Sedi Inrca, artistico paese delle meraviglie

QUATTRO ANFORE ROMANE E TANTI REPERTI DA CENSIRE- INCHIESTE CON FOTO ESCLUSIVE

– ANCONA – di Giampaolo Milzi –

1) L’ingresso della sede del polo tecnologico-scientifico dell’Istituto Inrca in via Birarelli
1) L’ingresso della sede del polo tecnologico-scientifico dell’Istituto Inrca in via Birarelli

Rappresentano la punta di un prezioso iceberg di antica bellezza, in parte ancora sommerso, da riscoprire e scoprire, senza dubbio da valorizzare, le quattro anfore romane sequestrate dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale (Ntpc) di Ancona nel febbraio scorso. Erano da decenni in un corridoio della sede di via Birarelli del Polo tecnologico scientifico dell’Istituto nazionale di riposo e cura per gli anziani (Inrca).

C’è una gran lavoro da smaltire, a margine dell’operazione di polizia giudiziaria, coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica Paolo Gubinelli. Perché i militari del Ntpc, compiuto un sopralluogo nel citato Dipartimento di ricerca Inrca, hanno allargato il raggio d’azione ispettivo alle altre due sedi dell’Istituto, quella amministrativa, a Villa Gusso in via Santa Margherita, e quella del Polo ospedaliero geriatrico alla Montagnola.

E hanno certificato l’esistenza di decine di opere d’arte, non di valore archeologico come le anfore risalenti a 2000 anni fa, ma comunque di sicuro pregio. Per coincidenza, circa due mesi fa, mentre i carabinieri guidati dal maggiore Grasso compivano i loro rilievi, l’ancora non quantificato patrimonio dei plurisecolari reperti Inrca aveva fatto scattare l’ennesima indagine del nostro Urlo Indiana Jones Team. L’Urlo Team ha iniziato da Villa Gusso, una dimora di villeggiatura risalente ai primi dell’800, poi ampliata in modo lussuoso nel 1886, già di per sé di straordinaria bellezza, visto il suo splendido apparato architettonico con affreschi, stucchi e mobili in stile neoclassico e liberty.

 

2) Portale con stemma religioso sul fianco sinistro della sede Inrca di via Birarelli
2) Portale con stemma religioso sul fianco sinistro della sede Inrca di via Birarelli

Nell’edificio abbiamo individuato un’altra anfora (molto più recente di quelle romane), diversi quadri e alcuni mobili che, almeno in parte, proverrebbero dalla sede Inrca di via Birarelli. Tra i dipinti, in particolare, uno ritrae un uomo barbuto sontuosamente vestito, un altro raffigura un monumentale ambiente portuale. Fortissima la probabilità che allo stesso edificio del Dipartimento di via Birarelli sia riconducibile la “storica” collocazione delle due colonne in legno finemente lavorato in cui l’Urlo Team si è imbattuto a Villa Gusso. Prodiga di sorprese anche la sede della Montagnola: l’ennesima anfora, statue, almeno cinque bassorilievi. Tutti pezzi d’arte, come quelli di Villa Gusso, da datare e studiare. Compito della Soprintendenza alle Belle arti e al paesaggio, attivatasi assieme all’Ntpc. Anche se non si tratta di pezzi di tipo archeologico (e quindi, se rintracciati, non immediatamente considerabili di proprietà dello Stato), sono infatti di manufatti di probabile elevato valore artistico, che – in alcuni casi da verificare – potrebbero essere molto meglio custoditi e valorizzati se sottoposti a speciale vincolo e magari trasferiti in altri luoghi per renderli pienamente fruibili a cittadini e turisti.

 

 

3) Una delle quattro anfore romane di 2000 anni fa sequestrate dal nucleo protezione tutela culturale dei carabinieri nella sede Inrca di via Birarelli e presto esposte alla soprintendenza Archeologia
3) Una delle quattro anfore romane di 2000 anni fa sequestrate dal nucleo protezione tutela culturale dei carabinieri nella sede Inrca di via Birarelli e presto esposte alla soprintendenza Archeologia

Ma torniamo nel cuore del centro storico di Ancona, nell’edificio Inrca di via Birarelli. Pochi sanno che si tratta del plesso principale dell’antico complesso ospedaliero e di ricovero per poveri. Un complesso sorto nel 1562 e intitolato a Sant’Anna, in seguito, nel 1676, unito col neo-edficato ospedale della SS.Trinità, via via quindi ampliato e rimaneggiato nei secoli, soprattutto nel ‘700 e nell’800. Di fronte al plesso che dà su via Birarelli sorgeva almeno fin dal 1256 la chiesa di Santa Maria in Porta Cipriana, concessa nel 1380 a Paolo Paleologo Tagaris, nominato poco dopo Patriarca Latino di Costantinopoli da papa Urbano VI. Sebbene fin dalla fine del ‘300 in quella chiesa cattolica si officiasse anche in rito ortodosso, solo nel 1531 mutò il titolo in Sant’Anna ed entrò in possesso della comunità greca che ne adattò gli spazi interni al rito orientale, dotandola di un magnifico altare centrale con bellissime icone di scuola cretese (oggi esposte al Museo Diocesano di Ancona). Tra il 1943 e il 1944 le bombe della seconda guerra mondiale danneggiarono il complesso ospedaliero e distrussero la Chiesa di Sant’Anna de’ Greci. Purtroppo, anche quel poco, ma molto significativo, che restava della chiesa, fu demolito nel 1948. L’edifico ospedaliero principale, salvatosi dalla furia bellica, fu poi ristrutturato e architettonicamente modificato dall’Inrca, che verso la metà degli anni ’70 vi insediò il suo polo tecnologico-scientifico. Lì, anfore romane a parte, fanno bella mostra di sé mobilia e vari dipinti d’antiquariato. Un bel da fare, per la Soprintendenza alle Bella arti, dicevamo. Impegnata nello studio anche per questi reperti. Di più.

