Pussy Riot: una battaglia per tante libertà

 

 OLTRE 100 ARTISTI  DI TUTTO IL MONDO UNITI IN UN APPELLO PER LA LIBERAZIONE DELLE RUSSE PUSSY RIOT

-di Valentina Copparoni e Clarissa Maracci

pussy_riot-28 luglio 2013-Più di 100 artisti di fama internazionale hanno aderito all’appello mondiale lanciato per la liberazione di due componenti del gruppo punk russo femminista Pussy Riot. Un appello che arriva mentre si attende  l’udienza d’appello per la loro  libertà vigilata.
In una lettera aperta, coordinata da Amnesty International nell’ambito della campagna per la liberazione di Maria Alekhina  e Nadezhda Tolokonnikova, i musicisti danno voce a sostegno delle ragazze affermando: “l’indignazione per l’iniquità del processo e dell’incarcerazione delle Pussy Riot ha avuto un impatto mondiale, in particolare tra i vostri colleghi artisti, musicisti e tra i comuni cittadini.”
Così continua la lettera:“Pur capendo che protestare in un luogo di culto possa turbare le sensibilità, chiediamo alle autorità russe di rivedere le sentenze molto pesanti emesse, facendo sì che possiate tornare dai vostri figli, dalle vostre famiglie, alle vostre vite.” Tra i firmatari della lettera anche Yoko Ono che ha dichiarato: “Ringrazio le Pussy Riot per resistere, per continuare a credere nella libertà d’espressione e perché rendono tutte le donne del mondo fiere di essere donne.”

L’udienza in vista di un’eventuale la liberazione con la condizionale arriva a  quasi un anno dall’inizio del processo a carico delle componenti del gruppo Pussy Riot. Le tre donne sono state incolpate per “teppismo per motivo di odio religioso” dopo che, nel febbraio 2012, avevano cantato un brano di protesta nella cattedrale ortodossa di Mosca. Sono state dichiarate colpevoli e condannate a 2 anni di carcere.
A Ekaterina Samutsevich è stata concessa  la libertà vigilata mentre gli appelli di Alekhina e Tolonnikova per la libertà vigilata saranno sono in attesa di decisione.

 Ecco il testo della lettera aperta di Amnesty International in sostegno delle Pussy Riot:

“Care Masha e Nadia,

a quasi un anno dal vostro processo vi scriviamo per assicurarvi che ovunque nel mondo ci sono persone che pensano a voi e continuano a lavorare per la vostra liberazione. Anche se siete le manifestanti che hanno avuto più visibilità, sappiamo che ci sono molti altri giovani che hanno sofferto durante le proteste e siamo molto preoccupati anche per loro. In molti modi con la vostra detenzione ora rappresentate anche loro.

Quando siete state accusate molti artisti hanno espresso la propria preoccupazione. Speravamo che le autorità avrebbero mostrato comprensione e un senso delle proporzioni nel affrontare il vostro caso, insieme a po’ del famoso senso dell’umorismo russo. Abbiamo dovuto constatare che così non è stato.

L’indignazione per l’iniquità del processo e dell’incarcerazione delle Pussy Riot ha avuto un impatto mondiale, in particolare tra i vostri colleghi artisti, musicisti e cittadini del mondo, tra i genitori che sanno quanto possa essere dolorosa la separazione dai vostri figli. Pur capendo che protestare in un luogo di culto possa turbare le sensibilità, chiediamo alle autorità russe di rivedere le sentenze molto pesanti emesse, facendo sì che possiate tornare dai vostri figli, dalle vostre famiglie, alle vostre vite.

Il diritto alla libertà d’espressione e al dissenso sono dei diritti legittimi ed essenziali per il funzionamento della democrazia. Siete state accusate di quello che si potrebbe descrivere come un crimine “senza vittima” ma, ne siamo convinti, in una società giusta non ci può essere crimine laddove non ci sia una vittima identificabile.

La vostra forza, il vostro coraggio e la vostra determinazione sono per noi una fonte di ispirazione,

