Nuove frontiere per la lotta al papilloma virus

VACCINO 9-VALENTE ANTI HPV 


del dottor Giorgio Rossi 
Anche in Italia, con il decreto pubblicato il 21 febbraio scorso sulla Gazzetta Ufficiale, si potrà usufruire del nuovo vaccino contro il papilloma virus (HPV), che è in grado di proteggere contro nove tipi del virus ( è infatti 9-valente).
Sette dei nove tipi di di HPV inclusi nel vaccino (HPV 16, 18, 31, 33, 45,52 e 58) sono ad alto rischio oncogeno e causano nel mondo circa il 90% dei tumori del collo dell’utero, il 90% dei casi di cancro anale HPV correlati e circa l’80% delle lesioni della cervice uterina di alto grado ( ovvero quelle lesione che non sono ancora tumore, ma potenzialmente possono diventarlo)
Gli altri due tipi di HPV ( 6 e 11) per essendo considerati a basso rischio oncogeno,  sono causa del 90% dei condilomi genitali e, comunque, sono  al terzo posto di frequenza tra i tipi di HPV che causano cancro della vagina e del pene, quarti nel cancro della vulva e quinti nel cancro dell’ano. 
Il Papilloma virus è sessualmente trasmesso e quasi tutte le persone sessualmente attive lo contraggono nell’arco della loro vita. Il 60-90% delle infezione da HPV, incluse quelle da tipi oncogeni, si risolve spontaneamente entro 1-2 anni dal contagio senza sintomi e senza lasciare reliquati. 
A volte, però, il sistema immunitario non riesce a eliminarlo: l’infezione si sviluppa in modo del tutto silente e nell’arco di circa 5 anni, attraverso delle mutazioni cellulari, può condurre alla formazione di lesioni precancerose che possono progredire fino a sviluppare il cancro della cervice uterina o altre forme ano-genitale in entrambi i sessi anche a distanza di 20-40 anni.
Il tumore del collo dell’utero è causato principalmente dal virus HPV ed è il quarto tumore più frequente nelle donne nel mondo e il secondo più comune delle giovani donne ( 15-44 anni ). In Italia si stima che, ogni anno, le donne colpite da questo tumore siano circa 3.000 e ne muoiano circa 1000.
L’HPV non è solo cancro della cervice uterina e non è solo tumore di genere, ma anche tumori del basso tratto genitale, vulva, vagina , ano, pene e distretto orofarigeo ( gola, tonsille, lingua, non legati ad alcol e tabacco). In Italia si stimano ogni anno circa 1.078 cancri della vulva, 237 della vagina, 457 cancri anali nei maschi e 673 casi cancro anale nelle donne. A questi dati si aggiungono circa 120.000 nuovi casi ogni anno di lesioni genitali benigne (condilomi) dovute agli HPV a basso rischio, in entrambi i sessi. 
Se per il cancro della cervice uterina è possibile effettuare una diagnosi precoce ( anzi precocissima nella fase  precancerosa) grazie allo screening mediante Pap-test, attualmente integrato, ma non sostituito, dal Hpv-test (che ricerca il DNA del Papilloma virus all’interno della cellula prelevata dalla cervice uterina allo stesso modo del Pap-test), per quanto riguarda gli altri tipi di tumori HPV correlati non esistono analoghi test di diagnosi precoce e quindi la mortalità può essere elevata in entrambi i sessi qualora si arrivi alla diagnosi tardivamente.
Ovviamente in un tale scenario la vaccinazione viene a rivestire un ruolo fondamentale. Ed è ciò che è stato recepito dalle Autorità Sanitarie del nostro Paese  che hanno incluso nei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) il Nuovo Piano Vaccinale 2017-2019  che prevede nuove vaccinazioni  erogate dal SSN  come quella anti-HPV  estesa anche ai maschi.
Questo garantisce l’applicazione del Piano non più a macchia di leopardo , ma in modo equo in tutto il territorio nazionale; non più vaccinazione di genere, ma, come detto, estesa ad entrambi i sessi ed inoltre chiarisce un altro elemento che in passato ha generato confusione : la vaccinazione serve a combattere tutte le patologie HPV correlate, quindi anche i condilomi genitali, patologia da molti sottovalutata e che, invece, rappresenta un impegno gravoso per la Salute Pubblica.
Il Vaccino 9-valente,che a tutti gli effetti può essere considerato anche un vaccino contro il cancro,  prima di entrare in commercio con il nome di Gardasil-9, è stato  testato in oltre sette studi che hanno coinvolto più di 15.000 persone in 30  differenti Paesi; rappresenta un’evoluzione dei due vaccini già disponibili ad oggi, il bivalente e il quadrivalente, e  l’aggiunta dei nuovi sierotipi fino al totale di 9,  è in grado di ridurre drasticamente i tumori HPV correlati.
La vaccinazione deve essere somministrata prima di entrare in contatto con il virus per avere la massima protezione possibile. L’età ideale è fra i 9 e 14 anni: in Italia la strategia scelta è la vaccinazione con la somministrazione a 2 dosi fino a 14 anni, a 3 dosi dopi i 14 anni. 
Le chiamate per il vaccino inizieranno dopo l’estate per le femmine, mentre per i maschi cominceranno nel 2018 a seconda dei calendari regionali.
Per tranquillizzare chi manifesta  tante paure  verso le vaccinazioni, frutto di informazioni errate,  gli esperti affermano che solo nel 10% dei casi sono stati osservati contenuti effetti collaterali a livello locale, come gonfiore, dolore, eritema in sede di inoculo, ma niente di  cui preoccuparsi, anzi queste manifestazioni indicano che il vaccino sta funzionando. 
L’Italia con questa operazione  si pone all’avanguardia nella tutela della salute pubblica; ora tocca alla popolazione rispondere in modo altrettanto adeguato e soprattutto al passo con i tempi, liberando il campo da quei fantasmi che stanno inficiando uno dei sistemi più efficaci della moderna  medicina: le vaccinazioni.     

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