27 MAGGIO ’13, FIRENZE – “Troppi profili di quel tragico disegno rimangono ancora oscuri. Spesso verità storica e giudiziaria non si sovrappongono”. Lo ha detto il presidente del Senato, Pietro Grasso, ieri durante una cerimonia a Firenze in occasione del XX anniversario della strage di via dei Georgofili. “Le sentenze – ha proseguito Grasso – hanno accertato le responsabilità di esecutori e parte dei mandanti, quelli mafiosi naturalmente. Hanno confermato che erano parte di un programma per scuotere dalle fondamenta l’ordine pubblico per cercare di influenzare una situazione politica ed economica incerta».
La strage di Via dei Georgofili è datata 27 maggio 1993 (precisamente nella notte tra il 26 e il 27 maggio), quando venne fatta esplodere una Fiat Torino imbottita di esplosivo nei pressi della storica Torre dei Pulci, tra gli Uffizi e l’ Arno, sede dell’accademia dei georgofili, storica istituzione fiorentina che da oltre 250 anni promuove, tra studiosi e proprietari agrari, gli studi di agronomia, selvicoltura, economia e geografia agraria. Morirono cinque persone e furono distrutte moltissime palazzine, ed anche parte degli Uffizi fu danneggiata. La strage viene inquadrata nella risposta di Cosa Nostra all’introduzione dell’ art. 41 bis del codice penitenziario che prevede il carcere duro per i mafiosi. A questo attentato ne seguirono poi altri due, uno a Roma e l’altro a Milano.
Grasso ha ricordato che sono stati i giudici fiorentini ad usare per la prima volta “il termine terrorismo mafioso”. Dopo aver ricordato i magistrati fiorentini Gabriele Chelazzi e Piero Luigi Vigna e gli attuali titolari delle indagini, il procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi e sostituti Alessandro Crini e Giuseppe Nicolosi, Grasso ha aggiunto: “bisogna insistere perchè gli eventi vengano ricostruiti in tutte le loro implicazioni e sfaccettature, senza aver paura, senza omissioni, perchè solo la verità può dare onore ai morti e ai sopravvissuti. Una delle funzioni del processo è ricostruire la verità e accertare responsabilità”, ha detto poi a proposito del processo sulla trattativa tra Stato e mafia che si è aperta oggi a Palermo. “Sono testimone – ha spiegato Grasso – e potrò dare il mio contributo alla ricostruzione della verità. Ci sono 178 testimoni che aiuteranno a ricostruire tutto quello che è possibile ricostruire”. Ricordando il suo ruolo di ex procuratore nazionale antimafia Grasso ha poi concluso: “Sotto il profilo della ricerca della verità, pur avendo cambiato funzione, non cambio l’impegno”.
“Individuare mandanti a volto coperto e se ci furono contatti fra mafia e pezzi delle istituzioni”. Questo ha chiesto il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, durante la cerimonia di consegna delle targhe ai soccorritori che intervennero dopo la strage di via dei Georgofili del 1993. Ieri Firenze ricordava il XX anniversario dell’attentato con una serie di iniziative. La prima si è svolta nella sede della Regione Toscana alla presenza del presidente del Senato e della presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage dei Georgofili, Giovanni Maggiani Chelli. Rossi ha ricordato come i soccorritori “contrapposero al messaggio della violenza estrema il messaggio della solidarietà e della legalità. La città ferita reagì. Questa è la spina dorsale della democrazia”. Riguardo la ricerca della verità “ci impegniamo a non fermarci – ha concluso Rossi – le indagini non si chiudono e anche la memoria deve rimanere vigile».
MOSE’ TINTI