina con 165 procedimenti e 60 indagati; Cagliari con 164 procedimenti e 110 indagati; Napoli con 164 procedimenti e 94 indagati; Firenze con 164 procedimenti e 72 indagati; Torino con 153 procedimenti e 71 indagati; Genova con 151 procedimenti e 92 indagati; Siracusa con 130 procedimenti e 91 indagati; Santa Maria Capua Vetere (CE) con 132 procedimenti e 90 indagati; Benevento con 131 procedimenti e 73 indagati.
La Procura con meno procedimenti per reati contro gli animali è quella di Isernia con 2 procedimenti e 6 indagati. Seguono Savona con 9 procedimenti e 3 indagati; Tempio Pausania (SS) con 10 procedimenti e 9 indagati; Fermo con 13 procedimenti e 8 indagati; Aosta con 15 procedimenti e 8 indagati; Rovereto (TN) con 17 procedimenti e 13 indagati; Caltagirone (CT) con 21 procedimenti e 10 indagati; Locri (RC) con 22 procedimenti e 9 indagati; Gela (CL) con 24 procedimenti e 9 indagati; Patti (ME) con 29 procedimenti e 9 indagati.
Per quanto riguarda i dati delle Procure presso i Tribunali per i Minorenni, i procedimenti sopravvenuti nel 2019, riferiti a 26 Procure su un totale di 29, pari all’89%, sono stati 28 con 32 indagati. Rispetto al 2018 si registra una flessione del -10% dei procedimenti (da 31 sono passati a 28) del -13% degli indagati (passati da 37 a 32).
Le Procure per i Minorenni con maggior numero di procedimenti sono Campobasso e Sassari con 4 procedimenti e 2 indagati. È da segnalare che a Sassari c’è anche un procedimento con un indagato per l’articolo 544 quinquies c.p., che punisce i combattimenti tra gli animali e le competizioni non autorizzate.
Il maggior numero di ragazzi indagati, 18, è per maltrattamento di animali; 11, invece, quelli indagati per uccisione di animali. Seguono 2 per reati venatori e 1 per combattimenti.
Traffici di animali ed emergenza sanitaria Covid-19
Il Rapporto rileva gli accadimenti relativi al 2019. Non possiamo, però, non fare i conti anche con la grave emergenza sanitaria Covid che ci ha investito. “Un’emergenza globale e senza precedenti che impone un approfondimento perché, se non adeguatamente gestita nella fase di ripresa post lockdown, può rappresentare un’ulteriore opportunità di espansione dell’economia criminale”, come puntualizza la DIA nella sua ultima Relazione. La crisi pandemica ha prepotentemente rinnovato l’attenzione sul problema della sicurezza alimentare, mettendo in evidenza la connessione esistente tra i mercati di animali sfruttati a scopo alimentare e le origini del coronavirus. Ma al di là dell’emergenza Covid-19, è noto che i mercati illegali di animali, il traffico di animali da allevamento rubati e la macellazione clandestina pongono un serio problema di sicurezza alimentare. Questi traffici sfuggono a qualsiasi controllo, anche a quelli sanitari, e in un periodo come quello che stiamo vivendo la cosa ci dovrebbe far riflettere non poco. Questo non deve generare facili allarmismi. Al contrario, ciò deve essere un’occasione per alzare il livello di contrasto a questo malaffare. Il contrabbando di animali è di per sé a rischio sanitario: lo dicono gli studiosi, le statistiche, le ricerche. I mercati illegali, l’abigeato e la macellazione clandestina stanno all’epidemia come una vecchia lente d’ingrandimento in un bosco assolato in piena estate. Le possibili zoonosi provenienti da animali rubati possono essere molteplici; fortunatamente non tutte sono disastrose come l’attuale pandemia, ma restano pur sempre serie.
Come omettere da questo ragionamento le attività illegali legate al commercio clandestino di carne? La macellazione abusiva e l’abigeato rappresentano un serio problema di sicurezza sanitaria e alimentare, così come l’uccisione illegale di fauna, ad esempio cinghiali o uccelli per la preparazione di pietanze locali, di ghiri, di istrici ecc. Tutte attività che sfuggono ai controlli sanitari. Secondo la Lipu, sono 8 milioni gli uccelli uccisi illegalmente ogni anno in Italia per poi essere commerciati, manipolati o mangiati.
“I traffici legati allo sfruttamento degli animali, come diciamo da anni, rappresentano un’importante fonte di guadagno per i vari gruppi criminali che manifestano una spiccata capacità di trarre vantaggio da qualsiasi trasformazione del territorio e di guadagnare il massimo rischiando poco – continua Troiano –. A livello internazionale, la criminalità organizzata dedita ai vari traffici a danno degli animali si distingue per la sua capacità di agire su scala internazionale, per il suo orientamento al business, per la capacità di massimizzare il profitto riducendo il rischio. Sono il simbolo, al pari delle altre mafie, della società globalizzata”.
