SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO
– di Giampaolo Milzi – ANCONA – Quelle due colonnine dovranno andar giù, sarà un atto di eco-Giustizia, per spazzar via il rischio di chiusura del panoramico sentiero n° 13 “Della Scalaccia”, lungo le rupi di Pietralacroce di Ancona. Lo ha deciso il Consiglio di Stato il 19 maggio scorso. Che ha respinto, perché “infondato”, il ricorso in appello presentato dal prof. Francesco Balsano, proprietario della villa lambita dal viottolo n° 13. Si tratta di uno degli più suggestivi della zona “Tre Valli”, labirinto di percorsi verdi che si tuffano nel mare della Riviera del Conero nell’area sud del comune ricompresa nella zona del Parco. Proprio Balsano, noto medico residente a Roma, nel 2009 aveva fatto erigere le due colonnine, con tanto di congegno elettronico funzionale all’installazione di un cancello e, quindi, allo sbarramento dello stradello. Perché considerava e considera quello stradello, percorso “da sempre” da passeggiatori ed escursionisti, lesivo della sua privacy e dei suoi interessi, visto che un tratto passa proprio nel suo terreno, dove aveva ristrutturato un vecchio casolare rurale, trasformandolo in moderna abitazione per le vacanze. Balsano aveva anche tirato su un pergolato in legno e installato un impianto di illuminazione esterna, anche queste opere considerate abusi edilizi dal Comune e dal Parco del Conero.
Tanto che si era visto bocciare dal primo ente una richiesta di sanatoria e negare dal secondo i nulla osta paesaggistici. Contro quei “no”, Balsano aveva presentato corpose perizie, ricorrendo al Tribunale amministrativo delle Marche (Tar), che però l’8 maggio dell’anno scorso gli aveva dato torto. A distanza di un anno, le motivazioni della sentenza del Consiglio di Stato, ricalcano quelle del Tar. Vero, infatti, che il medico romano nel 2004 aveva ottenuto dall’Amministrazione municipale il permesso di costruire (con due successive varianti) la sua elegante dimora estiva. Ma le colonnine incombenti ai bordi del sentiero, il gazebo e l’impianto luci, secondo il Comune, erano stati realizzati in difformità di quegli atti autorizzativi. Anche secondo i magistrati del Consiglio di Sato il Comune aveva argomentato in modo “adeguato” la decisione di rispondere picche al “colpo di spugna” della sanatoria. Di più. L’organo di giustizia amministrativa di secondo grado ha chiarito una volta per tutte vari aspetti contestati da Balsano: non c’è dubbio che il sentiero n° 13 “Della Scalaccia” è proprio quello che fa da rilevantissimo sfondo alla controversia; incontestabile che sia incluso tra quelli riportati nel Piano e nel Regolamento del Parco del Conero; certo che il suo tracciato esiste da tempo immemorabile, ben prima della trasformazione del fabbricato rurale in villa; ergo, lo stradello è sottoposto alle disposizioni del Parco volte a salvaguardare paesaggio e ambiente, oltre alla piena fruibilità pubblica dell’intera area tutelata.In definitiva, per il Consiglio di Stato, l’interesse della collettività deve prevalere su quello di un privato: essendo “dimostrata la fruibilità pubblica del sentiero”, la stessa è ostacolata dalle “opere di sistemazione esterna (…), il pergolato in legno e le due colonne risultano idonee allo sbarramento del sentiero o a renderne assai difficoltosa la percorribilità pubblica”.
Ora non resta che attendere l’iter per lo smantellamento delle “opere abusive”, compreso l’impianto luci. I tempi? “L’Ufficio gestione edilizia municipale deve intimare la demolizione a Balsano. – ha spiegato l’avvocato Gianni Fraticelli, legale del Comune nel procedimento amministrativo, mentre il Parco del Conero è stato assistito dal collega Giovanni Ranci – Balsano avrà 90 giorni per provvedere, altrimenti rischia una sanzione, e qualora non dovesse ancora adeguarsi, sarebbe il Comune a demolire, rivalendosi poi su di lui per le spese”.
(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)