IL MINISTERO DELLA DIFESA GESTIRA’ LA PRODUZIONE DI CANNABIS A SCOPO TERAPEUTICO
del dottor Giorgio Rossi
Lo Stato Italiano produrrà la cannabis terapeutica. Nei giorni scorsi è stato firmato l’accordo per un progetto pilota tra i ministri della Salute Beatrice Lorenzin e della Difesa Roberta Pinotti. Entro il 31 ottobre verrà costituito un gruppo di lavoro che definirà un protocollo operativo per la programmazione delle operazioni da compiere: la quantificazione dei fabbisogni in relazione alle patologie da trattare, la fitosorveglianza, le verifiche da effettuare e le tariffe da applicare al prodotto. Sarà lo stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze ad occuparsi della coltivazione e della fabbricazione della sostanza attiva a base di marijuana. Questa, va ricordato, è rappresentata dalle inflorescenze essiccatte della pianta di Cannabis appartenente al genotipo della Canapa Indiana . La pianta contiene diverse sostanze psicoattive e stupefacenti tra le quali le principali sono il Tetraidrocannabinolo (THC) e il Cannabidiolo (CBD).
Lo stabilimento fiorentino curerà anche il confezionamento della stessa in imballi da distribuire su richiesta delle Regioni e Provincie Autonome alle farmacie territoriali e ospedaliere, le quali a loro volta allestiranno le preparazioni magistrali da dispensare dietro presentazione di ricetta medica.
Lo stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, nato nel 1853, è stato scelto per le capacità delle forze armate sviluppate nel tempo e per la sicurezza della sorveglianza militare; inoltre sarà in grado di garantire il fabbisogno nazionale e anche l’eventuale esportazione.
Dopo l’approvazione del Consiglio Superiore di Sanità, si prevede che nel 2015 arriveranno i primi farmaci; il fabbisogno di sostanza attiva è di circa 80-100 chilogrammi l’anno. Non è prevista la produzione del principio attivo della cannabis da parte di aziende farmaceutiche. Viene stimato che il farmaco così prodotto costerà meno della metà di quanto ora si spende per importarlo.
Gli effetti terapeutici della marijuana, come quelli stupefacenti, sono in relazione alla presenza di recettori su alcuni aree del sistema nervoso centrale : gangli della base ( controllo dei movimenti), cervelletto ( coordinamento dei movimenti del corpo), corteccia cerebrale ( funzioni cognitive), ippocampo ( sensazione di sazietà), amigdala ( emozioni, paure) midollo spinale ( dolore); tra i principali e maggiormente sfruttati in medicina cono : analgesia, rilassamento muscolare, aumento dell’appetito, rilassamento muscolare , euforia, sonnolenza.
Le indicazioni approvate dalle autorità sanitarie di vari Paesi tra cui l’Italia dal 2013 riguardano il controllo della spasticità e del dolore nella SLA ( sindrome laterale amiotrofica), il controllo del dolore da cancro, il controllo della nausea e del vomito indotti da chemioterapia oncologica, l’anoressia e la cachessia neoplastica, sindrome di Tourette una malattia che esordisce nell’infanzia caratterizzata da tic motori e fonatori che possono risultare fortemente invalidanti.
In Italia, con pubblicazione in Gazzetta Ufficiale , è stato approvato l’uso di Satavex una miscela dei due principali cannabinoidi ( THC e CBD) con l’indicazione nella SLA.
Sono in corso ricerche per verificare la sua efficacia nel glaucoma per abbassare la pressione oculare, nel Parkinson nel ridurre il tremore intenzionale e nell’Alzheimer nel ridurre il disorientamento cognitivo.
Come ogni sostanza dotata di attività farmacologica, anche la cannabis ha degli effetti collaterali che tanto più si possono presentare quanto più è prolungato l’uso e riguardano soprattutto il suo uso voluttuario come droga.
Nonostante numerosi studi che evidenziano dati contrastanti tra chi sostiene che la cannabis sia innocua e chi invece dice che, anche se considerata droga leggera, possa avere effetti nocivi, attualmente una certa uniformità di vedute è stata raggiunta sul fatto che tali effetti nocivi possono manifestarsi con l’uso cronico e con un inizio precoce nella preadolescenza-adolescenza tra 11 e 14 anni.
Gli effetti indesiderati più frequenti e tutto sommato meno importanti sono la tachicardia e un possibile aumento della pressione arteriosa. Più importante la possibilità di ridurre la capacità riproduttiva sia nell’uomo, con riduzione dei livelli di testosterone, del numero di spermatozoi e della loro motilità, sia nelle donne con la riduzione dell’ovulazione. L’esposizione prenatale provoca effetti sul bambino che si manifestano in età scolare con deficit dell’apprendimento, turbe comportamentali e di socializzazione. Negli adulti con uso cronico frequente è la comparsa della sindrome amotivazionale caratterizzata da mancanza di interesse ed apatia. Più gravi gli effetti sulla salute mentale : ormai la maggioranza dei ricercatori concordano nel sostenere che, in persone predisposte, la cannabis, specie se iniziata in giovane età, può provocare, anche a distanza di parecchi anni, psicosi e schizofrenia. Al fine di scongiurarne l’uso in queste persone, il Psychiatric’s Institute of London sta sviluppando un test che dia la possibilità di individuare tali soggetti e quindi prevenire il possibile danno.
Per quanto riguarda invece i consumatori occasionali il principale pericolo è rappresentato dalla distorsione della percezione dello spazio e del tempo : alla guida di un autoveicolo sotto effetto acuto di cannabis si può non essere più in grado di fermarsi ad un semaforo rosso, in quanto l’elaborazione dell’azione visione del rosso in un incrocio, fermata del veicolo non è più funzionante.