La procura di Forlì riapre l’inchiesta sull’esclusione di Marco Pantani dal Giro d’Italia del 1999, quella mattina a Madonna di Campiglio che ha posto il primo mattone verso la fine tragica del “Pirata”.
Ora emerge quella che potrebbe essere un’altra verità: la malavita organizzata potrebbe aver alterato le analisi per estromettere Marco dal Giro d’Italia ormai nelle quasi vinto e pilotare un enorme giro di scommesse clandestine.
In realtà questa è una non-notizia, dato che dal 2007 questa cosa era emersa e noi anche ne avevamo parlato in precedenti articoli sulla morte del Pirata.
Renato Vallanzasca, boss della Banda della Comasina, il “Bel René”, scrisse una lettera alla madre di Marco, Tonina, nel 2007. Vallanzasca affermava che un suo amico, nel giro delle scommesse clandestine, lo abbia avvicinato cinque giorni prima del “fatto” di Madonna di Campiglio consigliandogli di scommettere sulla sconfitta di Pantani per la classifica finale, e assicurandogli che «il giro non lo vincerà sicuramente lui». Questa circostanza da anni nota agli inquirenti, solo ora pare abbia fatto riaprire gli occhi per scandagliare scenari forse troppo frettolosamente accantonati anni fa.
«Non so come, ma il pelatino non finisce la gara», disse l’ergastolano nel carcere di Opera. E dopo il 5 giugno 1999, il giorno della squalifica del campione, lo riavvicinò per dire: «Hai sentito? Il pelatino è stato fatto fuori, squalificato». Vallanzasca lo scrisse anche nella sua autobiografia, venne poi sentito dai Pm di Trento nell’inchiesta sul presunto scambio di provette in cui all’inizio Pantani era persona offesa, per poi diventare indagato per frode sportiva. Vallanzasca non rispose agli inquirenti trentini, ora tenteranno di scoprire quella verità che ancora sfugge il procuratore di Forlì-Cesena Dr. Sergio Sottani e il sostituto procuratore Dott.ssa Lucia Spirito.
Pantani, fin dal primo momento dell’esclusione a Campiglio, urlava a tutto il mondo “Mi hanno fregato”, ma tutti, sebbene l’amore sportivo per quel campione infranto, pensavamo in cuor nostro che fossero le classiche parole di chi non ha argomenti per difendersi.
Forse davvero Il Pirata è stato fregato. Da qualcosa di molto molto più grande di lui.
Qualcosa a causa di cui è iniziato il suo declino sportivo e soprattutto il “gorgo” umano in cui precipitò fino alla morte.
Il difensore della famiglia Pantani ha iniziato attraverso dettagliate indagini difensive a cercare una verità diversa per quel maledetto giorno a Madonna di Campiglio in cui il sangue di Pantani segnava un livello di l’ematocrito pari a 51,9, quasi due punti sopra il limite massimo di 50. Manomettere una provetta di sangue non è poi così difficile per modificare il livello di ematocrito, analizzeremo meglio come è possibile con il nostro medico nelle prossime uscite.
Sembra inoltre che pochi giorni prima, a Cesenatico, mentre si correva l’11ª tappa, Pantani fu minacciato di morte da chi aveva interesse a che non finisse la gara: «Stavolta te la sei cavata, ma non finirai il Giro».
La mamma di Pantani Tonina era stata sentita nel 2008 dalla Procura di Forlì come persona informata sui fatti, nell’ambito dell’inchiesta sulle minacce dirette al figlio e ricevute sul telefonino dall’ex capo tifoso Vittorio Savini, il giorno successivo a Madonna di Campiglio. Savini aveva confermato di aver ricevuto il giorno dopo i fatti di Madonna di Campiglio una telefonata anonima che lo avvertiva che «tutto sommato era stato meglio così, altrimenti Pantani sarebbe finito male…»
Come detto, nel 2007, Vallanzasca aveva spedito una lettera dal carcere alla madre di Pantani in cui raccontava: «Quattro o cinque giorni prima che fermassero Marco a Madonna di Campiglio, mi avvicinò un amico, anche se forse lo dovrei definire solo un conoscente, che mi disse: “Renato, so che sei un bravo ragazzo e che sei in galera da un sacco di tempo. Per questo mi sento di farti un favore”. Ero in vero un po’ sconcertato ma lo lasciai parlare. “‘Hai qualche milione da buttare? Se sì, puntalo sul vincitore del Giro! Non so chi vincerà, ma sicuramente non sarà Pantani”».
