SENTENZA TAR A TUTELA DELLA FALESIA ANCONA – di Giampaolo Milzi –
Giù le mani dal sentiero pubblico “Della Fonte”. Senza se e senza ma. Non correrà più il rischio di essere chiuso per le esigenze di un privato. L’ha in sostanza deciso il Tribunale amministrativo regionale (Tar) l’8 maggio scorso. Nel 2009, ai lati dello stradello, uno degli più suggestivi del labirinto di percorsi verdi lungo le rupi di Pietralacroce che si tuffano nel mare della Riviera del Conero, erano spuntate due colonnine con tanto di congegno elettronico funzionale all’installazione di un cancello. Ad ordinare l’opera edilizia, il prof. Francesco Balsano, noto medico residente a Roma. Il quale aveva agito in qualità di proprietario della villa per le vacanze lambita dal viottolo e che con esso insiste su un suo appezzamento di terreno. Balsano, inoltre, aveva fatto costruire anche un gazebo accanto alla villa. Già sei anni fa obelischi e gazebo erano stati bollati come abusivi dall’ente Parco del Conero, nella cui area fortemente protetta perché di altissima valenza ambientale passa il sentiero n° 13 “Della Fonte”, che a un certo punto si apre su uno dei belvedere naturali a picco su rocce e scogli che caratterizzano tutta la vasta zona “Delle Tre Valli” segnata da chilometri di itinerari ghiaiosi. E Balsano aveva attivato un procedimento al Tar, dichiarando guerra non solo all’ente Parco, che gli aveva negato i nulla osta paesaggistici, ma pure al Comune di Ancona, che di conseguenza gli aveva bocciato la sanatoria che aveva richiesto. Finalmente, l’organo di giustizia amministrativa, ha respinto il ricorso di Balsano, decidendo nel merito del procedimento.
Il Comune, assistito nel procedimento dall’avvocato Gianni Fraticelli, aveva risposto picche al “colpo di spugna” della sanatoria, in quanto colonnine e gazebo erano stati realizzati in difformità del permesso di costruire che nel 2004 il medico romano aveva ottenuto dall’Amministrazione municipale. Alla quale ora, conferma l’avvocato dell’ente Parco del Conero, Giovanni Ranci, spetta l’obbligo di attivarsi per intimare al Balsano di rimuovere quelle opere abusive. Cosa che il settore edilizia e urbanistica del Comune non ha ancora fatto.
“La sentenza del Tar è molto importante – spiega l’avvocato Ranci – perché riconosce che il sentiero è indicato nella cartografia ufficiale del Parco, al contrario di quanto sostenuto dalle perizie depositate del Balsano, che lo stesso è preesistente alla sua villa ed è quindi intangibile e destinato alla pubblica fruizione”. Oltre che “caratterizzante – si legge nella motivazione della sentenza – la salvaguardia paesaggistica ed ambientale e la fruibilità del Parco”. La sentenza certifica inoltre, una volta per tutte, “l’impossibilità di chiudere il sentiero”, e ciò “non può che rendere non sanabili opere che ne rendano oggettivamente difficile o impossibile la percorrenza da parte del pubblico” degli escursionisti.
Un braccio di ferro che pareva infinito, quello tra il prof. Balsano da un lato, e d Ente Parco-Comune di Ancona dall’altro. Il Tar, con provvedimento del 2010, aveva già respinto la sospensiva chiesta dal Balsano contro gli atti (ricorsi) del Parco e del Comune che davano parere negativo al permesso di realizzare due stradelli alternativi a quello “Della Fonte”, tali da non passare nella sua proprietà. Il proprietario della villa, accampando motivi di tutela della sua privacy, chiedeva che il tratto della stradina poderale “Della Fonte” che attraversa il suo pezzo di terra venisse spostato di una settantina di metri più a nord. Soluzione che, qualora fosse stata adottata, avrebbe stravolto l’intero progetto di valorizzazione ambientale avviato dall’ente Parco con la sistemazione di tutti i sentieri delle “Tre Valli”.
Vanno tuttavia segnalati due incidenti di percorso, secondo gli ambientalisti. Il prof. Balsano vanta infatti un successo extra-giudiziario: nel febbraio 2013 ha ottenuto che l’ente Parco smontasse la pedana belvedere che aveva piazzato, senza il l’assenso scritto del Parco e nel suo terreno, a qualche decina di metri dalla villa. Lo si spiega perché proprio l’ente Parco, nel 2009, aveva commesso un errore formale che ora gli si sta ritorcendo contro. Prima di avviare la ristrutturazione dei sentieri della falesia di Pietralacroce aveva concordato il piano di lavoro con tutte le proprietà pubbliche e private della trentina di porzioni di terreno dell’area (di cui cinque con ville private). Anche Balsano aveva concesso l’autorizzazione al piano, ma lo aveva fatto senza mai metterla per iscritto. E si è fatto forte della mancanza di quel pezzo di carta. Per questo –nonostante la vittoria al Tar dell’8 maggio scorso – Comune, Parco e associazioni ambientaliste si sentono un po’ beffati. Tuttavia è certo che gli ambientalisti militanti e tutti coloro che hanno a cuore il versante mare di Pietralacroce e la meravigliosa sentieristica “Delle tre valli” ora cantano vittoria. Una vittoria alla quale hanno contribuito. Basta ricordare la straordinaria manifestazione del pomeriggio del 12 maggio 2013 indetta da 12 associazioni. Quando oltre 500 persone, ritrovatesi al Forte Altavilla, avevano dato vita ad una pacifica marcia-passeggiata lungo la falesia, giungendo col pollice verde alzato, scandendo slogan e mostrando cartelli, fino al sentiero n° 13 “Della fonte”. Per poi dar vita a un sit in-dibattito nel prato vicino alla villa del prof. Franceso Balsano e alle due colonne. Adesso aspettano che il Comune le faccia demolire assieme al gazebo. Ma molto probabilmente si dovranno attendere mesi. Prevedibile che Balsano, com’è suo diritto, ricorra in appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar che gli dà torto. Prevedibile, di conseguenza, anche che gli uffici municipali non emettano l’atto con cui intimare al Balsano la demolizione prima che il Consiglio di Stato si sia pronunciato.
(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)