Lucia Annibali e Luca Varani: la bella e la bestia

LA CORTE DI APPELLO CONFERMA LA CONDANNA CONTRO L’AVVOCATO PER LO SFREGIO CON L’ACIDO

di Avv. Tommaso Rossi (Studio Legale Associato Rossi-Papa-Copparoni)

imagesLucia Annibali,avvocato di Urbino: la bella. Bella oggi. Con il suo volto che porta i segni del calvario fatto di 15 interventi chirurgici. Un volto che piano piano, intervento dopo intervento, sta ridando forma ai suoi occhi pieni di futuro.
Luca Varani, 38 anni, avvocato di Pesaro. La bestia. Un uomo il cui volto è stato scolorito dall’acido muriatico in cui ha immerso la sua coscenza e che gli toglierà il futuro. Tentato omicidio, lesioni gravissime e stalking.
“E’ finita. Non m’interessa più di lui”. La Corte di Appello di Ancona ha confermato la sentenza di primo grado contro Varani, riducendo da 14 a 12 anni la pena per i due albanesi Rubin Ago Talaban e Altistin Precetaj, ritenuti essere l’esecutore materiale ed il palo della spedizione punitiva organizzata da Varani.

Mesi fa, in attesa della sentenza di primo grado, Lucia si raccontava ai cronisti presenti fuori dall’aula. «In questi dieci mesi nella mia vita sono cambiate molte cose. Io sono un’altra Lucia, sicuramente più forte di prima. Se lo scopo era cancellare me e la mia identità è andata male: non ci sono riusciti. Non sono riusciti ad annientarmi e sono stati loro ad abbassare gli occhi davanti ai miei, la prima volta che li ho visti in aula. Mi sento bella della mia fierezza e del mio orgoglio per aver saputo sopportare tutta la sofferenza vissuta in questi mesi e per me questa è già una vittoria, comunque vada a finire dal punto di vista giudiziario».

“Il 18 settembre compio 36 anni e per me questo sarà anche l’anno zero. Sarò un’altra Lucia per tutta la vita, non posso continuare a nascondermi. Che vedano pure come mi hanno ridotta, non sono certo io che devo vergognarmi…». Con queste parole Lucia Annibali iniziava la sua emozionante intervista rilasciata alcuni mesi fa al Corriere della Sera dal suo letto del reparto di Chiurgia Plastica dell’Ospedale di Parma.

Era stata la sua promessa non appena, tolte le bende, non vide la sua faccia per come se la ricordava prima di quel giorno infame e bastardo. La promessa di mostrarsi al mondo, di mostrare come un uomo acciecato dalla follia e dall’odio poteva averle straziato il viso. La promessa di non nascondersi, in fondo non era certo lei che doveva vergognarsi.

«Rinasco. Ricomincio tutto daccapo con la mia nuova faccia, con il naso un po’ così, con gli occhi fra l’orientale e la riempita di botte, con le sopracciglia da tatuare e la bocca buona per sorridere, finalmente, dopo l’ultima operazione. Ma posso fare di meglio e di più.»

Una sera come tante altre, dopo il lavoro, rientrava a casa a Pesaro dal suo studio legale dove esercitava il suo “essere” avvocato e il suo essere donna.

Un volto incappucciato, non per nascondere cicatrici ma vigliaccheria, la aspettava davanti la porta di ingresso, in mano il suo veleno letale.

ACIDO. ACIDO MURIATICO.

Senza pietà. Sul viso, sugli occhi, sulla bocca, giù fino al collo a distruggere, corrodere, umiliare, uccidere dentro ogni angolo di pelle e di bellezza.

Quella bellezza che un uomo, un piccolo uomo, aveva perduto, per la sua incapacità di essere uomo, insieme all’amore che quella donna portava dentro al suo cuore per lui. Un uomo piccolo e vile, come tanti purtroppo. Un uomo bugiardo e meschino, violento e vendicativo. Cattivo.

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