Un saluto solidale

Bryan Adams, Adele, Alt-J, Laurie Anderson, Animal Collective, Anti-Flag, Arcade Fire, Arch Enemy, Archive, Joan Armatrading, Joan Baez, Beardyman, Jeff Beck, Yasiin Bey, björk, Rubén Blades, Billy Bragg, Jackson Browne, Peter Buck, Tracy Chapman, Chase & Status, The Chemical Brothers, Neneh Cherry, The Clash, Coldplay, Lily Rose Cooper, Dido, Django Django, Melissa Etheridge, Siobhan Fahey, Paloma Faith, First Aid Kit, Franz Ferdinand, Foster the People, fun., Peter Gabriel, Bob Geldof, Kim Gordon, Debbie Harry, PJ Harvey, Don Henley, The Hidden Cameras, Niall Horan, Billy Joel, Sir Elton John, Ke$ha, Angelique Kidjo, The Knife, Mark Knopfler, Tom Lehrer, Sean Lennon, Annie Lennox, Lykke Li, Sir Paul McCartney, Romy Madley-Croft, Madonna, Zayn Malik, Stephen Malkmus, Marina & the Diamonds, Johnny Marr, Massive Attack, Mike Mills, Moby, Thurston Moore, Tom Morello, Alanis Morissette, James Morrison, Graham Nash, Kate Nash, Youssou N’Dour, Karen O, Yoko Ono, Clock Opera, Ozzy Osbourne, Liam Payne, Peaches, Joe Perry, Phoenix, Rain Phoenix, Portishead, Portugal. The Man, Cat Power, Radiohead, Bonnie Raitt, Rise Against, Patti Scialfa, Scissor Sisters, Paul Simon, Sleigh Bells, Patti Smith, Esperanza Spalding, Bruce Springsteen, Dave Stewart, Sting, Michael Stipe, Harry Styles, Neil Tennant, Louis Tomlinson, Pete Townshend, K T Tunstall, U2, Eddie Vedder.

(fonte: http://www.amnesty.ch/it/doc/regioni-del-mondo/europa-e-asia-centrale/2013/russia-artisti-lanciano-un-appello-per-le-pussy-riot)

Ma cosa ha portato alla condanna delle Pussy Riot?

Le Pussy Riot  sono state  accusate dalle autorità russe di “vandalismo per motivi di odio religioso” per aver cantato durante un loro concerto tenutosi nella cattedrale   ortodossa a Mosca un brano di protesta contro Putin.
Il brano intitolato “Vergine Maria liberaci da Putin” invocava Maria a diventare femminista e a dare il suo aiutare per cacciare Putin criticando anche alcune autorità religiose per il sostegno dato al governo russo. Il 4 marzo 2012 Maria Alekhina e Nadezhda Tolokonnikova, due componenti del gruppo, venivano arrestate mentre Ekaterina Samusevich il successivo 15 marzo. Nadezhda Tolokonnikova ammise di aver fatto parte del gruppo delle Pussy Riot che aveva svolto la protesta, mentre le altre due negarono di essere state presenti.
Il Tribunale di Mosca ha poi esteso la custodia in carcere preventiva delle cantanti mentre l’Associazione di solidarietà per i prigionieri politici  ed i difensori delle cantanti  subito ritennero le accuse del tutto infondate chiamando a testimoniare lo stesso Putin ed il patriarca russo Kirill (testimonianze però non ammesse dal Tribunale).
Molti volti della musica, anche a livello internazionale, prima dell’appello di questi giorni, si sono mossi  in favore delle Pussy Riot : i Faith No More, Franz Ferdinand, i Red Hot Chili Peppers ed anche Sting che ha dichiarato: “È sconvolgente che le musiciste della band Pussy Riot rischino fino a sette anni di carcere. Il dissenso è un diritto legittimo ed essenziale in ogni democrazia e i moderni leader politici devono accettare questo fatto con tolleranza. Mantenere un senso delle proporzioni, oltre che un senso dell’umorismo, è un segno di forza, non di debolezza. Sono sicuro che le autorità russe annulleranno del tutto queste false accuse e permetteranno a queste donne, a queste artiste, di tornare alla loro vita e ai loro figli“.

