“Il mio dio è il rock & roll” (Lou Reed)
“Tanti di noi hanno tratto beneficio dal lavoro da lui compiuto… Siamo tutti in debito con lui. Un debito che molti di noi non sono molto felici di avere. A volte vorresti immaginare di aver fatto tutto da solo. Ma penso che tutti debbano stare in fila per dire grazie a Lou, a modo proprio” (Patti Smith)
di Valentina Copparoni
3 novembre 2013- Il 26 ottobre scorso si è spento all’età di 71 anni il grande Lou Reed, all’anagrafe Louis Allen Reed. Aveva subìto un trapianto al fegato nel maggio scorso e forse proprio a causa delle complicazioni dovute all’operazione è deceduto a Southampton, il sobborgo di New York dove si era trasferito.
Scrivere di lui, della sua vita e di ciò che è stato con la musica e per la musica è quasi impossibile, troppo alto il rischio di essere riduttivi e forse poco rispettosi, per questo ho scelto di ricordarlo con una piccola parte di lui, il meraviglioso brano “Perfect Day”.
Una bellissima ballata, dolce, malinconica con meravigliosi arrangiamenti per pianoforte e archi.
La capacità poetica di Reed in questo brano sembra raggiungere davvero la perfezione richiamata nel titolo ma senza tecnicismi fini a se stessi piuttosto con semplicità e linearità sia nel testo e nella musica. L’’interpretazione è davvero toccante perché riesce in poche pennellate a dipingere “il giorno perfetto”, quello che ognuno di noi vorrebbe vivere e condividere, fatto di gesti semplici (“Bevendo sangria nel parco . ..E poi, più tardi Quando fa buio, andiamo a casa Solo un giorno perfetto … dare da mangiare agli animali allo zoo. E poi, più tardi un film, e poi casa”) ma emozioni forti e vere che non hanno bisogno di fiabe per realizzarsi.
Il brano è stato scritto e pubblicato da Lou Reed nel sul suo album del 1972 “Transformer” e, dopo il successo iniziale di quegli anni, nel 1996 ebbe di nuovo grande fama grazie al suo inserimento nella colonna sonora del film Trainspotting.
Nel 2003 poi Reed lo ripropone in una nuova versione per l’album The Raven. L’incisione originale, come anche il resto di Transformer, venne prodotta da David Bowie su arrangiamento di Mick Ronson che nel brano ha suonato anche il pianoforte.
Il testo della canzone è la descrizione di una storia d’amore, forse quella dello stesso Reed con Bettye Kronstadt (che sarebbe diventata la sua prima moglie) o secondo altri la persona a cui si rivolge con quel “You” è Shelley, una delle donne più importanti della sua vita sin dagli anni del liceo alla quale ha dedicato anche una delle canzoni d’esordio, “I’ll be your mirror”.
Per molti però il brano è anche la descrizione dei conflitti interiori di Reed con la propria sessualità e con le droghe.Non sono mancate infatti letture ed interpretazioni diverse da quelle più immediate e tradizionali, forse più approfondite o forse soltanto eccessivamente distorte. Una di queste si concentra in particolare su alcune frasi del brano come “You just keep me hanging on” (Mi dai la forza di tirare avanti) e “I thought I was someone else, someone good” (Ho pensato di essere qualcun altro, qualcuno di migliore) che sembrerebbero suggerire significati nascosti, alluderebbero al ricordo ed alla nostalgia di Reed di cose passate e alla paura che si rivelino solo come eventi creati dalla propria mente in quel periodo spesso annebbiata dall’uso delle droghe.
La ripetizione del verso finale per quattro volte “You`re going to reap just what you sow” (Raccoglierai ciò che hai seminato) richiama un verso biblico della lettera ai Galizi “Non fatevi illusioni: Dio non si lascia ingannare. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato” e sembra davvero un monito, forte, carico di rimpianto.
Altre interpretazioni arrivano a leggere il brano come una vera e propria metafora del periodo di Reed dedito all’uso di eroina perciò versi come “I’m glad I spent it with you” cioè «Sono felice di averla passata (la giornata) con te”, si riferirebbe in realtà all’eroina.
Forse è cosi o forse no, ma forse nemmeno è davvero importante saperlo.
I significati di una canzone posso essere sempre tanti e diversi e ognuna in qualche modo diventa anche di chi la ascolta.
Quello che è certo è che se a volte la perfezione fa paura o forse non esiste, il giorno perfetto raccontato da Lou Reed può esistere e quando lo viviamo lo riconosciamo e può diventare il primo dei giorni perfetti. Un altro modo per dire “ per sempre”.
“Just a perfect day
drink Sangria in the park
And then later
when it gets dark, we go home
Just a perfect day
feed animals in the zoo
Then later
a movie, too, and then home
Oh, it’s such a perfect day
I’m glad I spend it with you
Oh, such a perfect day
You just keep me hanging on
You just keep me hanging on
Just a perfect day
problems all left alone
Weekenders on our own
it’s such fun
Just a perfect day
you made me forget myself
I thought I was
someone else, someone good
Oh, it’s such a perfect day
I’m glad I spent it with you
Oh, such a perfect day
You just keep me hanging on
You just keep me hanging on
You’re going to reap just what you sow
You’re going to reap just what you sow
You’re going to reap just what you sow
You’re going to reap just what you sow
“Solo un giorno perfetto
Bevendo sangria nel parco
E poi, più tardi
Quando fa buio, andiamo a casa
Solo un giorno perfetto
dare da mangiare agli animali allo zoo
E poi, più tardi
un film, e poi casa
Oh, è talmente un giorno perfetto
Sono contento di averlo passato con te
Oh, è talmente un giorno perfetto
Tu mi fai resistere e andare avanti
Tu mi fai resistere
Solo un giorno perfetto
I problemi sono lasciati soli
Turisti per conto nostro
E’ così divertente
Solo un giorno perfetto
Mi hai fatto dimenticare me stesso
Pensavo di essere qualcun altro,
qualcuno valido
Oh, è talmente un giorno perfetto
Sono contento di averlo passato con te
Oh, è talmente un giorno perfetto
Tu mi fai resistere e andare avanti
Tu mi fai resistere
Raccoglierai ciò che hai seminato
Raccoglierai ciò che hai seminato
Raccoglierai ciò che hai seminato
Raccoglierai ciò che hai seminato”