Parcheggio e sito expo per antiche opere

PATTO SOPRINTENDENZA-COMUNEANCONA – di Giampaolo Milzi –

  Il sogno della materializzazione di un parcheggio nell’antichissimo cuore del centro storico di Ancona, riservato per l’80% ai residenti della zona, potrebbe avverarsi. Dove? A due passi dalla sede della Soprintendenza Archeologia, cioè nella parte a monte del declivio parallelo a via Birarelli che scende fino a Palazzo Ferretti, sede del Museo Archeologico Nazionale delle Marche. Di più: nello stesso sito potrebbe spuntare uno spazio espositivo con opere e reperti plurisecolari di grande valore e mai mostrati al pubblico. I condizionali, riguardo anche e soprattutto alla tempistica, sono d’obbligo. Tra alcune righe, i motivi di quei condizionali. Subito, invece, i dettagli del progetto, nato e cresciuto su forte impulso della citata Soprintendenza e da un paio di mesi rilanciato dal suo numero uno, il dott. Mario Pagano. 

  Un parcheggio nel luogo appena descritto c’è da molti anni. Ma è sfruttato pochissimo, in quanto ad uso del personale della Soprintendenza, che ne è proprietaria assieme al terreno su cui insiste. L’idea è semplice quanto virtuosa: il Comune di Ancona riceve in concessione dalla Soprintendenza, per 9-10 anni, l’area sosta e la parte del sito a quota più elevata da cui si accede da via Birarelli, la risistema come parking a raso per un capienza di 80 veicoli, di cui 60 per chi abita nel rione Guasco-San Pietro e 20 che restano a disposizione dei dipendenti dell’ente statale proprietario; in cambio il Comune si impegna a realizzare un ambiente-expo coperto, probabilmente da una tettoia, addossato al tratto di mura urbane cinquecentesche vicine ai pochissimi resti dell’ex Convento di Santa Palazia, in uno spazio confinante con lato sinistro di via Birarelli (per chi la percorre in direzione resti Anfiteatro Romano). Circa 90mila euro il costo complessivo dell’operazione, a carico delle casse municipali. Per il nuovo locale è pronto da un pezzo un progetto predisposto dall’architetto Rosella Bellesi, collaboratrice della Soprintendenza. Il dott.Pagano e la funzionaria di zona, archeologa Raffaella Ciuccarelli, hanno già abbozzato la lista dei “pezzi pregiati” da mettere in mostra permanente: due urne funerarie e un capitello di epoca romana in pietra, un capitello in pietra del ‘600, un’epigrafe su pietra legata alla figura di papa Alessandro VII, due pesi di epoca romana anch’essi in pietra.

La Soprintendenza ha fatto quasi tutto ciò che le compete per centrare l’obiettivo. Compresi alcuni lavori di consolidamento su due lati del perimetro dell’ipotizzata struttura “dépendance” del Museo Archeologico.

Quanto allo schema di accordo concessorio con il Comune esiste da molto tempo. I responsabili dell’ufficio municipale Patrimonio – sostiene chi ha predisposto lo schema in Soprintendenza – l’hanno ricevuto dopo essere stati contattati dall’ente archeologico statale-regionale fin dall’anno scorso.

Cioé poco dopo la scadenza (maggio 2014) di una precedente concessione, formalizzata nel 2006, che avallava lo stesso accordo di partnership appena descritto. Un accordo, purtroppo, rimasto sulla carta. Perché? E’ un giallo a tinte fosche. Quel primo accordo progettuale, per oscuri motivi, è affondato nella burocrazia municipale.

Da qui la decisione, quest’anno, di “ricominciare da tre”, per citare Massimo Troisi. Sarà la volta buona? Potrebbe esserlo. Ecco che torna il condizionale, legato alla palude di pastoie burocratico-amministrative, caratterizzata da insidiose sabbie mobili. L’iter perché l’impresa vada in porto è intricatissimo, per usare un eufemismo, visto che tira in ballo altri due enti, Regione Marche e Provincia di Ancona. Esiste un tavolo di concertazione Soprintendenza-Comune, che ha prodotto incontri. La prima, lo ripetiamo, ha passato lo schema di patto concessorio al secondo. Pare che l’ufficio municipale Patrimonio lo abbia finalmente inviato con nulla osta alla Regione. Che attende un analogo nulla osta dalla Provincia, “entità” da oltre un anno alquanto depotenziata riguardo a funzioni e personale. Il massimo ente locale, una volta incamerato il nulla osta anche dalla Provincia, dovrà a sua volta dare un ok autorizzativo alla commissione Patrimonio del Segretariato regionale Beni culturali (da cui dipendono le Soprintendenze delle Marche), retto dalla dott.ssa Giorgia Muratori. La commissione preseduta dalla Muratori potrebbe e dovrebbe chiudere questa specie di tortuoso giro dell’oca dando il via libera definitivo alla Soprintendenza Archeologia, ultimo presupposto per la sigla dello schema di accordo concessorio con il Comune. Il dott. Pagano e la direttrice amministrativa della Soprintendenza, dott.ssa Marilena Castellaneta, fanno gli scongiuri e toccano ferro. E lo fa anche Urlo. Perché emergono due giganteschi punti interrogativi: quando e se l’accordo con il Comune sarà firmato nero su bianco, quanto ci metteranno la Giunta del sindaco Valeria Mancinelli, l’assessore Maurizio Urbinati e l’ufficio al Patrimonio competenti ad avviare il cantiere? E poi quanto impiegheranno a concludere i lavori per parcheggio e locale espositivo? Per stimolare un’accelerazione dei tempi, la Soprintendenza ha inserito una specie di clausola nello schema concessorio, che nella sostanza recita così: se il cantiere non parte entro pochi mesi dalla firma, l’accordo decade. Se ciò accadesse sarebbe una super beffa. Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Lo sa il Comune? O no?

(tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)

 

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