OBBLIGHI VACCINALI PER IL PERSONALE SANITARIO: L’ANALISI
del dottor Giorgio Rossi
Negli scorsi giorni grande eco nei media locali e nazionali ha avuto il caso di un’ostetrica dell’Ospedale di Civitanova Marche ( Area Vasta 3, prov.di Macerata dell’ASUR -Azienda Sanitaria Unica Regionale-delle Marche) che sarebbe stata licenziata per giusta causa e senza preavviso per essersi rifiutata di sottoporsi alle vaccinazioni obbligatorie per gli operatori sanitari che lavorano in reparti specifici tra cui, appunto,ostetricia e ginecologia .
Una vicenda che, stando a quanto riportato nei media, sarebbe iniziata alcuni mesi fa con colloqui, inviti, solleciti, ordine di servizio nei quali alla dipendente veniva indicato di sottoporsi ( secondo le indicazione del medico competente -medico del lavoro-) alla vaccinazione obbligatoria contro morbillo, parotite e rosolia ( vaccino MPR -trivalente-).
Le varie sollecitazioni, oltre che dal Direttore Generale dell’Area Vasta 3, sono state inviate anche da parte dei superiori dell’ostetrica, dalla responsabile delle professioni sanitarie e dal direttore sanitario.
Finché, vista la mancata risposta da parte della dipendente, il Direttore Generale firmava il provvedimento di risoluzione del contratto di lavoro a tempo indeterminato
L’ostetrica a sua discolpa, attraverso il suo legale, ha dichiarato di non essere assolutamente una No Vax, ma, dato che, da un recente esame ematochimico eseguito per altri motivi, era risultata già immunizzata per morbillo e rosolia (verosimilmente per aver contratto le malattie da bambina) e scoperta solo per la parotite, per questa malattia e solo per questa, sarebbe stata disponibile alla vaccinazione.
Su che base il Direttore Generale ha deciso di prendere una decisione così rilevante?
L’obbligo vaccinale è sancito da una serie di norme nazionali e regionali. Vediamole rapidamente in dettaglio.
Sebbene universalmente la vaccinazione sia considerata uno strumento straordinariamente efficace e sicuro per la prevenzione delle malattie infettive, dal 2013 al 2016 le coperture vaccinali hanno mostrato un trend in diminuzione, scendendo al di sotto della soglia del 95%, raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per limitare la circolazione di questi virus e batteri nella collettività e ottenere oltre alla protezione dei singoli soggetti vaccinati anche la cosiddetta immunità di gregge: infatti, se almeno il 95% della popolazione è vaccinata, si proteggono indirettamente anche coloro che, per motivi di salute, non è stato possibile sottoporre alla vaccinazione.
In particolare, come conseguenza delle inadeguate coperture vaccinali nei confronti del morbillo , nel corso del 2017 il nostro Paese è stato interessato da una estesa epidemia di morbillo, che ha causato quasi 5000 casi, di cui oltre 300 operatori sanitari, con 4 decessi ( rapporto Istituto Superiore di Sanità (ISS) n.37 gennaio 2018).
Difronte alla preoccupazione destata dalla situazione epidemiologica del morbillo, al rischio di ricomparsa di malattie ormai eliminate dall’Italia o sotto controllo, e alla scarsa efficacia delle strategie attuate fino ad allora, si è ritenuto opportuno un cambio radicale di approccio , con l’approvazione del decreto-legge 7 giugno 2017, n.73, convertito con modificazioni, in legge n.119 il 31 luglio 2017, che ha aumentato il numero delle vaccinazioni obbligatorie da 4 a 10 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale con il titolo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale (PNPV) 2017-2019.
Il PNPV 2017-2019 non riguarda solo le vaccinazione per i bambini/ragazzi da 0 a16 anni,ma tra i vari capitoli c’è quello riguardante “Le vaccinazioni per soggetti a rischio per esposizione professionale” in cui vengono indicate le categorie di lavoratori a rischio per cui sono indicate specifiche vaccinazioni.
Al capoverso Operatori Sanitari si legge :” per gli operatori sanitari un adeguato intervento di immunizzazione è fondamentale per la prevenzione ed il controllo delle infezioni (anti-epatiteB, anti-influenzale, anti-morbillo, parotite, rosolia (MPR), anti-varicella, anti-pertosse).Nella maggior parte dei casi, l’immunizzazione attiva riveste un ruolo non soltanto di protezione del singolo operatore, ma soprattutto di garanzia nei confronti dei pazienti, ai quali l’operatore potrebbe trasmettere l’infezione determinando gravi danni e persino casi mortali.”
Inoltre vengono indicati i reparti a maggior rischio di contagio :” emodialisi, rianimazione, oncologia, chirurgia generale e specialistica, ostetricia e ginecologia, malattie infettive, ematologia, laboratori di analisi, centri trasfusionali, sale operatorie, studi dentistici, medicina legale e sale autoptiche, pronto soccorso, assistenza sanitaria nelle carceri.”
Per quanto attiene alle norme locali, nel territorio della Regione Marche, sono vigenti:
- la legge n28 del 9 agosto 2017 con cui la Regione Marche recepisce il PNPV 2017-2019. Inoltre in data 27 agosto 2018 in Commissione Salute è stata approvata la pdl con la quale la Regione respingeva la norma prevista dall’attuale Ministro della Salute dello slittamento di un anno dell’obbligo vaccinale dei bambini/ragazzi per l’accesso alle scuole, applicando quanto già indicato dal PNPV di riferimento;
- la determina n. 619 del 26 ottobre 2017 dell’ASUR Marche con cui si provvede all’attuazione del piano vaccinale negli operatori sanitari e prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza, recependo integralmente quanto indicato nello specifico capitolo dal PNPV 2017-2019.
L’ostetrica licenziata rappresenta il primo caso in Italia e molto probabilmente approderà davanti al giudice del lavoro.