Corse clandestine di cavalli, ippodromi & scommesse
Cavalli, corse, scommesse e delinquenti: un classico dell’immaginario collettivo che accompagna il mondo delle corse. Come è noto, la presenza della criminalità nel mondo di cavalli, corse e ippodromi è sempre stata forte. Le corse clandestine di cavalli confermano la loro pericolosità: nel 2019 sono stati registrati 6 interventi delle forze dell’ordine, 5 corse clandestine denunciate, 359 persone denunciate di cui 14 arrestate, 2 cavalli sequestrati.
Non solo l’ippica clandestina, ma anche quella ufficiale è inquinata da infiltrazioni criminali. Allibratori, scommesse clandestine, gare truccate, doping, furti di cavalli, intimidazioni: il malaffare che si esercita all’ombra degli ippodromi e delle scuderie ha molte sfaccettature.
Secondo i dati ufficiali relativi all’elenco dei cavalli risultati positivi al controllo antidoping, ai sensi del regolamento delle sostanze proibite, 50 cavalli che nel 2019 hanno partecipato a gare ufficiali, sono risultati positivi a qualche sostanza vietata. Si tratta di gare svolte in diversi ippodromi d’Italia, una vera e propria geografia del doping: da Albenga, a Bologna, da Castelluccio dei Sauri, a Napoli, da Modena, a Roma, a Siracusa e tanti altri. Queste, invece, alcune delle sostanze trovare nei cavalli da corsa nel 2019: Arsenico, Atenololo, Benzoilecgonina (metabolita della cocaina), Caffeina, Cobalto, Cetirizina, Desametasone, Destrometorfano, Dimetilsulfossido, Diossido di Carbonio (TCO2), Ecgonina Metilestere, Eptaminolo, Estranediolo (Metabolita Nandrolone), Fenilbutazone, Idroflumetiazide, Idrossietilpromazina-Sulfossido (metabolita Acepromazina), Idrossi Xilazina (Metabolita della Xilazina), Lamotrigina, Levamisolo, Meloxicam, Nimesulide, O-Desmetil-Venlafaxina, Ossifenilbutazone, Oxazepam, Prednisolone, Teobromina, Teofillina, Triamcinolone Acetonide,
L’affare dei canili e del traffico di cani
Secondo i dati in nostro possesso, sempre senza la pretesa di essere esaustivi, nel 2019, stime per difetto, sono stati sequestrati 7 canili che complessivamente contenevano oltre 660 cani; 8 le persone denunciate a vario titolo. Dal 2004 al 2019 compreso sono almeno 64 i canili sequestrati, con oltre 6922 cani e 200 gatti, e 85 le persone denunciate. Anche in questo caso si tratta sicuramente di stime per difetto poiché le illegalità in tale settore sono molto diffuse.
Aumentano le denunce per il traffico di cuccioli importati illegalmente dai Paesi dell’Est: nel 2019 sono stati sequestrati 457 cani e 5 gatti, per un valore di mercato di circa 370.000 euro; 52, invece, le persone denunciate. L’analisi della nazionalità delle persone denunciate conferma la transnazionalità di questo tipo di reato: russi, ungheresi, bulgari, serbi, moldavi, ucraini, slovacchi, rumeni, polacchi e, ovviamente, italiani. L’importazione illegale di cuccioli vede attivi gruppi organizzati, che fanno uso di modalità operative raffinate, e che hanno reti di appoggio e connivenza.
I traffici internazionali di fauna e il bracconaggio
Il traffico internazionale di animali e piante rare non accenna a diminuire. Secondo le ultime statistiche i sequestri di fauna e flora selvatici illegali effettuati in Europa sono in aumento del 7% rispetto all’anno precedente. A livello globale, l’Unep (il programma ambientale dell’Onu) stima che il valore complessivo dei traffici illegali di fauna e flora selvatiche si aggiri tra i 7 e i 23 miliardi di dollari l’anno.
Traffici di armi rubate o clandestine, resistenza e minacce agli organi di vigilanza, attentati alle auto di servizio: il bracconaggio continua a manifestare la sua pericolosità. I sequestri di armi clandestine testimoniano il forte interesse della criminalità organizzata per alcune attività illegali contro la fauna selvatica. Recenti inchieste hanno accertato gli interessi di alcune ‘Ndrine per la caccia di frodo e la vendita di fauna selvatica. Note le infiltrazioni, soprattutto a Sud, di personaggi malavitosi nella cattura e vendita di cardellini e altri piccoli uccelli. In alcuni territori l’uccellagione e i traffici connessi o il bracconaggio organizzato sono sotto il controllo dei clan dominanti. Il traffico di animali selvatici finanzia anche il terrorismo internazionale.
