JAMLAH (SIRIA), 8 Maggio 2013 – Un nuovo rapimento di caschi blu dell’ONU è avvenuto in Siria, nelle alture del Golan. I quattro peacekeeper sono stati presi in ostaggio dalla brigata dei Martiri di Yarmuk, un gruppo di ribelli armati della Siria sud-occidentale. Come avvenne per i 21 filippini rapiti a Marzo, anche questa volta i ribelli assicurano la protezione ai caschi blu.
Il Golan, territorio conteso tra israeliani e siriani dalla guerra del ’61, è una zona calda del conflitto che vede lo scontro in prima linea tra ribelli e forze armate di Bashar al-Assad. Anche la tensione tra israeliani e siriani è ormai altissima, dopo i due raid aerei che hanno colpito centri militari siriani anche se Israele sottolinea che il suo obiettivo non è Damasco, ma le milizie libanesi sciite di Hezbollah cui erano destinati i missili. Sembra addirittura che il Governo di Israele abbia destinato un messaggio ad Assad, rassicurandolo nel non voler prendere alcuna posizione nei confronti del conflitto interno alla Siria. Damasco intende vendicarsi dei due bombardamenti aerei subiti, ma per ora intende “aspettare”.
Intanto, sembra sfatato il mistero sulle armi chimiche dell’esercito Siriano: arriva la smentita dalla Commissione d’Inchiesta dell’ONU sulla possibilità che le forze di Assad abbiano utilizzato il gas sirin contro i ribelli. In una nota, l’organismo inquirente sottolinea che “non sono state raggiunte prove conclusive circa l’uso di armi chimiche in Siria da alcuna delle parti in conflitto”. Anche secondo gli Stati Uniti, la tesi di Carla del Ponte, ex Procuratore Capo dei tribunali ONU Jugoslavia e Ruanda, non è credibile: Washington infatti, non dispone informazioni sul fatto che “i ribelli siriani siano in grado o intendano usare il sarin”.
CLARISSA MARACCI