SONORITA’ CALDE, SENSUALI, A TRATTI MALINCONICHE E MISTICHE. UNA VOCE UNICA
-di Valentina Copparoni
Steven Demetre Georgiou, conosciuto in tutto il mondo come Cat Stevens, nasce il 21 luglio 1948 a Londra, nel centrale quartiere di Soho, da genitori greco-svedesi e sin da piccolo sviluppa una forte predisposizione per la musica e l’arte in generale.
Il suo viaggio nell’arte inizia con alcuni anni di soggiorno con la madre in Svezia dove dallo zio impara a dipingere mentre il viaggio nella musica inizia con il regalo di un padre ad un figlio:una chitarra. Inizialmente le sue esibizioni sono solo per parenti ed amici, ma un giorno, dopo aver frequentato per un paio di anni l’Hammersmith Art College, partecipa ad un’audizione del produttore discografico Mike Durst che rimane subito colpito dal talento di questo giovane che a 18 anni con il primo brano “I love my dog” scala le classifiche inglesi.
Dopo questo primo successo, però, accade qualcosa nella sua vita che rappresenterà uno scosso per il cantautore che da lì in poi non si sentirà e non sarà più lo stesso. Cat Stevens si ammala di tubercolosi e per un periodo è costretto a stare in un sanatorio della campagna inglese ed è qui che, da solo, inizia il viaggio dentro sé stesso. Inizia a ripensare alla sua vita ed alla sua carriera discografica e quando si ristabilisce decide di affrontare un cambiamento iniziando dalla propria immagine che diventa più informale con barba e capelli lunghi.
Il ritorno di Cat Stevens vede i frutti del periodo di assenza: nel 1970 e 1971 escono Mona Bone Jakon, Tea for the Tillerman e Teaser and the Firecat, album che lo fanno diventare famoso in tutto il mondo e dai quali escono brani magnifici come “Father and Son”, “Wild World” e “Where do the children play”.
Qualche tempo dopo però la vita ed il percorso artistico di Cat Stevens prendono una strada nuova, quella del percorso spirituale che lo porta ad avvicinarsi al buddismo, all’astrologia ed alla numerologia. Una nuova visione del mondo, un nuovo respiro che lo porta ad ampliare le sue conoscenze musicali ed imparare a suonare il mandolino elettrico, il piano, l’organo, il basso e la batteria. E’ però alla fine degli anni ’70 che si avvicina al mondo islamico.
Tutto inizia con una visita in Marocco in un mercato di Marrakech e con un altro regalo che segna la sua vita dopo la chitarra regalatagli dal padre: il fratello, nel 1976, dal ritorno da un viaggio in Gerusalemme gli regala una copia del corano. Il corano segnerà il passo nella sua vita perché l’anno successivo, dopo essere sopravvissuto da un annegamento, si converte alla religione islamica prendendo il nome di Yusuf Islam (Yusuf è la traduzione araba di “profeta di Giuseppe”). La conversione lo porta anche ad allontanarsi dal palcoscenico per diventare protagonista nella comunità islamica londinese .
Questa scelta di abbracciare l’islamismo lo porta alla fine degli anni Ottanta ad essere oggetto, però, di numerose polemiche. E’ il 1989 e Yusuf Islam sembra appoggiare la fatwa lanciata contro lo scrittore Salman Rushdie per i suoi versi satanici; il cantautore però spiegherà di non aver voluto affatto appoggiare una sentenza di morte ma soltanto di aver voluto spiegare il perché di tale “verdetto” da parte del mondo musulmano senza alcun appoggio. Nonostante le spiegazioni, il mondo musicale si schiera contro Yusuf che per lungo tempo viene “bandito” da radio e tv.
Negli anni novanta Yusuf si dedica a numerose iniziative umanitarie, si interessa alla guerra dei Balcani cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica e pubblica anche un album di beneficenza dedicato ai bambini di Sarajevo: “I have no cannons that roar”. Nel 1995 ritorna negli studi di registrazione per l’album “The Life of the last Prophet”. La beneficienza diventa lo scopo di vita di Yusuf che tutt’oggi vive a Londra con la moglie ed i suoi 5 figli dove ha fondato anche due importanti associazioni benefiche Muslim Aid e Small Kindness a favore delle vittime della povertà e carestia in Africa.Nel 2006 esce l’album “An other cup”, nel 2009 “Roadsinger” e nel 2011 inizia un lungo tour europeo cui segue la produzione nel 2012 di un suo musical, “Mooshadow”.
Lo stile di Cat Stevens è colorato di sonorità calde, molto delicate, a tratti malinconiche e mistiche espresse dalla bellezza della sua voce, unica. Tutto ciò si ritrova in un brano come “Father and son”, melodia semplice con il cambiamento di ottava per far “vivere” un dialogo immaginario tra padre e figlio…un dialogo tra due generazioni diverse, distanti in cui la “saggezza” dell’esperienza di un padre si contrappone ai sogni e all’ardore di crescere del figlio.
Una storia di un rapporto che ognuno di noi ha vissuto o vivrà, da figlio o da genitore.
Father and Son
Father:
It’s not time to make a change
Just relax, take it easy
You’re still young, that’s your fault
There’s so much you have to know
Find a girl, settle down
If you want, you can marry
Look at me, I am old
But I’m happy
I was once like you are now
And I know that it’s not easy
To be calm when you’ve found
Something going on
But take your time, think a lot
I think of everything you’ve got
For you will still be here tomorrow
But your dreams may not
Son:
How can I try to explain
When I do he turns away again
And it’s always been the same
Same old story
From the moment I could talk
I was ordered to listen
Now there’s a way and I know
That I have to go away
I know I have to go
Father:
It’s not time to make a change
Just sit down and take it slowly
You’re still young that’s your fault
There’s so much you have to go through
Find a girl, settle down
If you want, you can marry
Look at me, I am old
But I’m happy
Son:
All the times that I’ve cried
Keeping all the things I knew inside
And it’s hard, but it’s harder
To ignore it
If they were right I’d agree
But it’s them they know, not me
Now there’s a way and I know
That i have to go away
I know I have to go”