STORIE PARALLELE DI ITALIA, LIBIA E…MARE
di Sabina Loizzo
Mare al mattino racconta due storie parallele Quella di Farid e sua madre Jamila, in fuga dalla loro terra dopo la caduta del rais, e quella di Vito e sua madre Angelina, una tripolina ovvero una degli italiani che vivevano in Libia e che negli anni’70, dopo il colpo di Stato di Gheddafi, sono stati costretti ad abbandonare case, averi, amici, la loro vita per tornare in una patria quanto mai ignota. Entrambe le coppie sono vittime di una Storia che vede le coste dell’Africa, il continente tutto, vessato e martoriato, protagonista di alcune pagine vergognose e inenarrabili della Storia dell’uomo. Vittime di un Presente che è diretta conseguenza, un oggi che quanto mai induce a riflessioni amare e che ci porta a provare un enorme senso di impotenza di fronte a tali avvenimenti.
Eppure la Mazzantini lascia stare la politica, mentre la Storia è uno sfondo straordinario, e ci racconta quello che sa fare meglio, le persone e ciò che si nasconde nel loro animo. Farid è quasi un miraggio nel deserto, con la sua vita fatta di cose semplici, con una gazzella come migliore amica, simbolo di quella vita libera e spensierata che conduce con sua madre Jamila, che sembra quasi una sorella per quanto appare giovane, che canta per lui nelle notti e veglia sui suoi sogni, e il padre Omar che sistema le antenne delle donne benestanti che spasimano per vedere le soap opera, perché della realtà meglio non sapere nulla ma continuare a sognare di essere in altri posti e vivere altre vite.
L’esistenza di Vito è invece un riflesso nel mare, un insieme di odori marini, rumori d’onde e ricordi misti tra sabbia e acqua, appartenenti alla sua famiglia e che fanno parte della sua eredità, la quale gli permette di osservare il mondo e gli eventi che sconvolgono il mediterraneo in quel 2011 di rivolte e profughi in fuga da una prospettiva particolare e insolita. La sua trasformazione da ragazzo ad adulto passa attraverso la storia dei nonni Santa e Antonio, due dei coloni italiani in Libia che negli anni ‘30 hanno costruito case, edifici, campi coltivati e vite intere su quella sabbia, e la storia della mamma Angelina, a undici anni strappata da quella che considerava la sua casa e che convive con un male d’Africa che non va via…
Le due storie si intrecceranno e formeranno un lungo cordone che si stende sul mare, da una riva all’altra, fatto di migrazioni, amicizie interrotte, vite strappate dalle proprie radici, ferite provocate da guerre e rivolte, “che a pagarle sono sempre i poveri” come dice nonno Antonio al nipote, di famiglie divise, di figli dispersi, di amori stroncati.
Mare al mattino è una storia che racconta mille storie. Le storie di coloro che solcarono i mari in cerca di una pace e di una serenità a lungo negata ma anche di coloro che fecero del mare la culla del loro dolore per essere stati esiliati dalle loro stesse vite, costretti a ricominciare in luoghi sconosciuti e quasi sempre ostili. Una culla che spesso si tramuta in tomba e il mare diventa un cimitero di vite e memorie, trasformandosi da speranza a nemico, da salvezza a condanna.
Margaret Mazzantini ci racconta tutto questo con il suo stile scarno, conciso, senza fronzoli e dritto al cuore delle cose. E tuttavia, non manca di poesia, come quando parla della gazzella di Farid o del mare amato e odiato di Vito o, ancora, di Alì e Angelina e della loro tenera amicizia in una Libia che non esiste più.
Un libro che ti trasporta lontano quello della Mazzantini. Che ti regala momenti ricchi di emozione e che, a lettura terminata, lascia spazio a riflessioni nelle quali è difficile inoltrarsi, ignari di ciò che le parole “migrazione” e “mare” possono evocare e portare con sé, della Storia che in esse si cela.
Mare al mattino è un libro da consigliare, in special a chi pensa che siamo tutti viaggiatori su questa Terra e in questa vita e il nostro esistere non è altro che un passaggio da una sponda all’altra, una continua migrazione che ci rende tutti uguali e nessuno escluso.