ZMAPP, LA SCIENZA MEDICA CONTRO IL VIRUS LETALE CHE VIENE DALL’AFRICA
di Dott. Giorgio Rossi
Il medico americano Kent Brantly e l’infermiera volontaria Nancy Wristebol colpiti da Ebola in Liberia, sono guariti. Per la prima volta è stato utilizzato un farmaco nominato Zmapp dal nome dell’azienda di biotecnologie Mapp Biopharmaceutical Inc. con sede a San Diego, California, una piccola società con pochi dipendenti. Il farmaco, ottenuto dalle piante di tabacco, è costituito da tre anticorpi monoclonali, proteine che si legano alle cellule infette favorendo la reazione del sistema immunitario che sarebbe poi in grado di impedire l’ingresso del virus in nuove cellule impedendo la diffusione nel corpo. Al momento sono disponibili pochissime dosi e per produrne alte quantità necessiterebbero almeno 2 mesi.
Zmapp è un farmaco ancora non approvato per uso umano, la sperimentazione finora ha riguardato solo gli animali, ma la FDA ( Food and Drug Administration ), vista la gravità della situazione, ha autorizzato l’uso nell’uomo sulla base del cosiddetto “ Atto Compassionevole.
A questo trattamento è stato anche associato l’uso di emotrasfusione di paziente giuarito da Ebola con il razionale che il siero di tali persone è ricco di anticorpi contro il virus in questione.
Ma veramente la guarigione dei due operatori sanitari americani è stato merito dello Zmapp e del siero? Oppure è avvenuta grazie alle buone terapie di supporto praticate sin dai primi sintomi, inizialmente in Liberia dall’Associazione Medici Senza Frontiere e poi proseguita negli Stati Uniti dopo il loro trasferimento ? Al momento non si può dire. Per verificare l’efficacia di un farmaco sono necessari studi clinici controllati che ne verificarne gli eventuali effetti indesiderati e quindi i reali risultati sull’uomo. Come detto, tale procedura per lo Zmapp e per nessun altro farmaco per Ebola è mai stata seguita, dato lo scarso interesse delle grandi aziende farmaceutiche per tale malattia essendo stata finora circoscritta a ristrette arre geografiche dell’Africa occidentale.
Questa volta qualcosa sembra si stia muovendo, grazie anche alla grande campagna di sensibilizzazione dell’Associazione Medici Senza Frontiere che sottolinea la gravità dell’attuale epidemia e continua a denunciare la scarsa organizzazione da parte delle autorità sanitarie dei Paesi africani interessati ( Liberia, Sierra Leone, Nigeria, Guinea) con ritardi nel mettere in atto tutte le procedure indicate dalle linee guida specifiche emanate dall’OMS ( Organizzazione Mondiale della Sanità) rivolte alle strutture sanitarie per una rapida identificazione ed isolamento dei nuovi casi e anche alla popolazione per evitare tutti quei comportamenti a rischio che possano facilitare la diffusione dell’epidemia.
Altri farmaci sono in sperimentazione negli USA : uno è il TKM-Ebola basato sulla tecnologia RNA-interference che è in grado di bloccare la replicazione del virus Ebola; di questo farmaco si parla di una sperimentazione di fase 1 ( cioè sull’uomo per valutare dosi ed effetti collaterali) , ma al momento sembrerebbe sospeso per richieste dell’ FDA di nuove informazioni sui meccanismi di azione. Altro farmaco è il BCX 4430 un inibitore dell’RNA polimerasi un enzima fondamentale per la sopravvivenza del virus, ma è in una fase di studio ancora più indietro, fase preclinica, solo su animali.
Per quanto riguarda i vaccini gli studi in corso riguardano ancora solo l’uso su primati; i più avanzati sono quello della Profectus Biosciences , azienda statunitense , e della multinazionale britannica GSK.
Il National Institute of Health statunitense hs previsto supporti economici per sviluppare nuove farmaci. Il Governo inglese , tra i più attivi insieme a quello statunitense , ha stanziato 6,5 milioni di sterline per che produrrà forte evidenze scientifiche riguardanti EBOLA sia come diffusione del contagio sia come trattamento.
L’OMS ha indetto per il 4 e il 5 settembre prossimi un summit a Ginevra per fare il punto con 100 scienziati esperti in materia provenienti da tutto il mondo, molti africani, per fare il punto sullo sviluppo di nuovi farmaci e vaccini valutando i più promettenti e per questi programmare una adeguata strategia operativa, ma intanto prevede che fino al 2016 non ci saranno concrete novità in tale settore.
Intanto però, ricercatori dell’Università di Oxford, dichiarano su un articolo comparso sulla rivista scientifica Nature, che almeno 30 mila persone avranno bisogno di cure nel corso d’attuale epidemia di Ebola, mentre la disponibilità di farmaci , ancorchè sperimentali, è molto limitata.