Nobel per la pace a Malala, mentre in Italia il branco sevizia un ragazzino perché obeso

DUE SPUNTI DI RIFLESSIONE SU COSA SIGNIFICA ESSERE BAMBINI OGGI NELLE VARIE PARTI DEL MONDO

di avv. Tommaso Rossi (Studio Legale Associato Rossi-Papa-Copparoni)

imagesEssere bambini, giovani. Avere il diritto di esserlo. Avere la fortuna di poterlo essere. Aver la stupidità per non esserlo. Esser nati in Italia o in Pakistan, non fa differenza. O forse sì.

9 ottobre 2012.Pakistan. Lei è a terra, pare morta. Colpi di fucile esplosi da sanguinari talebani l’hanno forse messa a tacere. 15 anni e una sola colpa. Anzi due. Voler studiare. Ed essere donna. In Pakistan, questo non era permesso.

9 ottobre 2014. Napoli, Quartiere “Pianura”. Lui è a terra, pare morto. Il branco, tre ragazzi di ventiquattro anni, con precedenti penali vari, lo hanno prima irriso, umiliato, picchiato, poi uno delle tre bestie lo ha bloccato, gli ha abbassato i pantaloni e soffiando con un tubo d’aria compressa gli ha provocato lacerazioni nell’intestino, lasciandolo poi a terra in fin di vita.
15 anni tra un mese, e una sola colpa. Qualche chilo di troppo.

Lei è Malala, e da quel giorno si è ripresa la vita con i denti. Non è morta, ha iniziato a combattere, più forte e dura di prima, per i diritti dei bambini, delle donne, dei Pakistani. Allo studio, alla cultura, ad un’educazione libera e non contaminata dall’oscurantismo talebano.

Lui è Vincenzo, e da due giorni lotta contro la morte, per riprendersi la vita. Per provare, nonostante le menomazioni che rimarranno, le ferite interiori che mai si cancelleranno, ad essere un uomo migliore di quelle tre bestie.

Malala Yousafzai  il 10 ottobre ha ricevuto il premio Nobel per la Pace, assieme a Kailash Satyarthi, attivo dagli anni ‘90 sulle orme di Gandhi nella lotta contro lo sfruttamento del lavoro minorile.

Malala è la persona più giovane ad essere insignita del Nobel nella storia di tutte le categorie del premio.

Per lei, queste le parole del Comitato per il Nobel, nella motivazione: «Nonostante la sua giovane età Malala Yousafzay ha già combattuto diversi anni per il diritto delle bambine all’istruzione ed ha mostrato con l’esempio che anche bambini e giovani possono contribuire a cambiare la loro situazione. Cosa che ha fatto nelle circostanze più pericolose». «Attraverso la sua lotta eroica è diventata una portavoce importante del diritto delle bambine all’istruzione».

Vincenzo è stato sottoposto ad un’operazione lunga e difficile,   sette ore  di sala operatoria, in cui gli è stata asportata una parte del colon. «Il minore è attualmente ricoverato in reparto di terapia intensiva», si legge nel primo bollettino diffuso dal personale dell’Ospedale San Paolo di Napoli. Il decorso post-operatorio di Vincenzo è “regolare” e i “parametri vitali stabili”, continua la nota firmata dal direttore sanitario Raffaele Dell’Aversano. «Il paziente è  vigile, cosciente, lucido e con respiro spontaneo. Attesa la gravità delle lesioni riscontrate, la prognosi è ancora riservata».

Malala ha ricevuto la notizia del premio Nobel mentre si trovava, come tutte le mattine, nella scuola superiore di Edgbaston a Birmingham, nel Regno Unito, la città dove è stata accolta, curata e “adottata” assieme a tutta la sua famiglia.

Vincenzo «sta reagendo bene – fa sapere lo zio – ora, anche se non bene, comincia a parlare». Fuori i genitori delle belve del branco difendono i figli, dicono si sia trattato soltanto di una ragazzata. Parole odiose, per un gesto criminale compiuto da uomini di 24 anni e peraltro filmato con il telefonino da uno di loro. Speriamo che questo Vincenzo non lo venga mai a sapere.

Speriamo che la Giustizia Italiana di prova di serietà e fermezza.

Speriamo che Vincenzo trovi la forza di vivere, di lottare, e di riprendersi la normalità del suo percorso verso l’esser uomo.

Le storia di Malala lo aiuterà a capire che un’altra realtà, un’altra dignità di persona è possibile.

Le parole di Malala, il discorso che la giovane tenne all’Onu invitata circa un anno fa, gli siano da stella cometa con la loro scia di forza, lucidità e coraggio.

