DEGRADO VIA CIALDINI – PARKING TRAIANO
– ANCONA – di Giampaolo Milzi – (Fotoservizio Davide Toccaceli)
Una mega struttura che ospita un parcheggio da 200 posti, il “Traiano”, incompiuta riguardo l’ampia parte sommitale che avrebbe dovuto concretizzarsi nella base di un quinto piano destinato ad usi socio-culturali, così come per la torre che avrebbe dovuto contenere un ascensore. Accanto e sopra, una vasta area – questa realizzata completamente secondo i propositi tecnici – costituita da un intrico di scalette, stradine, spiazzi, piantumazioni, locali, arredi pubblici, destinata ad essere un polmone di verde e camminamenti attrezzati, per passeggiate e soste con vista mozzafiato sul porto e sul golfo a forma di Ankon (dal greco gomito). Benvenuti, a vostro rischio e pericolo, in una porzione urbanistica realizzata dal Comune tra il 1986 e il 1991 con i fondi per il Piano di ricostruzione del centro storco, degna del quarto mondo, arrampicata sul versante mare del plurisecolare rione Capodimonte, uno dei due quartieri principe del centro storico dell’Ancona d’inizio terzo millennio.
Malvenuti – meglio dire – perché il parcheggio Traiano (mai completato nelle sue ipotizzate pertinenze) continua a soffrire fin dalla nascita di numerosi acciacchi e deficit, a cominciare dalle infiltrazioni d’acqua. Ma malvenuti, soprattutto, perché la grande zona destinata allo svago e al relax dei cittadini e dei turisti che dalla quota parking cui è connessa e collegata si ramifica poi tra palazzine, sfociando in più punti in via Cialdini, è da molti, troppi anni ridotta ad uno stato di degrado e abbandono spettrale, tale da apparire vittima di una sorta di attacco bellico con uso di armi chimiche. In realtà condannata a marcire dalla cronica assenza di manutenzione del Comune. Che per realizzarla ha speso centinaia e centinaia di milioni di vecchie lire, ed ora non ha un euro per resuscitarla.
Area sotto via Cialdini, da moderno paradiso architettonico a infernale girone dantesco
L’ingresso principale e più o meno a metà di via Cialdini, da cui si apre il vicolo San Marco. Ad accoglierci un cartello con uno slogan in rime dall’affetto paradossale: “Vivi bene – vivi sano – vivi senza sporco urbano”. Accanto al passaggio pedonale un giardinetto con giochi per l’infanzia trasformatosi in una giungla di erbacce che assediano una torretta con scivolo per i bimbi, una panchina, piccole palme e alberelli. Procediamo appena un po’ e siamo nella piazzetta San Marco, proprio dietro l’ex omonima antica chiesetta trasformata in edifico civico che apre su via Cialdini. Una fettina di sporco deserto su cui si affacciano alcune palazzine. Da qui, attraverso prime biforcazioni, inizia la discesa in una sorta di labirinto di inferi particolari, perché del tutto all’aperto, dove le uniche note di colore sono quelle, praticamente onnipresenti in tutto il sito, delle insensate scritte in vernice spray. Viottoli originariamente ben pavimentati, piccoli tratti di scale, tutti delimitati da muretti in mattoncini, che si intersecano e sembrano rincorrersi. Qua e là, continuando a scendere, ad esplorare, scopriamo piccoli spiazzi, terazzine panoramiche; archetti lungo le murate più alte sbarrati da reti, che lasciano intendere interni mai utilizzati; porte di ferro chiuse di locali di imperscrutabili locali di servizio (servizi igienici? centraline elettriche?). Un palo della luce col fanale sommitale penzolante ci avvisa che il peggio non è finito. A mano a mano che il percorso a mosaico si avvicina, abbracciandola, la zona parcheggio, putridume, rifiuti, erbacce, selciati sconnessi, reti, ringhiere di sbarramento ed altri postumi ostacoli si infittiscono. Off limits la prosecuzione di alcuni itinerari. Anche due stradine parallele, a quote diverse, s’interrompono all’improvviso: a testimoniare che nell’intento dei progettisti, la risistemazione, la riconsegna alla pubblica fruibilità dell’area avrebbe dovuto – in un secondo stralcio di pianificazione solo ipotizzato – estendersi in direzione piazza San Gallo-via Pergolesi, ridisegnando tutta la rupe che da Capodimonte degrada verso il mare. In una delle due stradine che proseguono parallele in orizzontale sul fianco della porzione di rupe giacciono abbandonate due carcasse di biciclette; in entrambe, le panchine inglobate nei muretti lottano contro le onnipresenti erbacce. Ci consoliamo ammirando il porto peschereccio del Mandracchio, la Mole Vanvitelliana, il porto storico, la Cattedrale di San Ciriaco. E poi ancora giù. Attraverso vicoli ciechi costellati di mattoni sparsi o accatastati, rovi, bottiglie rotte, lamiere giacenti ad ostacolo, tiranti di acciaio, tettorie pericolanti. Siamo scesi in giù molto, quasi giunti ad uno dei due ingressi del parcheggio, quello cui si accede dalla parte finale, in basso, di via Cialdini. L’umidità è infatti aumentata, i due piccoli slarghi all’inizio e alla fine dell’ultimo tratto di scale sono caratterizzati da pozzanghere, luridume, dagli ennesimi mattoni in ordine sparso. Sotto i nostri piedi scorre da secoli l’acqua, la stessa che tortura, con le sue infiltrazioni, il Traiano.