Secondo Vallanzasca, in sostanza, le somme puntate sulla vittoria finale di Pantano erano talmente tante da rischiare di sbancare la malavita che gestiva la “cassa” delle scommesse clandestine. Bisognava puntare su qualcun altro, e convincere gli amici come René a azzardare una puntata diversa dal Pirata.
Roberto Rempi, medico della Mercatone Uno, racconta le stranezze dell’ematocrito del Pirata: «La sera del 4 giugno Pantani si misurò in hotel l’ematocrito. Aveva 48 e piastrine normali. Il test del 5 segna invece 51,9 con piastrine sballate. Marco viene squalificato ma va a Imola per un nuovo test: l’ematocrito è di nuovo a 48 con piastrine normali».
Contemporaneamente SportMediaset e in particolare il giornalista Davide De Zan approfondiscono con una dettagliata inchiesta l’altro filone, vagliato dalla Procura di Rimini. La morte del Pirata e il presunto inquinamento probatorio successivo. In un video trasmesso
dalla trasmissione di Italia Uno (che sotto potete vedere cliccando nell’apposito link) emergono strane ombre su un suicidio che non ha mai convinto nessuno, ed in particolare mamma Tonina. Parliamo di un lavandino che secondo un testimone era al centro della stanza subito dopo il ritrovamento del corpo del Pirata, e che invece nel video appare al suo posto in bagno. Parliamo di una bottiglia sul comodino del Pirata, mai repertata e analizzata. E parliamo soprattutto di tante cose toccate senza guanti dai militari intervenuti, di tante cose non repertate e in generale di una scena del crimine fortemente e irrimediabilmente contaminata.
Ecco lo scambio di battute tra Dezan e il generale Garofalo, capo dei Ris di Parma dal 1995 al 2009, intervenuto alla trasmissione. per analizzare le immagini trasmesse
Dezan: “Entriamo nella stanza di Pantani, il 14 febbraio 2004. Ci sono persone che camminano dove è morto il Pirata: senza guanti, senza nessuna protezione e toccano un po’ di tutto. Entriamo nella camera da letto, c’è la bottiglia che non è mai stata presa in esame e che potrebbe essere servita per far ingerire a Marco -come si suppone- la quantità letale di cocaina. Il medico legale chiede di prenderla in esame, gli dicono di non toccarla. Poi un rumore di posate, che cadono a terra”.
Gen. Garofano: “Sono immagini che dimostrano purtroppo come ci sia stata poca attenzione nell’entrare sulla scena”.
Dezan: “Il medico legale chiede di poter toccare la bottiglia. Non gli viene permesso”.
Gen. Garofano: “Il medico che vuole toccare un oggetto senza guanti, mi preoccupa, significa avere poca attenzione a non contaminare la scena. Non gli è stato consentito. Ma ancor di più è sconvolgente che quella bottiglia non sia mai stata presa in esame per eventuali impronte o per esaminare tracce di Dna”.
Dezan: “Il filmato dura 51 minuti su 3 ore di perlustrazione. Cosa si può pensare?”.
Gen. Garofano: “Purtroppo il fatto prevelente e che le vostre immagini documentano, è che gli investigatori istituzionali sono entrati senza nela stanza dove è morto Pantani senza alcun tipo di protezione, senza precauzioni, e la scena del crimine risulta a quel punto compromessa”.
Insomma, a distanza di anni, non c’è ancora pace per il povero Marco Pantani, un campione fragile forse ucciso per mano di altri sin dal giorno maledetto di Campiglio.
Forse è solo un modo per la famiglia di Marco e i tanti tifosi che ancora ha in tutto il mondo di aggrapparsi alla speranza che ci deve essere per forza un’altra verità. Che quel campione che aveva saputo rialzarsi nei pedali dopo tanti infortuni e cadute sportive non poteva arrendersi al doping prima e alla cocaina poi.
Magari le nuove indagini non restituiranno un Pantani diverso da quello che è oggi scritto nelle pagine polverose della storia, ma almeno dovranno fare chiarezza dove ancora la nebbia offusca la verità.
Solo così Marco, sua mamma Tonina, e tutti noi innamorati dello sport potremmo finalmente trovare pace.
E ricordare Il Pirata solo per quelle strepitose alzate sui pedali, togliendosi la bandana, sulle vette di Giro e Tour dove solo i più grandi hanno impresso il loro nome nella storia, rendendola leggenda.
GUARDA IL VIDEO INEDITO MOSTRATO DA SPORTMEDIASET.