L’11 GENNAIO 1999 SI SPEGNEVA IL CANTAUTORE GENEVOSE FABRIZIO DE ANDRE’ : UNA VITA IN DIREZIONE OSTINATA E CONTRARIA
“In direzione ostinata e contraria” è il titolo della prima antologia ufficiale postuma di Fabrizio De Andrè uscita nel 2005, ma è anche forse la chiave di lettura della straordinaria vita e carriera del cantautore genovese che con il suo modo di interpretare la vita e le emozioni, a volte con la lente d’ingrandimento dell’ironia sferzante, ha stravolto la tradizione della canzone italiana.
I protagonisti delle sue canzoni sono spesso i non-protagonisti della società, gli emarginati, i diversi che vengono raffigurati attraverso vere e proprie poesie che accompagnate dalle note della musica diventano ballate.
Il suo modo di scrivere è spesso caratterizzato dall’uso dell’ironia come strumento per scardinare le convenzioni strette e grigie della società, una sorta di “arma” per raggiungere la libertà vera, quella di pensare, quella di essere e vivere ed anche soffriere al di là degli schemi imposti.
Nasce a Genova, nel quartier di Pegli, il 18 febbraio 1940 da genitori entrambi torinesi. Scoppiata la guerra la famiglia, con il padre ricercato dai fascisti per aver impedito la deportazione dei suoi alunni ebrei, è costretta a rifugiarci in territorio astigiano per poi tornare a Genova nel 1945. E sempre nella sua Genova, dopo aver frequentato alcuni corsi di medicina e lettere, decide per la facoltà di giurisprudenza non concludendo però gli studi per pochi esami; è la musica la sua scelta di vita che inizia con le lezioni di violino, chitarra, esibizioni in concerti jazz in cui conosce artisti come Tenco, Paoli ed il pianista De Sanctis con i quali si esibisce nel locale “La borsa di Arlecchino”.
De Andrè vive questo periodo fuori dalle convenzioni, spesso in aperto contrasto con le tradizioni imposte dalla famiglia e spesso per guadagnare qualcosa con l’amico Paolo Villaggio si imbarca sulle navi da crociera per suonare nelle feste. L’incontro con la donna che diventerà presto sua moglie e madre del figlio Cristiano, porta il cantautore a cercare un lavoro più sicuro e redditizio cosi decide di insegnare in un istituto privato.
Intanto nel 1968 l’interpretazione di Mina della sua “Canzone di Marinella” gli regala una visibilità ed un successo straordinario. Il brano è uno dei più belli di De Andrè che, come altre volte accadrà, trae ispirazione per i suoi testi da una storia vera, in questo caso la morte di una prostituta. Un sorta di “realismo musicale” che trova la sua ispirazione dalla sua passione per la letteratura francese: Proust, Flaubert, Balzac.
In questi anni escono dalla Scuola di Genova artisti del calibro di Bindi, Paoli e Luigi Tenco ed è con quest’ultimo De Andrè stringe un forte legame di amicizia. Alla morte di Tenco scrive una canzone di getto, carica di emozioni e dolore in suo ricordo, “Preghiera in gennaio”.
E’ nel 1961 che viene pubblicato il suo primo 45 giri in cui spiccano i brani come “Nuvole barocche”, “La guerra di Piero” (il suo brano anti-militarista per eccellenza che sembra sentire l’eco di cantanti come Bob Dylan) , “Delitto di paese”, “La ballata dell’amore cieco”, “La canzone dell’amore perduto”, “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers” (scritta insieme a Paolo Villaggio), “Bocca di rosa” e “Via del campo”.
De Andrè con la sua voce profonda riesce a dare ai suoi brani una drammaticità ma anche un realismo che sembra ricordare un po’ lo stile di Leonard Cohen.
Con questi brani De Andre’ traccia la sua direzione ostinata e contraria, abbatte in modo inesorabile la tradizione della canzone tradizionale e questo suo modo di affrontare la realtà e la società attraverso parole e musica portano molti a paragonarlo al grande Bob Dylan. Molti artisti italiani ammirano la sua direzione ostinata :”Se non avessi mai conosciuto le canzoni di Fabrizio, non avrei mai cominciato a scrivere le mie“, ha detto, per esempio, Francesco De Gregori; Franco Battiato più volte si e’ detto debitore delle ballate di De Andre’ tanto che nel suo album “Fleurs” ha realizzato due cover (“La canzone dell’amore perduto” e “Amore che vieni, amore che vai”).
Tutti i protagonisti delle storie di De Andre’ sono cosi carichi di realismo, umanità, inquietudine e rabbia verso quella società che sembra averli lasciati al loro cupe; anche le tematiche sociali e politiche vengono spesso affrontate ed è per questo che il cantautore genovese diventa anche il punto di riferimento della contestazione giovanile.Seguono poi album sempre più apprezzati da un numero limitato di cultori, ma non dalla critica che li affronta silenziosamente. E ciò accade anche per gli album “la buona novella”, “Non al denaro né all’amore né al cielo”, “Storia di un impiegato”.
Solo dal 1975 De André sempre schivo e taciturno inizia ad esibirsi in tour.
Nel 1977 nasce la seconda figlia avuta dalla compagna Dori Ghezzi purtroppo però la coppia diventa protagonista della cronaca nera. Infatti De Andrè e Dori Ghezzi nel 1979 vengono rapiti dall’anonima sarda,nella loro villa di Tempio Pausania e vengono tenuti prigionieri alle pendici del monte Lerno presso Pattada ; il sequestro dura quattro mesi (termina con il pagamento di un riscatto) e dalla terribile esperienza nasce nel 1981 l’album inizialmente senza titolo poi chiamato l’”Indiano” dove la cultura sarda dei pastori viene accostata a quella dei nativi d’America.
De Andrè sin dall’inizio si dimostra indulgente verso i suoi carcerieri, al processo conferma il suo perdono per loro ma non per i mandanti tanto che decide di costituirsi parte civile per la richiesta di risarcimento solo nei confronti di quest’ultimi.
Dopo un trauma cosi forte De Andrè continua comunque per la sua strada ostinata ed è nel 1984 che arriva la consacrazione internazionale con “Creuza de ma” dove tutto ruota attorno al dialetto ligure e all’atmosfera mediterranea.
Nel 1989 intraprende una collaborazione con Ivano Fossati (da cui nascono brani come “Questi posti davanti al mare”) e l’anno dopo pubblica “Le nuvole”, l’album live del ’91 e il tour teatrale del 1992, poi un silenzio di quattro anni dal quale torna con l’album “Anime Salve” che nasce dalla collaborazione con Ivano Fossati.
Il cantautore genovese muore l’11 gennaio 1999 a Milano per un male incurabile.
Nei suoi quarant’anni di carriera De Andrè ci ha lasciato un tesoro musicale cosi importante da entrare a far parte anche della letteratura scolastica, una sorta di poeta moderno che ha tracciato una via forse ostinata e contraria, ma forse anche la più vera. Quella in grado di regalare maggiori emozioni, magari anche sofferenze ma pur sempre emozioni tanto lontane dall’aridità della consuetudine e delle regole imposte.
“La ballata dell’amore perduto”