Durante questa discesa in questo abisso della perdizione urbanistica ampio decine di ettari, non abbiamo incontrato anima viva, alcun segno di tentativi di manutenzione, niente siringhe usate, né resti di bivacchi. Evidentemente il degrado è a un livello tale da scoraggiare anche tossici, balordi, senzatetto e altri dannati della vita. Fondi pubblici per centinaia di milioni di vecchie lire (almeno) spesi per questo aberrante risultato. Un bilancio in nero su cui, chissà, potrebbe vederci chiaro la Corte dei Conti.
Parcheggio Traiano, una struttura incompiuta
Esiste, funziona, sebbene malata fin da quando sono stati inaugurati i suoi quattro piani. Secondo il progetto iniziale si sarebbe dovuto realizzare un quinto piano, destinato ad usi civici polifunzionali (tra le ipotesi una pinacoteca d’arte moderna, un museo d’arte urbana). Il Comune ha tirato su solo le fondamenta, una piattaforma di cemento, sbocchi per le condotte d’aria. Ha abbozzato una torre, che avrebbe dovuto ospitare un ascensore comodissimo, al servizio sia degli automobilisti utenti dell’area sosta, sia dei pedoni, capace di collegare quota via XXIX Settembre con quota via Cialdini. Pare che sia stata la Soprintendenza a bloccare tutto per problemi di sovra-impatto ambientale. Dall’alto si notano piloni monchi, assi di cemento armato, scalinate circolari e percorsi mai terminati. Già, perché – sempre sulla carta progettuale – l’interno e l’esterno del Traiano si sarebbero dovuti connettere, in alto e in basso, direttamente, attraverso tracciati pedonali, a monte con via Cialdini, a valle sia col lungomare di Via XXIX Settembre (da dove si passa per accedere all’altro ingresso del parking) sia con la parallela, caratteristica e di poco sovrastante Via Rupi di Via XXIX Settembre. Siamo entrati nel parcheggio, abbiamo notato le infiltrazioni d’acqua, abbiamo percorso alcuni tratti di un paio di scalinate a chioccola, fino al punto in cui sono sbarrate. Ostruiti anche i possibili sbocchi per i percorsi pedonali. Noti da anni, gli acciacchi di logistica, impiantistica e strutturali del Traiano. Ecco cosa scriveva in una nota, nell’agosto 2014, l’allora consigliere regionale Paolo Eusebi:
“Il Traiano avrebbe necessità di essere sistemato come si deve. La parte alta è ancora incompiuta, i quattro piani avrebbero la necessità di essere risistemati, una scala interna è estremamente pericolosa. Dall’alto sono ben visibili i grandi oblò che avrebbero dovuto far da lucernario all’ultimo piano al quale però mancano ancora parte delle pareti perimetrali. Visibile anche una scalinata che probabilmente sarebbe servita agli utenti della struttura. Tetto e scale si sono trasformate in una sorta di discarica. E poi ci sono tali e tante infiltrazioni d’acqua che qualcuno paventa la pericolosità delle palificazioni fatte a suo tempo. Si sarebbe infatti prodotta una sorta di effetto diga con l’acqua che si sta riversando in buona parte su via Rupi”.
Sta ancora messo così male, il parcheggio, che forse al Comune non conviene restarne proprietario. Il 22 febbraio scorso, ancora una nota stampa, firmata dal consigliere comunale Movimento 5 Stelle Andrea Quattrini: “Adesso, per fare cassa, il sindaco Valeria Mancinelli vuole cominciare a vendere pure i parcheggi, come il Traiano, che costituiscono fonti certe di redditi annui per le casse comunali (…). Togliendo le altre fonti di reddito come i parcheggi, la Mancinelli pone le basi per tasse ancora più alte nei prossimi anni, oltre che fare un gran favore a chi si comprerà il parcheggio (…). La Mancinelli vuole privare i cittadini di quei servizi (come il Traiano, ndr.) che andrebbero efficientati, con manager capaci, anziché messi in mano a speculatori privati”.
Speriamo che ciò non accada. Forse un segnale in senso opposto c’è. “Lavori di adeguamento ai fini della prevenzione incendi del parcheggio Traiano”, così reciuta un avviso di appalto aggiudicato dal Comune di Ancona l’11 maggio scorso.
Il cantiere dovrebbe terminare a dicembre.
(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)