TROPPI LIMITI NELLA LEGGE FRENEREBBERO LA RICERCA,É POLEMICA
del dottor Giorgio Rossi
La settimana scorsa la Commissione Europea ha avviato una procedura di infrazione contro l’Italia, per le restrizioni con cui è stata recepita la direttiva sulla sperimentazione animale. In particolare sotto esame è il decreto legislativo 26/2014 perché pone delle limitazioni eccessive all’utilizzo degli animali per scopi scientifici, rispetto a quanto viene consentito dalla direttiva 2010/63/Eu.
Già al tempo della sua approvazione, la voce della ricerca biomedica italiana era stata unanime nell’affermare che il Dgls 26/2014 rappresentava un potenziale grave danno alla ricerca italiana, che tanto dipende dalla sperimentazione animale. Le sue disposizioni rischiano di compromettere la possibilità dell’Italia di competere nei consessi scientifici internazionali, ponendo il nostro Paese in una posizione di svantaggio competitivo rispetto agli altri Paesi europei che hanno correttamente recepito la Direttiva 2010/63/Eu.
E così si riaccendono le polemiche: da una parte la comunità scientifica, che assicura che gli animali sottoposti a sperimentazione non soffrono e comunque non sono costretti a sopportare manipolazioni inutili o di cui si può fare a meno. Dall’altra gli animalisti, che respingono il procedimento stesso di sperimentazione su esseri viventi, gli stessi risultati si possono ottenere su cellule di laboratorio .
Cerchiamo allora, brevemente, di esporre quelli che sono i principali pro e contro.
Iniziamo dalla semantica; ancora troppo spesso viene usato il termine vivisezione come sinonimo di sperimentazione animale. La vivisezione ha in sé forti significati negativi e richiama subito alla memoria torture, sofferenze, dolore per gli animali, mentre molto più consono alle attuali procedure è il termine sperimentazione animale con il quale si intende l’esperimento a scopo di studio e ricerca effettuato su animali da laboratorio.
La stragrande maggioranza della comunità scientifica ritiene ad oggi necessario il ricorso alla sperimentazione animale e spiega che tantissimi dei successi medici raggiunti nel XX secolo ed anche prima sono dovuti all’impiego degli animali.
Esistono esempi importanti come quando Pasteur, verso la fine dell’800 somministrò antrace a delle pecore inoculando la malattia per dimostrare poi la validità della vaccinazione. E poi Pavlov utilizzò i cani per descrivere la sua teoria del riflesso condizionato. Più recentemente nel 1967 il famoso cardiochirurgo sudafricano Barnad effettuò il primo trapianto di cuore al mondo dopo aver trascorso anni ad affinare la sua tecnica sugli animali eseguendo l’intervento chirurgico su più di 50 cani e scimmie . Nel 1996 la pecora Dolly è stato il primo essere vivente clonato da una cellula adulta. Nel 2007 Il premio Nobel per la medicina è stato assegnato ad genetista americano, Mario Capecchi, per i suoi studi sulle cellule staminali embrionali condotti su un topo geneticamente modificato. E molti altri ancora.
L’impiego della sperimentazione animale avviene in ambiti diversi della scienza: farmacologico,fisiologico, fisiopatologico,biomedico, biologico. Pertanto non solo la sperimentazione di nuovi farmaci, ma anche la conoscenza dei complessi meccanismi di trasmissione degli stimoli nervosi, della funzione cardiocircolatoria, ecc.
All’interno della comunità scientifica chi sostiene l’utilizzo della ricerca sugli animali, afferma che senza quest’ultima oggi non si sarebbe in grado di curare molte malattie e non esisterebbero molti dei farmaci attualmente in commercio, a condizione che esista una fondata ragione scientifica alla base della ricerca che deve essere condotta con estremo rigore, scrupolosamente disciplinata e cercando sempre di assicurare il massimo benessere all’animale stesso.
Attualmente gli animali maggiormente usati sono i topi, i ratti e a seguire animali a sangue freddo e quindi uccelli.
Parallelamente gli scienziati si stanno anche impegnando nel mettere a punto sistemi alternativi con l’obbiettivo di sostituire il più possibile l’animale nella sperimentazione e limitarne le sofferenze.