 

Pubblichiamo il testo integrale del discorso all’Onu di Malala Yousafzai, (con traduzione di Fulvio Scaglione pubblicata su Famiglia Cristiana On Line del 13/7/2013)

“Onorevole Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon, spettabile presidente dell’Assemblea Generale Vuk Jeremic, onorevole inviato speciale delle Nazioni Unite per l’istruzione globale Gordon Brown, rispettati anziani rispettati e miei cari fratelli e sorelle: Assalamu alaikum (la pace sia con voi, n.d.T).

Oggi è un onore per me tornare a parlare dopo un lungo periodo di tempo. Essere qui con persone così illustri è un grande momento nella mia vita ed è un onore per me che oggi sto indossando uno scialle della defunta Benazir Bhutto. Non so da dove cominciare il mio discorso. Non so cosa la gente si aspetti che dica, ma prima di tutto voglio ringraziare a Dio per il quale siamo tutti uguali e ringraziare tutti coloro che hanno pregato per una mio veloce guarigione e una nuova vita. Non riesco a credere quanto amore le persone mi hanno dimostrato. Ho ricevuto migliaia di cartoline di auguri e regali da tutto il mondo. Grazie a tutti. Grazie ai bambini le cui parole innocenti mi hanno incoraggiato. Grazie ai miei anziani le cui preghiere mi hanno rafforzato. E grazie agli infermieri, ai medici e al personale degli ospedali in Pakistan e nel Regno Unito e il governo degli Emirati Arabi Uniti che mi hanno aiutato a stare meglio e a riprendere le forze.

Sono qui per dare tutto il mio appoggio al segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon nella sua Iniziativa Globale “Prima l’istruzione” e al lavoro dell’inviato speciale delle Nazioni Unite per l’Educazione Globale Gordon Brown. Li ringrazio per la leadership che continuano a esercitare. Essi continuano a stimolare tutti noi all’azione. Cari fratelli e sorelle, ricordiamo una cosa: il Malala Day non è il mio giorno. Oggi è il giorno di ogni donna, ogni ragazzo e ogni ragazza che hanno alzato la voce per i loro diritti.

Ci sono centinaia di attivisti per i diritti umani e operatori sociali che non solo parlano per i loro diritti, ma che lottano per raggiungere un obiettivo di pace, educazione e uguaglianza. Migliaia di persone sono state uccise dai terroristi e milioni sono stati feriti. Io sono solo uno di loro. Così eccomi qui, una ragazza come tante. Io non parlo per me stesso, ma per dare una voce a coloro che meritano di essere ascoltati. Coloro che hanno lottato per i loro diritti. Per il loro diritto a vivere in pace. Per il loro diritto a essere trattati con dignità. Per il loro diritto alle pari opportunità. Per il loro diritto all’istruzione.

Cari amici, il 9 ottobre 2012, i talebani mi hanno sparato sul lato sinistro della fronte.Hanno sparato ai miei amici, anche. Pensavano che i proiettili ci avrebbero messi a tacere, ma hanno fallito. Anzi, dal silenzio sono spuntate migliaia di voci. I terroristi pensavano di cambiare i miei obiettivi e fermare le mie ambizioni. Ma nulla è cambiato nella mia vita, tranne questo: debolezza, paura e disperazione sono morte; forza, energia e coraggio sono nati. Io sono la stessa Malala. Le mie ambizioni sono le stesse. Le mie speranze sono le stesse. E i miei sogni sono gli stessi.

Cari fratelli e sorelle, io non sono contro nessuno. Né sono qui a parlare in termini di vendetta personale contro i talebani o qualsiasi altro gruppo terroristico. Sono qui a parlare per il diritto all’istruzione per tutti i bambini. Voglio un’istruzione per i figli e le figlie dei talebani e di tutti i terroristi e gli estremisti. Non odio nemmeno il talebano che mi ha sparato.

Anche se avessi una pistola in mano e lui fosse in piedi di fronte a me, non gli sparerei. Questa è il sentimento di compassione che ho imparato da Maometto, il profeta della misericordia, da Gesù Cristo e Buddha. Questa è la spinta al cambiamento che ho ereditato da Martin Luther King, Nelson Mandela e Mohammed Ali Jinnah. Questa è la filosofia della non violenza che ho imparato da Gandhi, Bacha Khan e Madre Teresa. E questo è il perdono che ho imparato da mio padre e da mia madre. Questo è ciò che la mia anima mi dice: stai in pace e ama tutti.

Cari fratelli e sorelle, ci rendiamo conto dell’importanza della luce quando vediamo le tenebre. Ci rendiamo conto dell’importanza della nostra voce quando ci mettono a tacere. Allo stesso modo, quando eravamo in Swat, nel Nord del Pakistan, abbiamo capito l’importanza delle penne e dei libri quando abbiamo visto le armi. Il saggio proverbio “La penna è più potente della spada” dice la verità. Gli estremisti hanno paura dei libri e delle penne. Il potere dell’educazione li spaventa. Hanno paura delle donne. Il potere della voce delle donne li spaventa. Questo è il motivo per cui hanno ucciso 14 studenti innocenti nel recente attentato a Quetta. Ed è per questo uccidono le insegnanti donne. Questo è il motivo per cui ogni giorno fanno saltare le scuole: perché hanno paura del cambiamento e dell’uguaglianza che porteremo nella nostra società. Ricordo che c’era un ragazzo della nostra scuola a cui un giornalista chiese: “Perché i talebani sono contro l’educazione dei ragazzi?”. Lui rispose molto semplicemente: indicò il suo libro e disse: “I talebani non sanno che cosa c’è scritto in questo libro”.