I pirati dei fiumi
Una vera emergenza, tanto grave quanto sconosciuta: il bracconaggio ittico nelle acque interne. Si tratta di un fenomeno sempre più esteso e che crea allarme e preoccupazione. In alcune province del Nord, i fiumi, grandi e piccoli, sono saccheggiati da bande di predatori umani: pescatori di frodo, quasi tutti stranieri dell’Est Europa, che dispongono di mezzi, barche potenti, furgoni-frigo, reti lunghe centinaia di metri, che occupano le sponde fluviali con ricoveri di fortuna e con bivacchi che deturpano il paesaggio, e che usano, spesso, intimidazioni e minacce nei riguardi degli addetti ai controlli. Le organizzazioni di bracconieri, provenienti da Romania, Albania e Moldavia, si dividono aree e canali con logiche simili a quelle dei clan mafiosi. Generando un giro di affari illeciti da 20mila euro a settimana.
La “Cupola del bestiame”
“In un periodo storico come quello che stiamo vivendo, il problema della macellazione clandestina manifesta ancora più fortemente la sua pericolosità – continua Troiano. – Qui la questione animale si coniuga con quella della sicurezza alimentare. Non è forse una questione di sicurezza pubblica l’immissione sul mercato di alimenti carnei non controllati e certificati? Molte inchieste hanno messo in evidenza il legame esistente tra furto di animali, macellazione illegale e focolai di zoonosi e hanno fatto emergere scenari inquietanti: furti di animali, maltrattamento, uccisione di animali, macellazione clandestina, messa in commercio di sostanze alimentari non idonee al consumo e altri reati”.
Abigeato, falso materiale, associazione per delinquere, doping, uccisione e maltrattamento di animali, macellazione clandestina, frode in commercio, pascolo abusivo, ricettazione, truffa aggravata, contraffazione di marchi, commercio alimenti nocivi, percezione illecita di fondi pubblici, ricettazione: sono solo alcuni dei reati accertati nel corso del 2019 tra le illegalità negli allevamenti e nel commercio di alimenti di origine animale. Tra i beni sequestrati a mafiosi ci sono anche allevamenti, mandrie, cavalli, bovini, caseifici.
La DIA ha sottolineato che l’intero comparto agro-silvo-pastorale costituisce ancora, per Cosa nostra, un allettante e proficuo bacino d’interesse ove praticare macellazione clandestina, estorsioni, intimidazioni e imposizioni ai danni di imprenditori agricoli, ma anche cogliere le opportunità offerte dalle politiche di sostegno e finanziamento pubblico per lo sviluppo rurale.
L’abigeato non trova tregua, ogni anno spariscono nel nulla circa 150.000 animali. Animali di provenienza sconosciuta, farmaci illegali, stalle e allevamenti abusivi, animali tenuti in condizioni di sovraffollamento o senza il rispetto delle norme igieniche: questi alcuni casi accertati nel 2019. Diverse le forme di macellazione clandestina, che vanno da quella domestica, o per uso proprio, a quella organizzata, riconducibile a traffici criminali, da quella collegata alla caccia di frodo a quella etnica.
“Le sofisticazioni di alimenti di origine animale rappresentano quasi sempre una violazione biologica della vita degli animali e un’offesa al loro benessere – prosegue Troiano -. Anche i “prodotti” adulterati di origine animale che non richiedono l’uccisione di animali, provengono da lunghe e silenziose sofferenze alle quali si aggiungono le adulterazioni. Le sofisticazioni si innestano in un sistema in cui la vita animale e quella umana hanno scarso valore: chi è capace di avvelenare le persone con cibo adulterato, non si preoccupa certamente della vita degli animali”.
Secondo fonti del NAS dei Carabinieri, le principali frodi nel settore della carne sono:
– Vendita di carni provenienti da animali ingrassati con sostanze non consentite (ormoni, tireostatici, stilbenici, beta-agonisti). In questo caso le carni sono ricche di acqua e si riducono notevolmente dopo la cottura.
– Vendita di carni contenenti residui di medicinali il cui trattamento non è stato dichiarato e senza l’osservanza di sospensione tra il trattamento stesso e l’avvio alla macellazione.
– Vendita di carni della stessa specie ma di qualità diversa (vitello adulto per vitello).
– Vendita di tagli meno pregiati per tagli pregiati (es. lombata del quarto anteriore per lombata del quarto posteriore o filetto).