Intanto esiste un codice etico di autoregolamentazione, chiamato legge delle 3 R per rendere sempre più accettabile la sperimentazione :
1) replacement (rimpiazzamento) , sostituire i modelli animali quando possibile con modelli alternativi;
2) reduction (riduzione), implica la maggior riduzione possibile del numero degli animali utilizzati;
3) refinement (raffinamento), ridurre al minimo le sofferenze e lo stress causato agli animali impiegati.
I metodi alternativi sono rappresentati da due fondamentali categorie : metodi biologici e metodi non biologici.
Tra i primi sono compresi i metodi in vitro che a loro volta sono costituiti dal mantenimento in vitro di parti di tessuti o organi interi prelevati dall’animale e mantenuti in condizioni di sopravvivere, ma senza alcuna possibilità di riprodursi, oppure dalla coltura in vitro in cui vengono prelevate solo cellule che poste in ambiente idoneo riescono a sopravvivere ed anche a riprodursi.
Tra i metodi non biologici ci sono soprattutto le simulazioni in dispositivi computerizzati (cosiddetto metodo in silico da silicio sostanza di cui sono formati diversi componenti di un computer) ove,mediante sofisticati software, tutti i dati degli esperimenti vengono archiviati ed analizzati mediante procedure matematiche e poi espresse in numeri e grafici.
Anche moderne tecniche di imaging come la Tomografia Assiale Computerizzata (TAC) o la Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) vengono impiegate per studiare il cervello umano.
Esiste poi una legislazione molto dettagliata che disciplina la sperimentazione animale . L’Unione Europea (UE) favorisce lo sviluppo dei metodi alternativi e nella consapevolezza che a tutt’oggi tali metodi non sono ancora in grado di sostituire completamente la sperimentazione animale, detta regole volte a limitare la sperimentazione animale e a imporre requisiti minimi per la sistemazione e la cura degli animali.
Innanzitutto tutti i progetti di ricerca devono essere autorizzati dalle autorità competenti che hanno l’obbligo di valutare che l’uso dell’animale è giustificato e che i benefici attesi superano i danni causati agli animali stessi. Il numero di questi deve essere ridotto al minimo .L’uso dei primati non umani è soggetto a restrizione e il ricorso a scimmie antropomorfe è vietato. Le condizioni di vita e le varie procedure devono evitare il più possibile il dolore, la sofferenza e l’angoscia negli animali che devono ricevere cure adeguate ed essere sistemati in ambienti idonei.
L’autorità competente procede all’ispezione periodica degli allevatori, fornitori e utilizzatori al fine di verificare la conformità alle norme.
I contro alla sperimentazione animale riguardano non solo gli aspetti etici, ma anche alcuni aspetti scientifici sopratutto il fatto che nonostante questa, a volte si sono avuti ugualmente dei fallimenti o dei danni per l’uomo.
E’ il caso della Talidomide farmaco utilizzato negli anni 50 e 60 del 900 per ridurre la nausea nelle donne in gravidanza e che purtroppo ha causato danni gravissimi nei neonati con malformazioni agli arti che non erano stati per nulla evidenziati durante la sperimentazione; questo perché nessuna specie animale è paragonabile del tutto all’uomo.
Inoltre lo stress a cui sono sottoposti gli animali può essere in grado di invalidare i risultati stessi. Inoltre altri scienziati affermano che il futuro è nella medicina personalizzata che cerca di studiare le differenze genetiche interindividuali per capire il meccanismo d’insorgenza e la via per guarire le malattie umane .
E ora l’Italia dovrà rimettere mano alla legge, correggere i punti critici per allinearsi alle linee guida europee. Il che significa rivedere in particolare : il divieto di allevare cani, gatti e primati a fine di sperimentazione, la limitazione per sperimentare alcol, droghe e tabacco, l’impossibilità di riutilizzare un animale già usato, il divieto di esperimenti e procedure che non prevedono anestesia o analgesia .
Comunque, la maggioranza degli scienziati afferma che è dalla integrazione della sperimentazione in vivo, in vitro e in silico che è possibile la migliore evoluzione della scienza con l’utilizzo del minor numero possibile di test animali.