PATRONO DI ANCONA E STREET ART
ANCONA – di Giampaolo Milzi – Graffitisti che, tra un blitz notturno per marcare un territorio e una session diurna per firmare un impegnativo lavoro in vernice spray, fanno un salto in biblioteca per studiare la storia di San Ciriaco. Non è fantascienza. Della categoria graffitisti – troppo spesso e a torto vituperata e liquidata come “bombolettari border line” – fa parte un crescente numero di giovani talentuosi. E molti – per creare quelle che ormai sono state sdoganate come opere d’arte – prima si documentano… e poi colpiscono. Provare per credere, per il piacere della vista, nel parcheggio all’inizio di via Michelangelo, ad Ancona, poco sotto il liceo Rinaldini. Dove dal luglio scorso campeggia un wall painting che evoca, in modo estroso e variopinto, la storia del martire patrono della città. Uno spazio di oltre 50 metri per 3 della murata che fa da sfondo dall’area di sosta, racconta a mo’ di mosaico post-contemporaneo, con colori pastello, la vicenda dell’ex maestro (rabbi) ebreo Giuda, considerato dalla tradizione colui che ritrovò la vera croce di Cristo, divenuto poi vescovo di Ancona: eccolo, in sequenza, vestito di bianco, che abbraccia gli insegnamenti di Gesù e riceve il battesimo; mentre cammina per il deserto lungo la strada che esce da Gerusalemme; poi un panorama esotico, con ai lati di una landa desolata le città di Ancona e Roma nella loro più antica (e idealizzata) conformazione; e ancora, l’effetto cartolina del duomo che si affaccia sul golfo di “Ankon”. Tra un affresco e l’altro, tre pergamene. Due, in particolare, raccontano: “Nacque a Gerusalemme, figlio di Simone e Anna, (…) e divenne il rabbino della sinagoga. Nel 326 si convertì al cristianesimo ed assunse il nome di Ciriaco (dal greco “dedicato al Signore”); “Ciriaco morì nel 363 in Palestina. Nel 418 il suo corpo fu trasferito ad Ancona, e tra il XIII e il XIV secolo la cattedrale sul colle venne dedicata a San Ciriaco”. Infine, in corsivo, la tag “Jassart”, marchio Doc degli autori. Ovvero Nicola Canarecci, 27 anni, di Chiaravalle, e altri cinque “writers”, tutti di Ancona e provincia, membri appunto dell’associazione Jassart, fondata nel 2008 a Falconara con l’obiettivo (attraverso session e jam di street art) “di mutare l’opinione pubblica nei riguardi dei graffitisti, distinguendo chi imbratta da chi invece sa riqualificare esteticamente l’ambiente urbano con le proprie opere”. Missione ancora una volta compiuta alla grande, come certifica il wall painting del parcheggio di via Michelangelo.
Ma com’è nata l’originale idea di scegliere come soggetto San Ciriaco? “Beh, molti ragazzi non conoscono affatto la storia del santo protettore di Ancona, abbiamo voluto attirare soprattutto la loro attenzione, dimostrare che il graffitismo è anche cultura”, confessa beatamente Nicola. Già, riqualificazione degli spazi urbani, arte e cultura. In linea con la filosofia del progetto-concorso “Re-Art!”, realizzato in collaborazione fra il Comune di Ancona e l’associazione giovanile A2O a partire dal 2014. E di cui quest’opera che mixa virtuosamente il sacro (la tradizione religiosa) e il profano (le bombolette di vernice spray) costituisce l‘ultimo step. Compiuto dopo l’affresco lungo150 metri, anch’esso targato Jassart (special guest Raffaele Paolucci) che dall’inizio dell’anno scorso campeggia sempre ad Ancona lungo la murata di via Sacripanti (la bretella che congiunge le zone Brecce Bianche e Baraccola) e raffigura alcuni tra i personaggi e gli scorci più popolari delle storia locale più o meno recente.
In molte aree anche non periferiche di Ancona (come in altre città) purtroppo domina il colore “grigio cementizio”. E c’è ancora molto da riqualificare in campo urbanistico. A quando il prossimo intervento in link tra writers e istituzioni? “Queste esperienze ci convincono sempre di più che il bello possa attirare il bello, e che la street art intelligente sia un ottimo mezzo per limitare il degrado. – spiega Pier Francesco Berardinelli, di A20 – Si può partire dalla riqualificazione di una murata e arrivare a quella di un intero quartiere. Con l’opera di via Michelangelo si conclude questo primo progetto col Comune, che sta per rimborsarci le spese per l’acquisto delle bombolette di vernice. Ci piacerebbe molto, in qualche modo, continuare”.
(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)