 L’artista è il visionario, colui che ha il coraggio di pensare, dire e fare cose che gli altri non concepiscono. Si distingue dalla massa per il senso spiccato di libertà che lo caratterizza, la libertà di vivere come crede. “Out of the box” – fuori dalle scatole imposte dalla società. Tutto questo ovviamente ha un prezzo. Per le Pussy Riot, il conto è stato salato: due anni di prigionia nelle colonie penali russe. La sentenza ha condannato le tre componenti del gruppo punk per  “holliganismo”, cioè per aver tenuto un comportamento violento e di aver istigato odio religioso ai sensi dell’articolo 213.2 del codice penale russo “vandalismo per motivi di odio religioso o di ostilità verso un gruppo sociale, pianificato da un gruppo organizzato”.
Tuttavia  il centro studi russo, SOVA ( Centre for Information and Analysis) ritenne che l’atto di accusa un uso illegittimo della legge russa. In effetti, le Pussy Riot sono state accusate di essere mosse da odio religioso, contro uno specifico gruppo sociale: i credenti Ortodossi. Invece, il centro SAVA <<non vede nelle azioni delle musiciste punk alcuna dimostrazione di odio religioso, ovvero, alcun odio contro l’ortodossia russia né contro i suoi componenti. Gli autori della canzone hanno espresso nella canzone la loro personale critica verso il Patriarca Kirill per supportare l’insediamento del Governo Russo.>>
In alternativa, il comportamento dimostrato nella preghiera punk avrebbe dovuto essere sanzionato ex articolo 5.26, 2° parte del Codice Amministrativo che prevede “insultare la sensibilità religiosa dei cittadini, dissacrare oggetti venerati, simboli ed emblemi ideologici.” Inoltre, l’indictment (l’accusa) contro la Tolokonnikova, una delle Pussy Riot, non sarebbe conforme con l’articolo 14 della Costituzione della Federazione Russa che stabilisce uno stato laico. Così, la materia religiosa non rientra nella competenza della Corte che ha emesso la sentenza.
Katja Samutsevich, sentita davanti ai giudici della Corte, non ha espresso alcun pentimento per l’accaduto. Piuttosto, ha rimarcato significativamente la posizione delle Pussy Riot. <<Il fatto che la Cattedrale del Cristo Sapiente è diventata un simbolo significativo nella strategia dei nostri poteri, era già noto a molte persone “pensanti”, quando l’ex collega KGB di Vladimir Putin, Kirill Gundyaev , è stato posto da a capo della Chiesa Ortodossa Russa.
Dopo che ciò è accaduto, questa Cattedrale è stata utilizzata apertamente come uno scenario per la politica dei servizi di sicurezza, che rappresentano la maggior fonte di potere in Russia. Perché Putin ha sentito il bisogno di sfruttare la religione Ortodossa e i suoi simboli? Dopo tutto, avrebbe potuto utilizzare uno dei suoi strumenti di potere secolari – per esempio, le società nazionali, il suo sistema politico minaccioso, o il suo obbediente sistema giudiziario. Tuttavia, potrebbe essere che, le politiche fallite del governo di Putin, l’incidente con il sottomarino Kursk, il bombardamento di civili alla luce del sole, e altri spiacevoli momenti della sua carriera politica, lo hanno portato a ponderare il fatto che era ora di arrendersi; altrimenti, i cittadini russi lo avrebbero aiutato a farlo. Apparentemente, è stato in quel momento che ha sentito il bisogno di garanzie più convincenti, trascendentali ed è stato qui che ha iniziato ad utilizzare le credenze della religione ortodossa, storicamente associata all’impero Russo, dove il potere non proviene da manifestazioni terrene, quali le elezioni democratiche, ma da Dio stesso.>>
Infine, conclude la Samutsevich, << Ora ho sensazioni contrastanti a proposito di questo processo. Da una parte, ci aspettiamo un verdetto di colpevolezza. Comparate alla macchina giudiziarie, siamo nessuno, e abbiamo perso. Dall’altra, abbiamo vinto. Ora tutto il mondo vede che il processo penale a nostro carico è stato architettato. Il sistema non può cancellare la natura repressiva di questo processo. Ancora una volta, la Russia si mostra differente, rispetto all’immagine che Putin cerca di rappresentare nei meeting internazionali.>>
L’avvocato della Samutsevich, Irina Khrunova, ha deciso di adottare una strategia difensiva molto precisa, sostenendo che la sua cliente non ha di fatto commesso gli atti dissacratori all’interno della Chiesa, poiché la sicurezza le ha impedito di accedere all’interno della Chiesa. L’argomento convince la corte, che rilascia la Samutsevich con due anni di condizionale, mentre, la Tolokonnikova e la Alyokhina, sono rinchiuse nelle colonie penali in Mordovia e Perm Oblast. Le colonie penali di IK-2 e IK-14, Yavas, in Mordovia, dove le musiciste sono attualmente rinchiuse, sono le destinazioni più comuni delle donne detenute in Russia. E’ il luogo dove sorgeva la prigione di Dubravlag, un complesso del sistema Gulag. Mentre nell’IK-32, le condizioni sono relativamente favorevoli e le detenute non sembrano subire violazioni di diritti, la reputazione dell’IK-14 è molto più dura. La Alyokhina ha poi richiesto di essere messa in isolamento a causa delle difficili relazioni con le altre detenute. Questo caso ha portato all’attenzione della comunità internazionale il sistema politico, giudiziario e perfino detentivo in Russia, altrimenti completamente sconosciuto al mondo occidentale. Per questo si potrebbe dire che le Pussy Riot sono riuscite nell’obbiettivo di mostrare il vero volto della Russia di Putin.
Significativo, a riguardo, l’appello di Amnesty <<Amnesty International ritiene che il procedimento sia stato motivato politicamente e che le tre Pussy Riot siano state ingiustamente processate per quella che è stata una legittima, per quanto potenzialmente offensiva, azione di protesta. L’organizzazione per i diritti umani considera Maria Alekhina, Ekaterina Samutsevich e Nadezhda Tolokonnikova prigioniere di coscienza e chiede alle autorità russe di rilasciarle immediatamente e senza condizioni.>>

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