TORINO, 22 MAGGIO ’13- A poco meno di due settimane dalla pronuncia della Corte di Appello a Torino arriva la notizia del decesso di uno dei due ricchi imputati, il barone belga Louis De Cartier, 92 anni.
E’ immaginabile la delusione di tutti i soggetti coinvolti nel processo Eternit che così vedono sfumare la possibilità di ottenere i risarcimenti per la perdita dei familiari.
Uno dei più grandi processi svolti in Italia sul caso amianto e la sua capacità cancerogena, che ha visto imputati e condannati in primo grado a 16 anni per disastro doloso e omissione dolosa di misure antinfortunistiche, De Cartier e Schmidheiny, rispettivamente l’ amministratore e il proprietario degli stabilimenti di Cavagnolo e Casale Monferrato.
La tesi dell’accusa è che nonostante gli imputati fossero a conoscenza dell’alta probabilità di formazione di tumori e d’insorgenza dell’asbestosi per tutti coloro che venivano in contatto con le polveri dell’amianto, comunque hanno continuato a tenere aperta la fabbrica per gli ingenti profitti economici derivanti, senza nemmeno adottare la minima precauzione.
Oltre 2mila le vittime accertate negli stabilimenti, ma sarebbero molti di più i morti totali relativi a tutta la zona circostante ad essi, senza contare poi i malati che tuttora si contano; più di 6mila le parti civili.
La preoccupazione ora si concentra sul pagamento dei risarcimenti civili: la difesa del defunto imputato è convinta che il processo si possa ritenere estinto travolgendo tutto ciò che era stato disposto in primo grado, mentre i difensori delle parti civili non si arrendono e annunciano, tramite il coordinatore dell’Associazione dei familiari delle vittime dell’amianto, che continueranno ad andare avanti non per accanimento, ma per dovere.
ALESSIA RONDELLI