IL PICCOLO-GRANDE FILM DI DOLAN
– CANADA – di Alessandro Faralla – “Mommy”, di Xavier Dolan, è forse la più limpida conferma che il talento, la capacità di pensare e fare cose belle non è questione anagrafica; e se noi italiani ci liberassimo di convinzioni e principi ideologici fondamentalisti riusciremmo a dar più spazio ai giovani in qualsiasi campo.
Ho avuto il piacere di guardare “Mommy” grazie alla rassegna d’essai degli Uci Cinemas. Capita spesso infatti che i film cosiddetti d’autore, indipendenti o “piccoli”, non trovano spazio, sono presenti solo in una manciata di sale in tutta Italia.
Il regista, sceneggiatore, attore e produttore canadese, ha 26 anni, e firma questo il suo quinto film regalandoci una storia forte, vera e pura quanto straziante.
Premio della giuria al Festival di Cannes 2014, “Mommy” racconta del genuino e controverso rapporto tra una madre e un figlio. Ambientato nel Quebec, siamo in un futuro prossimo dove lo Stato, attraverso la legge S-14, consente ai parenti di minori con gravi patologie mentali di poter ottenere, in casi di emergenza, il loro ricovero coatto in un istituto psichiatrico. Ed è quello che fa Diane, vedova di 46 anni, uno spirito fuori dalle righe, costretta però poi dall’istituto a riprendersi il figlio 15enne, affetto dalla sindrome da deficit di attenzione e iperattività, dopo l’ennesimo episodio di violenza di cui il ragazzo si è reso protagonista.
Da subito si percepisce il legame intenso e drammatico col figlio Steve, una relazione che oscilla tra un amore fortemente empatico, al limite della fisicità, e momenti di rabbia, violenza e insulti. Una relazione che Diane, donna segnata da ferite profonde, riesce nonostante tutto a controllare. Per ottenere una stabilità personale a darla al figlio, dovendo continuare a lavorare, trova un aiuto in Kyla, la vicina di casa, un’insegnante che sta vivendo un anno sabbatico per curare una balbuzie invalidante, riflesso di un episodio oscuro della sua vita, avvenuto due anni prima. Sarà lei a occuparsi dell’abitazione e a dedicarsi a Steve per lo studio. Quasi immediatamente tra i tre si instaura un legame, tutti sembrano essere in sintonia con se stessi, malgrado i rispettivi problemi riescono a completarsi. Un’alchimia che si manifesta tra momenti di ilarità, caos emotivo, balli complici e liberatori.
Dolan rappresenta questo rapporto con estrema chiarezza, e una limpidezza di intenti che ritroviamo nell’essenza dei protagonisti: ognuno si mostra com’è, senza infingimenti. Il tutto è sapientemente immortalato nella scelta dell’inquadratura, resa quasi per intero in un formato più stretto di un 4:3; un qualcosa di originale, intimo, dove in primo piano c’è spazio solo per una persona, per uno stato d’animo alla volta, e che si apre al 16:9 in quei pochi attimi in cui Steve è spensierato, sereno, perso nella musica, con le cuffie alle orecchie, mentre abbraccia la vita “cavalcando” uno skateboard. Ma quei momenti così gioiosi e sognanti sono un’illusione, la visione di una vita libera da affanni e follia ritorna amara dinanzi ad una scelta conflittuale e dolorosa per la madre, che provocherà uno scollamento emotivo nell’esistenza di tutti.
La scoperta di questo giovane artista è una bella realtà per chi ama e desidera un cinema di emozioni vere, dure e coerenti.
Un plauso anche alla Good Films, che ha distribuito per la prima volta in Italia un film di Xavier Dolan; altrimenti, probabilmente, il suo cinema avrebbe continuato ad essere conosciuto solo agli addetti ai lavori e ad uno ristretto pubblico.
Mommy è noleggiabile o acquistabile in Dvd nei negozi specializzati e sui portali on-line IBS e Amazon.
(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)