LONDRA, 23 Maggio ‘13- Artillery Place, quartiere di Woolwich, periferia sud-est di Londra. C’è un uomo disteso sull’asfalto, a cui una passante ha coperto il viso con la giacca. Sono le 14.20, Ingrid Loyau-Kennet scende dall’autobus 53 e si avvicina al corpo esanime. Il presentimento che la scena davanti a lei fosse peggio di quanto avesse potuto immaginare è molto forte, ma ciò che succede dopo qualche minuto supera ogni aspettativa. Un ragazzo di colore le si avvicina intimandole di non stare così vicino al corpo. Un altro se ne sta in disparte, un pò più timido pare. Il primo ha in mano un machete insanguinato, e così sono le mani di entrambi.
In un raptus di follia i due giovani, cittadini inglesi ma di origine nigeriane, hanno ucciso quell’uomo, in pieno giorno, in mezzo alle persone. A Londra. Ma non si tratta di un uomo qualunque, o perlomeno non lo è per loro. La vittima non ha ancora un nome, ma si tratta di un soldato appartenente all’esercito inglese, che ha combattuto in Afghanistan.
La vicenda ha dei contorni efferati: a partire dalle armi del delitto, un machete e un coltello, fino ad arrivare alle motivazioni che hanno spinto i due giovani di religione musulmana a compiere questo gesto. Testimoni, infatti, raccontano di averli sentiti urlare –Allah Akbar- (Allah è grande) mentre infierivano sulla vittima. Uno dei due ha espressamente chiesto di essere ripreso e fotografato mentre, con violenza inaudita, si scagliava contro il soldato. Nel mentre, chiedeva di essere fotografato e filmato. E al termine dell’accaduto, ha giustificato così le sue azioni:
<<L’unica ragione per cui abbiamo ucciso quest’uomo è poichè molti Musulmani vengono uccisi quotidianamente da soldati inglesi….è un occhio per occhio, dente per dente. Non rinunceremo mai alla lotta contro di voi fin quando non ci lascerete in pace. Sono dispiaciuto per il fatto che le donne abbiano dovuto assistere a tali scene ma nelle nostre terre ciò avviene quotidianamente. Voi non sarete mai al sicuro. Sbarazzatevi dei vostri governi, a loro non interessa niente di voi.>>
A pronunciare queste parole è Michael Olumide Adebolajo, anno 1984, unico attentatore a essere stato identificato. É un ragazzo alto, dalla pelle scura, innocuo e tranquillo all’apparenza. La sua famiglia, di origine nigeriana, ha vissuto a Romford fino al 2004, anno in cui si è trasferita a Lincoln, Saxilby per la precisione.
James Heneghan, che ha assistito a tutta la scena, racconta ancora sotto shock che –all’inzio, io e la mia fidanzata pensavamo che i due giovani stessero aiutando l’uomo riverso sull’asfalto, poi all’improvviso li abbiamo visti infierire su di lui utilizzando dei machete, sembrava che volessero asportargli gli organi. Erano pazzi, erano animali-.
E poi, i due attentatori hanno atteso l’arrivo della polizia; avrebbero potuto scappare ma non l’hanno fatto. Hanno compiuto l’omicidio a volto scoperto, volevano essere filmati e fotografati. E riconosciuti.
Enorme è stato lo sdegno espresso da tutte le istituzioni: il primo ministro inglese Cameron ha definito l’accaduto come “un tradimento da parte dell’Islam” aggiungendo che “la responsablità è solo e soltanto di chi ha compiuto questo atto”.
Sulle prime si era infatti pensato a un attacco di stampo terroristico ma successivi accertamenti sono stati in grado di stabilire che i due ragazzi non hanno agito in nome di nessuna organizzazione di fede musulmana, ma soltanto sulla base di proprie convinzioni.
Il Muslim Council of Britain, attraverso le parole del suo portavoce Farooq Murad esprime lo sdegno e l’orrore per ciò che è successo e affermando l’assenza di legame tra l’accaduto e l’Islam.
<<Un atto totalmente ingiustificato, disonorevole>>.
Il provvedimento adottato dalle autorità inglesi successivamente all’accaduto è quello di vietare l’uniforme ai soldati inglesi.
CORINNA LENNELLI