LA PIU’ BELLA DI ANCONA SPORCA E POCO ILLUMINATA
– ANCONA – di Alessandro Faralla e Giampaolo Milzi –
Oggetto di una lunghissima querelle tra Soprintendenza ai Beni Paesaggisti e monumentali e Amministrazione comunale che solo ora, pare, possa sfociare in un civile e costruttivo esito, la splendida e antica Fontana del Calamo in realtà versa dalle 13 cannelle dei suoi splendidi mascheroni in bronzo lacrime amare che nulla o poco hanno a che vedere con la citata querelle. Vero che l’estate scorsa, in casi sporadici ed episodici, i dehors (allestimenti con tendoni, tavolini degli operatori commerciali) hanno sforato i rigidi limiti spaziali imposti dal soprintendente Stefano Gizzi affinché la Fontana non fosse oscurata alla vista dei passanti. Così come è vero che la reazione alle infrazioni dei negozianti da parte di Gizzi – il quale ha imposto lo sbaraccamento dei dehors nel tratto iniziale di 50 metri di corso Mazzini dove si affaccia l’opera rinascimentale disegnata dall’architetto Pellegrino Tibaldi, si è rivelata alquanto drastica ed esagerata, determinando la desertificazione del corso a partire dal 15 ottobre. Penalizzando così interessi economici e contribuendo alla rarefazione degli stessi passanti che dovrebbero ammirare la Fontana eretta nel 1559-1560. Le cui lacrime, a nostro avviso, attingono a ben altri motivi: la situazione di sporcizia e degrado in cui versa; e la scarsissima illuminazione che le è riservata, questa sì poco più di un oscuramento. Ma andiamo per ordine. La manutenzione è competenza di Anconambiente, e le sue modalità sono fissate da un contratto di servizio sottoscritto col Comune, ovviamente previa imperativo avallo della Soprintendenza. Primo capitolo nero, l’opera di pulizia. Il contratto di servizio con il Comune prevede una rimozione settimanale dei vari rifiuti che finiscono, causa inciviltà dei passanti, nella vasca della Fontana. Il grosso della pulizia Anconambiente lo effettua solo ogni due mesi. Come? Secondo le modalità indicate dalla Soprintendenza. Gli operatori dell’azienda di igiene urbana si presentano con un’autocisterna da cui attingono e spruzzano delicatamente sul monumento semplice acqua nebulizzata. Vietato l’impiego di additivi, sapone o acqua a pressione. Va da sé che tale metodo – conferma Anconambiente – non possa determinare una smacchiatura efficace, che risulta ancor più problematica nel periodo estivo per il proliferare delle alghe sotto i mascheroni. Certo, aggiunge l’azienda, se potessimo attuare la nebulizzazione idrica ogni 15 giorni, le cose andrebbero un po’ meglio. Peccato che Comune e vertici aziendali, non abbiamo mai pensato di rendere più frequenti gli interventi previsti dal contratto di servizio. Contratto inadeguato, e in parte assurdo, se si tiene conto di un altro fattore. In un magazzino di Anconambiente giace inutilizzato il “Ghibli”, uno speciale macchinario studiato proprio per una efficace pulizia dei beni monumentali e degli arredi urbani. Il “Gibli” è prodotto dall’azienda veronese Cristanini, che vanta una lunga esperienza a livello mondiale nel campo delle tecnologie ad alta pressione e che opera, tra gli altri, nel settore ambientale attraverso sistemi per la sanificazione e la pulizia delle città e degli ambienti urbani, per eliminare gli effetti negativi causati dallo smog, dall’inquinamento, dalla contaminazione batteriologica e dagli atti vandalici. Anni fa il “Ghibli” fu acquistato dal Comune su indicazione dell’allora assessore Benadduci, per un costo di 25.000 euro. E dette ottima prova di sè nel corso di un testsul Monumento ai Caduti al Passetto, presenti i tecnici del Comune e l’allora soprintendente Garella, il quale promosse sede stante l’uso ordinario del macchinario da parte di Anconambiente. Ma quella straordinaria opportunità, nonostante l’esito positivo della sperimentazione, s’inabissò inspiegabilmente nel dimenticatoio burocratico. E non finisce qui. Sul lato sinistro della Fontana del Calamo, si ergono i cospicui resti di una Fontana ancora più antica, fronteggiata da una pavimentazione in basolato di epoca romana. Ebbene, il famigerato contratto di servizio Comune-Anconambiente non prevede che l’opera di pulizia strutturale si estenda a questo sito. Col risultato che gli operatori dell’azienda si limitano a raccattare i soliti immancabili rifiuti. E che a pulire il millenario basolato ci pensa la signora titolare del limitrofo chiosco che serve frutti di mare e pesce, chiosco va da sé, non più servito da dehors. Mentre la Soprintendenza non si è mai curata di porre un cartello sul posto che indichi l’alta valenza del basolato.
Secondo capitolo nero, anzi oscuro. Sul lato destro della Fontana campeggiano due cartelli, che attribuiscono al Lions Club Ancona Host (anno 2004) e alla Golden Gas gli oneri per l’installazione dell’impianto d’illuminazione della Fontana del Calamo. Quale illuminazione, vien da chiedersi? Le antiche candele in suo nel ‘500 produrrebbero forse un effetto migliore. Ed ecco che rientra in gioco la Soprintendenza. Che consentì di apporre sul fronte in pietra della vasca solo una serie di 13 mini lentine-lampadine, una per mascherone, collegate ad una fibra ottica. Attualmente le lentine sono 11, le altre 2 – denuncia Anconambiente, che provvede ogni tanto alla loro sostituzione – sono state rubate. Le altre hanno una durata nel tempo molto limitata, perché deteriorate dagli schizzi d’acqua. In ogni caso, le lentine presenti producono un effetto più degno di un lucernaio cimiteriale che di un prezioso monumento rinascimentale. E la Fontana del Calamo continua a piangere.
(tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)