OASI DI CONCERTI A CHIARAVALLE
CHIARAVALLE (AN) – di Giampaolo Milzi
Dai “vai col liscio!” al rock “a go go” contemporaneo, da ospiti del calibro dell’allora dinoccolatissimo Celentano a band delle scena indie-alternativa più o meno underground marchigiana e nazionale. E’ questa la storia, la lunga e bella storia dell’Isola di Chiaravalle (AN). Di cui dall’autunno scorso si è aperta una nuova fase che, mese dopo mese, sta facendo emergere progressivamente, come un costruttivo bradisisma sociale, un vero e proprio polo ulra-aggregativo musicale per le giovani e anche un po’ meno giovani generazioni. Una nuova fase al rilancio sotto il nome di Isola Club, aperta dall’estro e dalla voglia di proporre virtuosamente “altro” (rispetto agli omologati tran tran consumistico-divertimentosi) di Maurizio Beni, classe 1967, noto gestore della birerria Zamumba di Senigallia, forte di un’affiatatissima squadra di amici.
Un nome, quello dell’Isola, fortemente legato alla storia, appunto, di Chiaravalle. La location, sempre la stessa – in pieno centro, al civico 3 di via Giordano Bruno – è il locale della Casa del Popolo, di proprietà di una costola del PD. “Quando io sono nato era una balera frequentatissima già da molti anni, e il liscio lo hanno ballato fino alla primavera 2015, racconta Maurizio”. Erano gli anni del boom economico, si trattava di una balera che alternava serate danzanti agli show di qualche emergente cantante urlatore pop, e soprattutto ad infuocati dibattiti politici. Poi, via via, l’età anagrafica degli “isolani” è progressivamente aumentata, niente più concerti: mazurca di periferia, ancora qualche conferenza politica e iniziative di solidarietà organizzati dall’anima popolana della sinistra e del volontariato cittadino, ma molte volte il vuoto. Troppo poco, per uno spazio così grande – oltre 200 metri quadri più l’area bar, l’atrio biglietteria e soprattutto il grande palco rialzato rimasto muto e senza amplificatori – e da un passato così pop. E così la svolta, il 31 ottobre, con un grande party di Halloween che, come si dice, ha fatto il botto. L’Isola, una o due volte la settimana, ovvero il venerdì e il sabato (ingresso gratuito, talvolta 5 euro), è diventata club. E che club… Minimale l’arredamento del salone centrale, con qualche tavolino sotto il soffitto altissimo dotato di eleganti intelaiature lignee, pochi ritocchi (per lo più per insonorizzare al meglio l’ambiente), il solito tantissimo spazio per accalcarsi, agitarsi e ballare sull’ampio pavimento a gradoni di marmo rapiti dal sound della consolle e dei gruppi (i complessi di una volta): alla scenografia ci pensa soprattutto il nuovo, multiforme popolo delle serate week end e le band tornate a calcare il rinnovato “stage”. Rock a 360°, nel menù auricolare dell’Isola Club. Suggestioni e atmosfere anche d’oltre confine, come quelle evocate dai Pure Joy, un duo di sint-psycho-pop direttamente da Liverpool, e dagli Zatpeks arrivati da Birmimgham (pop punk). E molto sound italiano: dai Ronin di Ravenna (cantautorato prog) ai milanesi Officina della Camomilla (indie-pop), dai Nadar Solo (indie-rock) e dal menestrello rap Willie Peyote, entrambi di Torino, ai Ronin di Bologna (world music); e ancora, per restare geograficamente più vicini, i pesaresi Soviet Soviet (post punk), gli Above The Tree di Senigallia (blues destrutturato con contaminazioni psichedeliche), i chiaravallesi Universound (cover che spaziano dal funky a reggae) e Dok (hip hop old school), Lisa Beat e i Bugiardi di Ancona e dintorni (elettro-revival anni ’60). Gettonatissime anche le serate con dj Bruno, titolare del mitico Transilvania Dischi di Jesi) e con gli eclettici djs Refo, Sonny Alabama, Macca, Giamburraska M. (tanto per citarne alcuni).
Rock polimorfo perverso, che strizza l’occhio anche al vintage (sui piatti girerà anche il vinile), “oliato” da birra d’eccezione. “Del resto io sono anche e soprattutto un birraio – spiega Murizio “Zabumba” – e grazie alla collaborazione col mio amico Leonardo Uncini, genietto della Monkey Beer (firm) Company, qui serviamo birre solo artigianali di livello top provenienti a rotazione da tutto il mondo”. Al bar, la cui sorridente reginetta è la giovanissima Elena, anche vino (soprattutto Verdicchio) e grappe di qualità (drink tra i 3,50 e i 5 euro). Quanto alla bontà dell’acustica e delle sonorità, ci pensano gli esperti fonici de La Casa della Grancetta (sala per prove e registrazioni di Montignano di Senigallia). “Abbiamo voluto dare a Chiaravalle quello che merita. – confessa con un pizzico d’orgoglio Maurizio – L’Isola Club è un omaggio al glorioso, popolare passato dell’Isola, e a una cittadina che conta 15mila abitanti dove si percepisce da tempo tanta voglia di occasioni di stare insieme in modo nuovo e alternativo”. Un omaggio al passato, che guarda al presente. Ma anche al futuro… “Sì, l’Isola Club, per cui paghiamo una quota d’affitto a serata, vuole essere parte di un progetto più ampio. Sono alla ricerca di spazi più piccoli, dove proporre musica&letteratura, ovvero suoni e presentazioni di libri di editori e autori sempre legati a un approccio indipendente e d’avanguardia”. Insomma, un’Isola che davvero c’è ed emergerà sempre di più, grazie anche alla posizione strategica di Chiaravalle (servita dal casello autostradale Ancona Nord) e quindi facile approdo per itinerari “on the road”.
Inizio concerti ore 22,30. Per programma serate vedi pagine Spettacolandia di questo Urlo. Per informazioni: tel. 331/9686678 –
https://www.facebook.com/Isolaclub/?fref=ts –
(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)