“Malandrinaggio” di mare: un malaffare a danno della biodiversità marina
Il mare in mano ai pirati della pesca di frodo, che con le loro flottiglie depredano le popolazioni di pesce, devastano i fondali, impoveriscono la biodiversità. Secondo diverse fonti la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (Inn rappresenta tra il 10 e il 22% del volume del pescato globale, ovvero tra 11e 26 milioni di tonnellate l’anno, per un fatturato annuo compreso tra 10 e 23,5 miliardi di dollari.
Tonnellate di tonno rosso, di pesce spada, di molluschi, di novellame, di anguille, insieme a migliaia di ricci e a quintali di datteri di mare posti sotto sequestro nel nostro Paese nel 2019.
Nel business del pesce non manca l’infiltrazione della mafia o della camorra che, come diverse inchieste hanno accertato, sono infiltrate in società operanti nel settore ittico.
Combattimenti tra animali
Nel 2019 non sono state registrate importanti inchieste o operazioni di contrasto: è stato denunciato solo un minorenne e sono stati sequestrati 4 cani. Questo è un dato preoccupante poiché il fenomeno non è assolutamente sconfitto. Dal 1998 fino al 2019 compreso sono stati sequestrati circa 1268 cani e 120 galli da combattimento. 521 le persone denunciate, compresi 16 arrestati. Almeno 3 i combattimenti interrotti in flagranza. I reati correlati vanno dallo spaccio di sostanze stupefacenti all’associazione per delinquere, dalla violazione di domicilio al furto di energia elettrica, dall’invasione di terreni alla ricettazione degli animali.
Internet e traffici di animali
Internet rappresenta un fattore criminogeno per molte condotte a danno degli animali. La bacheca virtuale e universale della rete fornisce una sicura quanto anonima vetrina per video e foto di violenze contro gli animali. Immagini e video simili fanno il giro del mondo attraverso social network e scatenano un pericoloso effetto emulativo.
La diffusione di immagini e video riguarda diverse tipologie di maltrattamenti che vanno dall’uccisione gratuita (es. animali dati a fuoco, lanciati da edifici, scuoiati vivi, ecc.) al maltrattamento violento (animali picchiati, feriti, appesi, usati come bersaglio, ecc.) a fenomeni più complessi come il crush fetish, i combattimenti tra animali, le corse clandestine di cavalli, la zooerastia.
Schematicamente, i principali modi di utilizzo di Internet per attività illegali contro gli animali sono:
- Diffusione di immagini e video relativi ad uccisioni e atti di violenza contro animali;
- Commercio e traffico di animali;
- Raccolta di scommesse su competizioni tra o di animali;
- Promozione di attività illegali a danno di animali;
- Truffe e raggiri con uso fittizio di animali.
Zoocriminalità minorile: la “scuola” della violenza
Infine, la zoocriminalità minorile, ovvero il coinvolgimento di minorenni o bambini in attività illegali con uso di animali o in crimini contro gli animali. Inquietanti e preoccupanti i casi elencati nel Rapporto, spesso motivati da mera crudeltà e insensibilità per la sofferenza altrui: una tartaruga presa a calci; piccioni sparati con pistole ad aria compressa; chat in cui si inneggia alla violenza in genere, compresa all’uccisione di animali.
“Le varie indagini svolte nel corso degli anni nel nostro Paese hanno fatto emergere una realtà zoomafiosa, composita, articolata e con capacità di tessere rapporti collusivi con apparati della pubblica amministrazione – prosegue Troiano. – Si pensi a quanto emerso nelle indagini sul business canili, sul traffico di cuccioli o sul controllo dei pascoli: appartenenti alla pubblica amministrazione infedeli che prestavano servigi e favori a gruppi criminali dediti a tali traffici. Si sbaglia se si pensa che siano attività delinquenziali residuali. Se si contestualizzano alcuni fenomeni, si scopre che non sono affatto attività delinquenziali trascurabili. Se si controlla, ad esempio, l’affaire randagismo in una determinata zona, significa accaparrarsi un’importante fetta di convenzioni con gli enti locali. Se si controllano i pascoli, vuol dire mettere le mani su uno degli affari più cospicui e remunerativi del territorio, che non ha nulla da invidiare agli altri business criminali. Se si costituiscono società fittizie per importare cuccioli dall’estero facendo anche uso di truffe carosello, si attua una commistione tra flussi finanziari illeciti e fondi di origine lecita, tipica delle attività di riciclaggio. Insomma, – conclude Troiano – sono molteplici gli interessi connessi allo sfruttamento criminale degli animali che possono stimolare gli appetiti della criminalità organizzata e i casi accertati lo dimostrano”.