 

4) Resti di struttura di sostegno di un balcone, mensola e acquasantiera nell’atrio-giardino della sede Inrca di via Birarelli, un tempo parte del complesso religioso-ospedaliero della scomparsa Chiesa di Sant’Anna dei Greci
4) Resti di struttura di sostegno di un balcone, mensola e acquasantiera nell’atrio-giardino della sede Inrca di via Birarelli, un tempo parte del complesso religioso-ospedaliero della scomparsa Chiesa di Sant’Anna dei Greci

 

 

E’ ancora da scrivere con precisione la storia – dovrebbe farlo la Soprintendenza – di quelli in pietra che stazionano nell’atrio-giardino che, di fronte alla palazzina del Polo tecnologico, l’Inrca ha realizzato sul sedime della scomparsa Chiesa di Sant’Anna: una misteriosa statua acefala di sfinge, una mensola e quella che sembra un’acquasantiera, due frammenti fregiati delle strutture di sostegno di un balcone; tutti ben visibili da via Birarelli. Secondo l’architetto Massimo Di Matteo, consulente dell’Urlo Indiana Jones Team, tranne la misteriosa sfinge, si può fortemente ipotizzare che questi reperti facessero parte dell’antica cittadella ecclesiastico-ospedaliera.

Lo stesso varrebbe, in particolare, per le due colonne lignee di Villa Gusso, forse parte di uno degli altari laterali della Chiesa di Sant’Anna. Identificato con precisione, da un altro consulente dell’Urlo Indiana Jones Team, l’esperto di storia anconetana Giuseppe Barbone, lo scudo araldico fissato in alto, sulla parte destra della facciata della sede Inrca di via Birarelli: “E’ lo stemma frutto della commistione dei simboli di due famiglie nobiliari della città dorica tra loro imparentate, i Ferretti (parte centrale con due bande, ndr.) e i Landriani (parte sommitale con due teste d’aquila, ndr.)”.

 

5) Scudo araldico della nobile famiglia Ferretti-Landriani sulla parte destra della facciata della sede Inrca di via Birarelli
5) Scudo araldico della nobile famiglia Ferretti-Landriani sulla parte destra della facciata della sede Inrca di via Birarelli

Ma quello scudo fu collocato sulla facciata durante i restauri degli anni ’70: chissà da dove viene…

C’è ancora un capitolo, ancora più oscuro, da scrivere, in questa “Inrca-storia” nella nella Storia. Sotto la palazzina e l’atrio di via Birarelli c’è una specie di grande caverna (forse ampia 170 mq e alta 4) da cui si diparte un cunicolo che – per alcuni storici, tra cui il Natalucci – porterebbe su fino al Colle Cappuccini.

Secondo una testimonianza raccolta dall’Urlo Indiana Jones Team, in quell’ambiente ipogeo, probabilmente risalente all’inizio del Medioevo e dotato di arcate, su disposizione del dott. Aureliano Paolinelli, fondatore dell’Inrca, alla fine degli anni ’70 furono inviate delle maestranze dell’Istituto.

 

6) Statua raffigurante sfinge nell’atrio-giardino della sede Inrca di via Birarelli
6) Statua raffigurante sfinge nell’atrio-giardino della sede Inrca di via Birarelli

Murarono l’ingresso della galleria e rimossero una gran massa di materiale lapideo-architettonico: un capitello, una sfera, tratti di scalini e scalinate, pezzi di ringhiere (solo per fare alcuni esempi), tutti in marmo lavorato, e forse dell’altro.

Parte di questo materiale sarebbe stato trasportato a Roma (presso il distaccamento Inrca della capitale?) e se ne sono perse le tracce. Lecito, anche in questo caso, chiedersi se originariamente appartenesse all’antico polo sanitario. Insomma, c’è ancora tanto da indagare, studiare, catalogare.

