REALIZZATA DALL’ASSOCIAZIONE ITALIANA CELIACHIA PER CONOSCERE I SINTOMI DELLA MALATTIA
del dottor Giorgio Rossi
In occasione della Giornata Internazionale della Donna dell’8 marzo, l’Associazione Italiana Celiachia (AIC) pubblica la guida “Donna e Celiachia” realizzata dal Comitato Scientifico dell’Associazione per aiutare le donne italiane a riconoscere e capire se sono celiache pur non presentando i sintomi classici della malattia sfuggendo così alla diagnosi.
L’attenzione alle donne è giustificata dai numeri: dei circa 600.000 casi stimati di celiachia presenti nella popolazione italiana, dove l’incidenza è pari all’1%, ben due su tre riguardano il sesso femminile. Sono circa 400.000 le italiane che potrebbero avere o sviluppare la celiachia contro 200.000 uomini, ma in entrambi i sessi le diagnosi sono tuttora poche, circa 180mila, nonostante crescano del 10% circa ogni anno.
Il 72% dei pazienti con celiachia è ancora in attesa della diagnosi: si tratta di circa 436italiani, di cui 136.000 sono uomini, ma addirittura 284.000 donne. Infatti la celiachia non di rado si manifesta nel sesso femminile con sintomi atipici, tali che non fanno neppure sorgere il sospetto di non tollerare il glutine. La sterilità senza altra causa, l’endometriosi, un menarca tardivo o una menopausa precoce, le alterazioni del ciclo e l’amenorrea sono tutti disturbi frequenti nelle donne celiache non diagnosticate, così come l’anemia da carenza di ferro che si manifesta in circa una celiaca su due. Inoltre, una celiachia non riconosciuta aumenta il rischio di problemi in gravidanza come aborti ripetuti, ritardo di crescita intrauterino, prematurità, basso peso alla nascita, taglio cesareo.
Alla base della malattia c’è un’alterazione genetica, pertanto trasmissibile, che rende la persona intollerante al glutine, una proteina contenuta nel grano, nell’orzo e nella segale. Quando la persona affetta da celiachia assumono alimenti o usano prodotti che contengono glutine, il loro sistema immunitario reagisce in modo abnorme danneggiando o distruggendo i villi dell’intestino tenue, piccoli organuli che rivesto la mucosa intestinale e consentono l’assorbimento delle sostanze nutritive.
I sintomi sono prevalentemente a carico dell’apparato gastroenterico con dolore e gonfiore addominale, alvo irregolare con alternanza di stipsi e diarrea, feci poltacee e “grasse”, spesso attribuiti alla diffusissima sindrome del colon irritabile. Successivamente compaiono i segni della malnutrizione e, se il paziente è un bambino, avremo ritardo della crescita e bassa statura, ritardi della pubertà,difetti dello smalto dentale nei denti definitivi; se, invece, trattasi di un adulto, comparirà anemia sideropenica apparentemente inspiegabile, facile stancabilità, dolori osteoarticolari, osteoporosi, amenorrea, sterilità, stomatiti aftose ricorrenti, eruzioni cutanee pruriginose.
Inoltre, le persone affette da celiachia tendono a sviluppare altre malattie in cui il sistema immunitario reagisce in modo anomalo attaccando le proprie cellule e tessuti sani, come il diabete di tipo 1, malattie autoimmuni della tiroide, artrite reumatoide, sindrome di Sjogren che colpisce ghiandole salivari e lacrimali.
La diagnosi di celiachia viene formulata attraverso esami del sangue che prevedono il dosaggio di specifici anticorpi ed autoanticorpi: transglutaminasi anti-tissutale (t-TGA), anticorpi anti-endomisio (EMA), diretti contro le componenti delle cellule intestinali dell’organismo e gli anticorpi antigliadina (AGA), rivolti verso le componenti del glutine. Se i valori di questi anticorpi appaiono superiori alla norma, il paziente è probabilmente celiaco ed allora si procederà con l’esame che rappresenta il gold-standard: la biopsia duodenale che si ottiene attraverso la gastroscopia. Il susseguente esame istologico è in grado di evidenziare i villi intestinali lesionati, quadro che dà la certezza diagnostica.
La guida AIC ha prevalentemente l’obiettivo di facilitare i medici e le donne stesse a individuare la possibilità di una celiachia anche in assenza dei classici sintomi gastrointestinali, perché una volta avuta una diagnosi certa si può stare finalmente meglio: una dieta senza glutine è sufficiente a determinare la remissione di tutti i sintomi e permette alla donna di tornare a una normale vita riproduttiva, familiare, sociale e lavorativa.
L’AIC si raccomanda,inoltre, che chiunque abbia un sospetto di intolleranza al glutine, si rivolga ad un medico ed eviti nel modo più assoluto di intraprendere una dieta gluten-free senza prima una corretta diagnosi.
La guida è disponibile sul sito www.celiachia.it e sarà diffusa nei prossimi mesi anche in versione cartacea e verrà distribuita ai medici di famiglia.