ANCHE QUANDO SEMBRA TROPPO TARDI
del dottor Giorgio Rossi
Un recente studio dei ricercatori dell’Harvad School of Pubblic Health pubblicato su New England Journal of Medicine dimostra che cambiare abitudine a tavola, passando da una dieta scorretta ad un regime alimentare salutare, procura vantaggi sempre, anche quando si ha la sensazione che tutto sia perduto.
Meglio tardi che mai. Modificare le proprie abitudini a tavola è un buon modo per allontanare il rischio di alcune malattie vascolari e di morte prematura.
I vantaggi sono evidenti però solo se la nuova dieta dura nel tempo; per intenderci non basta il sacrificio di un giorno o di una settimana , l’importante è essere costanti. I vantaggi sono evidenti solo se la nuova dieta dura nel tempo.
I ricercatori della Harvard per 10 anni hanno osservato attentamente cosa c’era nel piatto di 70 mila persone, dimostrando che rispettare a lungo le regole della nuova dieta allunga la vita.
Chi per 12 anni sta per lo più attento a ciò che mangia, sgarrando solo in occasioni limitate, riduce il rischio di morte prematura del 20 per cento.
Quali sono le scelte giuste?
Per esempio, suggeriscono i ricercatori di Harvard, ridurre le porzioni giornaliere di carne rossa e lavorata per sostituirle con noci o legumi come ceci e lenticchie.
Chi segue il suggerimento acquista anni di vita, allontanando la possibilità di soffrire di malattie cardiovascolari. E vale anche il contrario : peggiorare l’alimentazione, aumenta il rischio di morte prematura.
I ricercatori non possono spingersi oltre : cambiare dieta non ha effetti quantificabili sulle probabilità di ammalarsi di cancro.
I dati che hanno portato a queste conclusioni provengono dalla review di due grandi studi sempre della Harvard : il Nurses’ Health Study, un monitoraggio della salute femminile e il Health Professionals Follow-up Study, una indagine sulla salute maschile.
Entrambi gli studi erano incentrati sul personale sanitario e sono durati decenni, basandosi su un campione enorme e un follow-up molto lungo che ha permesso ai ricercatori di esaminare i cambiamenti nella qualità dell’alimentazione e il successivo rischio di mortalità.
I partecipanti ai due studi compilavano ogni quattro anni un questionario su cosa mangiavano, quanto e con quale frequenza.
Le loro risposte venivano poi analizzate ricorrendo a tre diversi sistemi di valutazione . Trattando di un campione omogeneo per condizione socio economico, visto che tutti i partecipanti avevano un impiego simile, le conclusione non sono influenzate da fattori sociali o economici.