 

7) 8) 9) 10) 11) Quadri, mobilia e altri reperti nella sede Inrca di via Birarelli
7) 8) 9) 10) 11) Quadri, mobilia e altri reperti nella sede Inrca
di via Birarelli

Lo sa il dott. Giani Genga, direttore generale Inrca. Con gli altri dirigenti dell’Istituto, ha pienamente collaborato coi carabinieri e sta collaborando con la Soprintendenza: “Io mi sono insediato da un paio d’anni. E anche su impulso di questa attenzione delle autorità competenti, ho dato incarico di accelerare la nostra attività interna volta a censire tutti i reperti di valore storico, artistico e architettonico presenti nelle sedi Inrca – ci ha detto Genga, ricevendoci con cortesia a Villa Gusso. – Si tratta di un’opera lunga e difficile.

 

7) 8) 9) 10) 11) Quadri, mobilia e altri reperti nella sede Inrca di via Birarelli
7) 8) 9) 10) 11) Quadri, mobilia e altri reperti nella sede Inrca
di via Birarelli

Di molti reperti manca la memoria, la tracciabilità. Stiamo facnedo il possibile”. “Anche perché è nostra intenzione – ha aggiunto – in un futuro prossimo, organizzare visite guidate aprendo al pubblico sia Villa Gusso che, magari, la sede di via Birarellli. Ne ho già parlato col Comune e la Soprintendenza alle Belle arti”.

 

9 quadro lampadario e mobileInrcavBirarelliRiguardo l’altra Soprintendenza, quella denominata Archeologia, ha prelevato le quattro anfore romane (dissequestrate dalla Magistratura) e le ha trasportate nel suo laboratorio di restauro. “Sono molto belle, di forma ovoidale col collo molto allungato.

E sono tutte quasi integre, dovrebbero risalire al I-II secolo d.C. – ci ha spiegato la funzionaria di zona Raffaella Ciuccarelli. – Solo il colore, un nocciola chiaro, è stato alterato dall’azione del mare.

 

7) 8) 9) 10) 11) Quadri, mobilia e altri reperti nella sede Inrca di via Birarelli
7) 8) 9) 10) 11) Quadri, mobilia e altri reperti nella sede Inrca
di via Birarelli

Dal mare infatti vengono, come si evince dalle incrostazioni delle conchiglie sedimentatesi sulle superfici. Non sappiamo dove e da chi furono collocate 2000 anni fa.

Ma forse almeno una di esse è di produzione locale. Una volta ripulite resteranno per un po’ qui nei corridoi della Soprintendenza. In attesa di esporle in un ambiente più fruibile da cittadini e turisti”.

Per chiudere, inevitabili domande e una riflessione: come mai la Soprintendenza alle Belle arti ci ha messo oltre 60 anni per avviare un censimento del patrimonio delle “belle arti” Inrca?11 sedia antica Inrca vBirarelli

Gran merito ai carabinieri dell’Ntpc. I quali, tuttavia, in via Birarelli si sono limitati a perlustrare solo l’edificio principale (di cui è vincolata solo la facciata, sic!).

 

 

12) Colonna in legno scolpito presso la sede Inrca di Villa Gusso in via Santa Margherita, molto probabilmente proveniente dalla Chiesa di Sant’Anna dei Greci
12) Colonna in legno scolpito presso la sede Inrca di Villa Gusso in via Santa Margherita, molto probabilmente proveniente dalla Chiesa di Sant’Anna dei Greci

E tutto il resto della sede del Polo tecnologico Inrca? Che si estende nei fabbricati ristrutturati e nel cortile retrostanti (quest’ultimo probabile ex chiostro di un convento) che costeggiano la medievale via dell’Ospizio, ricompresi nel’antico complesso ospedaliero di Sant’Anna e della SS. Trinità?

(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)

 

4) dipinto presso la sede Inrca di Villa Gusso
  14) dipinto presso la sede Inrca di Villa Gusso

 

15) Anfora a Villa Gusso
15) Anfora a Villa Gusso

 

Per maggiori informazioni sull’antico patrimonio artistico dell’Inrca

e la storia del complesso ecclesiastico-ospedaliero di Sant’Anna de’ Greci:

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– “Le chiese di Ancona”, di Vincenzo Pirani (Arcidiocesi Ancona-Osimo), 1998, pagine 15, 16 e 17

– “Ankon borderline”, di Massimo Di Matteo (il lavoro editoriale), 2005, pagine 125 e 126

– “Ancona Pontificia”, di Michele Polverari, (Pinacoteca Comunale di Ancona), 1994

– “La chiesa di Sant’Anna dei Greci in Ancona”, Venezia, “ellenikon institouton venetias 2007”, di Efthalia Rentetzi

16) Foto d’epoca (ante seconda guerra mondiale): sulla destra, in via Birarelli, si affaccia la Chiesa di Sant’Anna dei Greci, poi completamente distrutta dai bombardamenti aerei del 1943-1944
16) Foto d’epoca (ante seconda guerra mondiale): sulla destra, in via Birarelli, si affaccia la Chiesa di Sant’Anna dei Greci, poi completamente distrutta dai bombardamenti aerei del 1943-1944

 

– “Ancondorica”, vol. I (www.ancondorica.net), 2013, di Alberto Bignami, pagine 28, 29, 30 e 31

-http://www.museodiocesanoancona.it/pls/ancona/v3_s2ew_

CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=22871

 

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