FERMI 12 OROLOGI PUBBLICI SU 18
ANCONA – di Giampaolo Milzi – Vi sarà capitato sentir dire o leggere che Ancona sembra spesso una città sospesa nel tempo, che talvolta il tempo si fermi. Ciò in relazione al lento evolversi dei cambiamenti, alla mancanza di novità, in campo urbanistico, socio-culturale, economico.
In realtà ad Ancona il tempo si ferma davvero. Almeno se si getta uno sguardo agli orologi – peraltro pochi – di edifici o di strutture dove sono stati posizionati proprio per informare chi passa per strada sull’ora che fa. Un monitoraggio condotto da Urlo conferma purtroppo che la maggior parte delle lancette segna-orario sono bloccate da anni. Un tic tac assente, al centro, in periferia e nelle frazioni; sia per gli orologi antichi e di pregio artistico; sia per quelli più piccoli e dal “design” ridotto all’osso, a due facciate tonde, collocati in cima ai pali che reggono insegne pubblicitarie. Impietoso il bilancio: su 18 verifiche, ben 12 hanno dato esito negativo.
Simbolo emblematico di questo deficit, il Palazzo denominato appunto “dell’orologio” che si affaccia sulla Fontana dei Cavalli.
L’orologio, realizzato come elegante fregio all’ultimo piano del primo immobile costruito nella nuova piazza delineatasi via via negli anni dopo la demolizione della trecentesca Porta Calamo – avvenuta nel 1864 per consentire l’espansione della città verso la successiva piazza Cavour – e ormai un nobile decaduto nell’oblio.
Oblio recentemente rotto dal Comune, responsabile della sua manutenzione, che si è finalmente deciso a chiedere a una ditta un preventivo per rimetterlo in moto. Quando ciò accadrà – soprattutto ad “Ancona sospesa nel tempo anche burocratico” – è davvero arduo saperlo.
Discorso diverso per il Palazzo degli Anziani, nuova sede del municipio in centro storico. L’orologio in cima alla facciata laterale che dà su via Rupi Comunali è in vita, dopo essere stato da tempo elettrificato. Si tratta di un orologio a 6 ore, cioè “ad ore romane o italiche”, con un’unica lancia sul quadrante che continua a compiere 4 giri completi in 24 ore, contandole dal tramonto del sole al tramonto successivo. Tuttavia la base in pietra e la cornice di questa perla d’arte sono ridotte in uno stato pietoso: crepe, numeri illeggibili, colate di ruggine. Lo stesso stato che caratterizza la lapide immediatamente sottostante che indica nel 1709 l’anno del posizionamento dell’opera.
Lancia invece inesorabilmente bloccata sul numero romano V dell’orologio, dello stesso tipo, ornato anch’esso da gigli, che – sempre a Palazzo degli Anziani – svetta nel pianerottolo interno dello scalone che conduce poi al piano dell’aula consiliare, realizzato presumibilmente nel 1647.
Resiste invece bene, in ottima forma, il magnifico orologione della torre del Palazzo del Governo in piazza del Plebiscito. Risalente al 1611, tipologia a 12 ore, nel 1806 fu dotato di un carillon. Peccato che vada un’ora indietro (segue quella solare e non legale) e che il carillon sia spento.
Ma che ora fa nel settore orologi moderni? Il più delle volte sempre la stessa. Rotto da ambo i lati quello sul palo (con la sponsorizzazione della gelateria “Rosa”) del piccolo spazio verde dietro l’edicola di fronte a Stadio Bar.
Fermi anche quello in largo Cappelli di fronte all’ex ospedale Umberto I, quello del parcheggio di via Scosciacavalli, quello di piazza D’Armi e quello nei pressi del capolinea bus all’ingresso del cimitero di Tavernelle.
Quello di piazza Diaz gioca invece brutti scherzi: girano correttamente le lancette sul lato sul viale della Vittoria, ora sballata dall’altro lato.
Chi non ha il cellulare o è sprovvisto di orologio da polso, si consola col piccolo ma preciso orologio che sta tra il ristorante Passetto e il Monumento ai Caduti, con quello della stazione ferroviaria e con quello della sede Inps in via Ruggeri, in zona Baraccola, il più moderno in città.
Restando in zona Baraccola direzione Candia, una curiosità: del complesso edilizio di Villa Favorita, sede dell’Istao, fa parte un bell’edifico in origine adibito a stalla; in cima c’è un bell’orologio a 6 ore, databile fine ‘700 – inizi ‘800, ma purtroppo privo di lancia, o come si diceva all’epoca di “stanga”.
Deludente il capitolo riguardante le frazioni. Perfettamente restaurato l’orologio sotto le due campane della torre d’ingresso, detta “Porta del Borgo”, a Paterno. Ma le due lancette non scandiscono le 12 ore da oltre dieci anni. Motivo? Il Comune non ha mai rinnovato l’incarico all’addetto alla carica.
Mentre non scandisce le 6 ore, almeno da una dozzina d’anni, la stanga dell’orologio ottocentesco sulla facciata dell’edificio della porta d’accesso al paese di Gallignano.
A salvare la situazione delle frazioni ci pensa l’orologio a 12 ore del palazzo che fino al 1929, a Montesicuro, fu sede del Comune locale, poi passato sotto l’amministrazione di Ancona.
Prima andava a carica manuale, poi alimentato dall’energia elettrica. Più o meno due secoli di vita portati benissimo. “Ha sempre funzionato in modo precisissimo, neanche fosse svizzero”, testimonia la signora che abita lì vicino. Già, la Svizzera. Siamo sicuri che da quelle parti, chi passa per strada, può contare sull’efficienza della manutenzione attuata da Cantoni e Comuni a quei mitici orologi pubblici. Speriamo che il Comune di Ancona diventi un po’ più svizzero. Perché ad Ancona, in troppi casi, che ora non fa?
(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)