LA STORIA DI SALEM-GAETANO
ANCONA – di Giampaolo Milzi – Faccia da magrebino, a prima vista un pescatore incallito, con quel cappello di lana perennemente calzato sul capo – talvolta anche quando il sole brilla forte – a coprirgli i capelli brizzolati; il cronico sorriso incorniciato da baffetti e barbetta un po’ incolti; segno particolare, “maestro di simpatia e dell’arte di arrangiarsi”. Perché Salem Hamdi mica pesca pesci, fa retate di amici. Il lavoro continua a sognarlo. Salem? “Macché Salem, guarda che io sono Gaetano”, risponde con puntiglio quando lo andiamo a trovare “a casa sua”. Ovvero un angolo semicoperto all’ombra della facciata del palazzone della Coop che dà su via Fiume. Cartoni, quello più grande per realizzare una specie di separè, un materasso, tante coperte, un soffio di aria calda che esce da una grata sul marciapiede soffiata dall’impianto di condizionamento del supermercato. Tutto qui.
L’unico modo per farlo incazzare è chiamarlo barbone. Tutti, i tantissimi che lo conoscono, che lo aiutano, a cui regala allegria, lo chiamano il “carissimo Gaetano”. Così l’ha battezzato la titolare di un ristorante di San Remo dove ha lavorato per sei anni dal 1993, l’anno dopo essere approdato in Italia lasciando a Tunisi, dov’è nato nel 1955, il padre camionista, la madre, tre sorelle e tre fratelli. E perché proprio Gaetano? ”Perché quel giorno era dedicato a San Gaetano”, risponde allargando le braccia ma contento. In Italia non ha trovato l’Amerika. Ma un po’ d’Italia l’ha vista, quando già il permesso di soggiorno biennale era scaduto da un pezzo. Disoccupato e homeless a Roma, 6 mesi in giro a Milano a fare il muratore. Poi non ne volevano sapere di metterlo in regola, e quei “quattro soldi che avevo messo da parte l’ho spesi per arrivare prima a Pescara e poi ad Ancona, nel 2001”.
Ancona, la nuova “patria” di Gaetano: “Mi piace questa città, qui mi hanno salvato la Coop e San Ciriaco”.
Pescatore di uomini solidali, Gaetano. Alla Coop di via Maratta, dal 2008, è una specie di cococo a vita senza contratto, ovviamente. Aiuta i clienti – soprattutto signore o signori anziani, ma anche mamme con bimbi in braccio o carrozzina al seguito – a trasportare la spesa nelle loro auto. In cambio qualche spicciolo. Reddito medio giornaliero, 30 euro. A cui vanno aggiunte le offerte in denaro ricevute dal parroco della cattedrale sul Guasco (“Ci vado tutte le domeniche lì a messa, ormai sono mezzo musulmano e mezzo cattolico”), quelle racimolate in altre parrocchie, alle cui porte ha bussato per qualche anno con un giovane amico tunisino come lui.
La giornata? Il mese tipo di Gaetano? Sveglia alle 5, riassetto del giaciglio di fortuna, alle 8 davanti all’ingresso della Coop, fino alle 20, con qualche pausa, per mangiare il solito panino, per lo più col formaggio, e un po’ di frutta. Ogni tanto un cliente del supermercato lo invita a pranzo. Porte di tutti i bar di quella zona del quartiere Adriatico sempre aperte per darsi una lavata e andare al gabinetto. Una-due docce al mese, costo 15 euro, a ristorante “Da Gino” alla stazione.
Prima del “posto” in pianta stabile alla Coop, 5 anni, sempre senza tetto, di notte a dormire fuori del Mercato del pesce al porto, di giorno a cercare invano il lavoro. Un periodaccio, tranne i 10 giorni di ospitalità alla Tenda di Abramo a Falconara Marittima, tranne le frequenti visite alla mensa Caritas di Padre Guido, o al centro della Santissima Annunziata (sempre della Caritas), in via Podesti, per rimettersi in sesto, per ricevere in regalo qualche vestito.
Ha studiato fino alla terza media, Gaetano. “Vorrei fare il muratore, il pittore di pareti, magari trovassi un ristorante per servire ai tavoli”, sospira. Ma ecco che il sorriso torna quando pensa all’anziana signora che gli ha concesso l’uso esclusivo di una piccola cantina in via Rismondo. “Che brava persona, quando è morta la figlia mi ha lasciato l’uso di quel piccolo spazio, ma è pieno di roba, ci posso mettere solo i miei capi d’abbigliamento. E io ricambio portando a spasso i cani della famiglia, dietro un compenso di 10 euro”.
Ma le istituzioni? Il Comune? Non hai mai chiesto aiuto a loro? “E come faccio, non ho il permesso di soggiorno…”.
Se lo osservi bene, Gaetano, quando spinge i carrelli della spesa, zoppica, ma appena un po’. “Colpa dell’artrite, le gambe, le gambe, mi fanno sempre male”. E per le cure, le medicine? “Uno dei miei tanti amici, un signore mi ha dato dei soldi”.
Ti piace Ancona? “Ma sì, certo, faccio delle passeggiate al viale, al Passetto, al duomo. Ma la mia città è la Coop e dintorni. Brava gente quelli che vivono in questa zona, meglio di altri italiani. Pensa che i dipendenti della Coop una volta mi hanno fatto un regalo per il mio compleanno”.
E ora che di anni ne hai 63? Come vedi il tuo futuro? “Cerco di non pensare alla morte. Quando c’è stata la neve ad inizio marzo, ho avuto paura di morire di freddo. E’ andata bene. Vivo alla giornata, e resto ottimista. L’unica mia vera preoccupazione è difendere il mio spazio qui davanti alla Coop. Perché qualche giovane immigrato, ogni tanto, cerca di cacciarmi per mettersi a chiedere l’elemosina. Una volta uno l’ho preso a schiaffi. Per il resto mi vogliono tutti un gran bene”. Il tuo sogno nel cassetto? “Mettere un po’ di euro da parte per riuscire a tornare in Tunisia, per abbracciare le due sorelle e i due fratelli che mi sono rimasti. Ecco, vorrei morire a casa mia in Tunisia”.
Ma ad Ancona ci sono sempre la Coop e le messe a San Ciriaco, per continuare a sorridere. E c’è pure chi a Gaetano gli ha regalato un cellulare. Numero 342/0251039, da digitare per chi volesse conoscerlo, aiutarlo, e trovare un nuovo amico vero.
(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)