UNA CARTA DEI DIRITTI DEGLI AMICI A 4 ZAMPE
di avv. Tommaso Rossi
Finalmente Fido e Pluto potranno vantarsi di essere a tutti gli efffetti residenti, per la precisione “residenti non umani” di Trigueros del Valle, piccolo comune nella regiona spagnola di Castiglia y Leòn. E questo comporterà l’estensione ai 4 zampe di diritti assai simili a quelli di uomini e donne. .
“Cani e gatti – ha spiegato il sindaco socialista della città Pedro Pérez Espinosa – hanno vissuto in mezzo a noi per più di mille anni. Il compito del sindaco non è solo quello di rappresentare i residenti umani, ma deve essere presente anche per gli altri”. Grande entusiasmo da parte delle associazioni animaliste che da anni si battono per i diritti degli animali.
“Questo è un grande giorno per i cittadini umani e per quelli non umani allo stesso tempo”, affermano ad esempio dall’associazione animalista Rescate 1.
La Spagna quindi non è solo la patria della Corrida e della sciagurata festa dei tori di Pamplona di cui abbiamo parlato la settimana scorsa, è anche un laboratorio di diritti e integrazione.
Ma non è finita qui a Trigueros del Valle. Il comune ha anche approvato una disposizione che vieta in maniera categorica ogni azione che provochi la morte o la mutilazione di un residente non umano. Questo, almeno per cani e gatti, ma si spera che presto dal piccolo centro castigliano possa estendersi un sentimento di tutela anche dei tori e di altri animali meno amati di cani e gatti.
In Italia dal 2004 è stata introdotta una importante novella del codice penale che punisce con la reclusione chi uccide o maltratta o sottopone a combattimenti gli animali, mentre in precedenza c’era solo la contravvenzione punita con un “buffetto” di abbandono di animali che tuttora permane. Il problema però è culturale, e probatorio, laddove per i reati di cui sopra serve la volontà di provocare senza motivo la morte o una grave compromissione della salute fisica e morale degli animali. E per il codice civile, comunque, permane la qualificazione dell’animale in termini di “cosa” e l’inquadramento nell’ambito della proprietà.
Un passaggio culturale fondamentale sarebbe quello di introdurre uno status intermedio, maagari seguendo la storica sentenza della Suprema Corte americana che ha qualificato gli scimpanzè come “persone giuridiche”.