TROPPO SPESSO LA STAMPA DIFFONDE NOTIZIE ESAGERATE IN CAMPO MEDICO E SCIENTIFICO
del dottor Giorgio Rossi
Da più di venti anni la promozione della cultura scientifica e tecnologica è uno dei principali obiettivi dei mezzi di informazione e dei divulgatori che si occupano di scienza in tutti i paesi industrializzati, attraverso la trattazione di argomenti fondamentali della nostra vita come la salute, il futuro del pianeta, i cambiamenti climatici, le fonti di energia alternativa ed altri, mediante nuove modalità di formalizzazione del sapere scientifico più alla portata dell’uomo della strada. I media, quotidiani, riviste e siti web d’informazione, diventano, così, il fondamentale snodo tra la scienza e le sue rappresentazioni sociali. Se tutto questo ha avuto il grande merito dell’alfabetizzazione scientifica e tecnologica, non possiamo non notare, che spesso si leggono notizie al limite del sensazionalismo che riportano con toni e affermazioni esagerate i risultati di ricerche scientifiche apparse su prestigiose riviste internazionali, a tal punto da vedere quasi snaturato il suo significato, pur partendo da un fondo di verità.
Di fronte a ciò si è portati ad incolpare il solito giornalista che cerca il titolo ad effetto per calamitare l’attenzione del lettore, ma non sempre è questa la realtà dei fatti. In molti casi la responsabilità di una notizia scientifica divulgata con troppo clamore è da imputare a fonti ancora più autorevoli: agli stessi comunicati stampa rilasciati dagli Istituti di Ricerca dove la scoperta è nata.
Questo è il risultato di una ricerca condotta da alcuni psicologi dell’Università di Cardiff, pubblicata sul British Medical Journal (primo autore Petroc Sumner) l’11 dicembre dell’anno appena trascorso. Gli studiosi hanno esaminato nel 2011 oltre 450 comunicati stampa provenienti da 20 tra le più importanti università del Regno Unito. Parallelamente sono stati considerati anche gli articoli originali, pubblicati su riviste scientifiche, a cui i comunicati si riferivano e tutte le notizie, più di 600, apparse sulla stampa generalista che riprendevano quelle stesse scoperte effettuate nel campo della medicina e della scienza. Più di un terzo dei comunicati stampa conteneva affermazioni iperboliche relative al lavoro scientifico di cui trattava. I ricercatori britannici hanno cercato nei contenuti diramati dalle università tre modalità con cui la ricerca in questione poteva essere distorta o gonfiata: fornendo consigli ai lettori su come cambiare il proprio comportamento in base al risultato della ricerca stessa, dichiarando l’esistenza di un rapporto causa-effetto tra i fenomeni analizzati dagli studiosi, quando invece si riscontrava tra loro solo una relazione, e suggerendo un’applicazione dei risultati della ricerca anche sull’uomo, anche se gli esperimenti erano stati condotti solo su animali.
Sul totale dei comunicati stampa esaminati, queste deformazioni del reale contenuto della ricerca erano presenti, rispettivamente, nel 40,33 e 36 per cento dei comunicati stampa. Quando, invece, i comunicati stampa non presentavano affermazioni esagerate, questo si rifletteva anche in una minor frequenza di sensazionalismo sulla stampa generalista.
I ricercatori di Cardiff concludono affermando che un’eccessiva enfasi nelle notizie sarebbe fortemente associata ad amplificazioni già presenti nei comunicati stampa universitari. L’organo che dovrebbe garantire una divulgazione corretta e puntuale dell’attività di ricerca di un’istituzione scientifica, in realtà, è spesso causa della sua mistificazione. Riassumere il contenuto di un lavoro scientifico, per farlo conoscere ai giornalisti e a un pubblico più vasto, prevede necessariamente dei cambiamenti nello stile di presentazione e delle semplificazioni per stimolare l’interesse nei confronti della ricerca, ma questo non giustifica le esagerazioni, tanto più che le notizie su medicina e salute pubblicate dai media possono influenzare le scelte di vita delle persone in ambito sanitario.
Certo, non accade sempre che i comunicati stampa contengano affermazioni amplificate, ma il fatto che comunque accada desta preoccupazione e perplessità, anche perché spesso questi comunicati vengono approvati dagli stessi autori della ricerca.
Secondo gli esperti il fenomeno può essere in parte spiegato con la crescente cultura della concorrenza tra università e la necessità che gli atenei e i gruppi di ricerca hanno di autopromuoversi per guadagnare visibilità e nuovi fondi. Inoltre, sempre gli esperti, propongono che i comunicati stampa dovrebbero essere parte integrante del processo di pubblicazione scientifica, strettamente associati all’articolo che riporta la ricerca, revisionati e responsabilmente firmati dai lori autori.