RICOLLOCATO CIPPO DI PARTIGIANO A SAPPANICO
– ANCONA – di Lucia Principi – Gorizio Mastrorilli aveva 28 anni, Etles Rotondi 23 quando, all’alba del 30 giugno 1944, vennero uccisi a Sappanico da militari nazisti e fascisti. Originari di Lugo di Romagna, avieri in licenza, poi renitenti alla leva di Salò, si erano trovati nella zona di Ancona durante un viaggio-missione verso il Sud Italia intrapreso su incarico di un capo partigiano. Uno dei componenti della famiglia che li ospitò a Sappanico, Elisa Picchiò, era in realtà una spia dei nazifascisti, e li tradì denunciandone la presenza al comando tedesco di Ancona. A distanza di 71 anni, gli studenti della III M della scuola media inferiore di Montesicuro, ha riportato a galla la memoria di questa storia particolare della Resistenza nel nostro territorio. Particolare perché i cippi in memoria dei due partigiani erano misteriosamente scomparsi. E i ragazzi sono riusciti a ritrovare ciò che ne resta, visto che negli anni sono stati vittime di numerosi atti vandalici. Una scoperta sensazionale: agli inizi dell’aprile scorso le steli sono state risistemate al loro posto, a Sappanico, dai tecnici del Comune. Purtroppo pochi giorni dopo, il 10 aprile, parte del cippo di Rotondi, con la sua fotografia, era già stata asportato dai soliti ignoti.
Questa vicenda subisce la svolta per il lieto fine su iniziativa della dirigente didattica Lidia Mangani, che spinge la III media di Montesicuro ad aderire al progetto “Pietre della memoria” e a realizzare un lavoro di studio e ricerca sul caso Mastrorilli-Rotondi. A coordinare l’impresa, il direttore di Urlo Giampaolo Milzi, che già nel 2010 si era occupato della vicenda, pubblicando due approfondite inchieste sul Messaggero e su Urlo. Oggetto di attenzione, la sorte dei cippi dei due partigiani, che avrebbero dovuto trovarsi a Sappanico, in due punti diversi lungo la stradina in salita che porta alla piazzetta del Castello-villa della frazione. Ma già cnque anni fa, all’epoca dei primi sopralluoghi effettuati da Milzi, del cippo di Rotondi non c’era traccia: scomparso, presumibilmente, già dal 2003. Quello di Mastrorilli c’era ancora, ma la foto in ceramica rovinata, la targa con le frasi commemorative asportata, il portavaso per i fiori divelto, la parte sommitale della stele assente. Insomma, un monumento deturpato da vandali ignoti. Le motivazioni presunte? Di carattere politico, ovvero nostalgie fasciste, o legate al “fastidio” che la presenza dei due cippi avrebbe potuto arrecare ad alcuni residenti, che mal ne avrebbero tollerato la presenza, nè avrebbero gradito eventuali visitatori. In sostanza, per il benessere del quieto vivere, qualcuno ha pensato di togliere di mezzo i due cippi: quello di Rotondi prima, e quello di Mastrorilli poi, la cui sparizione, secondo le indagini degli studenti di Montesicuro, sarebbe avvenuta nell’inverno 2012-2013. Scarso l’interesse dimostrato, all’epoca delle prime ricerche di Milzi, da parte dell’Amministrazione comunale: nonostante le sollecitazioni del giornalista e Maria Grazia Mastrorilli Ascani (figlia del partigiano), né Stefano Foresi, allora presidente della locale Circoscrizione comunale, né l’Anpi si sono mossi per proteggere in qualche modo ciò che delle steli rimaneva. Ci hanno allora pensato gli studenti di Montesicuro. Seguendo le indicazioni frutto delle precedenti indagini di Milzi, sono riusciti a ritrovare lungo una scarpata l’intero cippo di Rotondi (intatta la foto in ceramica ma scomparsa, purtroppo la targa in pietra con la dedica) e la base di quello di Mastrorilli.
Il 20 aprile, alla cerimonia celebrativa dell’avvenuto riposizionamemto dei cippi, c’erano gli assessori Foresi e Borini, il consigliere comunale di Sel Crispiani, Maria Grazia Mastrorilli Ascani con la figlia Alessia e l’ex partigiano Paolo Orlandini, membro del Direttivo regionale dell’Anpi. L’assessore Foresi ha annunciato di aver avviato contatti con la Soprintendenza allo scopo di ricostruire la stele scomparsa di Mastrorilli, conservando ciò che resta della base e della foto originale, e di completare quella di Rotondi con una nuova foto in ceramica.
(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)