Loro pensano che Dio sia un piccolo esseruccio conservatore che punterebbe la pistola alla testa delle persone solo per il fatto che vanno a scuola. Questi terroristi sfruttano il nome dell’islam per i propri interessi. Il Pakistan è un Paese democratico, amante della pace. I Pashtun vogliono educazione per i loro figli e figlie. L’Islam è una religione di pace, umanità e fratellanza. Che dice: è un preciso dovere quello di dare un’educazione a ogni bambino. La pace è necessaria per l’istruzione. In molte parti del mondo, in particolare il Pakistan e l’Afghanistan, il terrorismo, la guerra e i conflitti impediscono ai bambini di andare a scuola. Siamo veramente stanchi di queste guerre. Donne e bambini soffrono in molti modi in molte parti del mondo.

In India, bambini innocenti e poveri sono vittime del lavoro minorile. Molte scuole sono state distrutte in Nigeria. La gente in Afghanistan è colpita dall’estremismo. Le ragazze devono lavorare in casa e sono costrette a sposarsi in età precoce. La povertà, l’ignoranza, l’ingiustizia, il razzismo e la privazione dei diritti fondamentali sono i principali problemi che uomini e donne devono affrontare.

Oggi, mi concentro sui diritti delle donne e sull’istruzione delle ragazze, perché sono quelle che soffrono di più. C’è stato un tempo in cui le donne hanno chiesto agli uomini a difendere i loro diritti. Ma questa volta lo faremo da sole. Non sto dicendo che gli uomini devono smetterla di parlare dei diritti delle donne, ma il mio obiettivo è che le donne diventino indipendenti e capaci di combattere per se stesse. Quindi, cari fratelli e sorelle, ora è il momento di alzare la voce. Oggi invitiamo i leader mondiali a cambiare le loro politiche a favore della pace e della prosperità. Chiediamo ai leader mondiali che i loro accordi servano a proteggere i diritti delle donne e dei bambini. Accordi che vadano contro i diritti delle donne sono inaccettabile.

Facciamo appello a tutti i governi affinché garantiscano un’istruzione gratuita e obbligatoria in tutto il mondo per ogni bambino. Facciamo appello a tutti i governi affinché combattano il terrorismo e la violenza. Affinché proteggano i bambini dalla brutalità e dal dolore. Invitiamo le nazioni sviluppate a favorire l’espansione delle opportunità di istruzione per le ragazze nel mondo in via di sviluppo. Facciamo appello a tutte le comunità affinché siano tolleranti, affinché rifiutino i pregiudizi basati sulle casta, la fede, la setta, il colore, e garantiscano invece libertà e uguaglianza per le donne in modo che esse possano fiorire. Noi non possiamo avere successo se la metà del genere umano è tenuta indietro. Esortiamo le nostre sorelle di tutto il mondo a essere coraggiose, a sentire la forza che hanno dentro e a esprimere il loro pieno potenziale.

Cari fratelli e sorelle, vogliamo scuole e istruzione per il futuro luminoso di ogni bambino. Continueremo il nostro viaggio verso la nostra destinazione di pace e di educazione. Nessuno ci può fermare. Alzeremo la voce per i nostri diritti e la nostra voce porterà al cambiamento.Noi crediamo nella forza delle nostre parole. Le nostre parole possono cambiare il mondo, perché siamo tutti insieme, uniti per la causa dell’istruzione. E se vogliamo raggiungere il nostro obiettivo, cerchiamo di armarci con l’arma della conoscenza e di farci scudo con l’unità e la solidarietà.

Cari fratelli e sorelle, non dobbiamo dimenticare che milioni di persone soffrono la povertà e l’ingiustizia e l’ignoranza. Non dobbiamo dimenticare che milioni di bambini sono fuori dalle loro scuole. Non dobbiamo dimenticare che i nostri fratelli e sorelle sono in attesa di un luminoso futuro di pace.

Cerchiamo quindi di condurre una gloriosa lotta contro l’analfabetismo, la povertà e il terrorismo, dobbiamo imbracciare i libri e le penne, sono le armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo. L’istruzione è l’unica soluzione. L’istruzione è la prima cosa. Grazie”.

 

GUARDA IL VIDEO DEL DISCORSO CON I SOTTOTITOLI IN ITALIANO.

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