ITALIA, 31 MAGGIO ’13 – In quanto ad occupazione, i dati raccolti dall’Istituto Nazionale di statistica non sono affatto incoraggianti.
Dal 2011 infatti, il tasso di disoccupazione, seppur diversificato in base all’età dei lavoratori, non ha fatto che scendere.
Il mese di aprile 2013 registra un ulteriore peggioramento dei dati. Di fatti, gli occupati risultano essere 22 milioni 596 mila, 0,1 punti percentuali in meno rispetto al mese precedente, ovvero 18 mila ocupati in meno di marzo.
A fronte di un tasso di occupazione che si attesta intorno al 56%, il numero totale dei disoccupati nel 2013 è di 3 milioni e 83 mila unità (tasso di disoccupazione 12 %), con un aumento dello 0,7 % rispetto al terzo mese dell’anno. Si calcola che, con un’età media di 35 anni, soltanto sei individui su dieci posseggono un’occupazione
Ma c’è di più: il tasso di disoccupazione non era mai stato così alto dal 1977.
A farne le spese sono sopratutto i giovani tra i 15 e i 24 anni, sia di genere maschile che femminile, e gli adulti nella fascia d’età 35-49 anni. A ciò si contrappone la crescita della fascia dei 50enni, per loro è più facile trovare lavoro di questi tempi (231 mila in più hanno trovato un’occupazione nel primo trimestre del 2013.
La diminuzione dell’occupazione non lascia scampo, a settori in costante diminuzione come quello industriale e quello delle costruzioni, si è recentemente aggiunto anche il terziario, dove si è registrato un meno 0,4 %.
Il nostro paese è quarto a Spagna, Grecia e Portogallo, in termini di disoccupazione giovanile.
In Italia, infatti, essa è attestata intorno ai 21,5 punti percentuali. É in questa cifra che vengono compresi anche i cosidetti Neet, ovvero individui giovani senza un lavoro, nè in atto di intraprendere, o in corso di svolgimento di, un corso di formazione (università, master o corsi privati, non vi è alcuna differenza). Sono 22 milioni in totale, e corrono un grosso rischio: quello di, a parità di livello professionale, percepire un salario minore rispetto a chi ha trovato la medesima occupazione ma in tempi diversi. Per questo, afferma l’OCSE, non bisognerebbe mai smettere di cercare.
L’11% dichiara addirittura di essere <<totalmente disilluso e scoraggiato dalla situazione attuale>> e smette di cercare lavoro poichè è convinto che di lavoro non ce n’è.
<<La reintegrazione dei giovani>> afferma Stefano Scarpetta, direttore della divisione lavoro OCSE, <<sarà difficile, dal momento che [i giovani] mancano dell’esperienza che solo il lavoro può dare>>
L’Organizzazione ritiene necessaria l’adozione di alcune misure di duplice tipologia: da una parte, provvedimenti che abbiano attuazione nel breve termine, dall’altra interventi strutturale, quindi destinati a svilupparsi in un maggior periodo temporale.
<<Nel breve termine, i Paesi devono non solo rilanciare la crescita e la creazione di posti di lavoro, ma anche offrire una garanzia di risorse ai giovani disoccupati>> afferma l’OCSE.
Mantenere il contatto con il mercato del lavoro, per coloro che hanno abbandonato gli studi, è uno dei punti principali delle misure a beve termine che si intendono mettere in pratica.
Per quanto riguarda, invece, quelle a lungo termine, l’Organizzazione ritiene necessaria la modifica profondamente il sistema di formazione e del lavoro dello Stato, constatando che << un giovane su cinque esce dalla scuola senza aver acquisito le competenze necessarie sul mercato del lavoro odierno >> e afferma che sarebbe peculiare << operare sulle interazioni fra scuola e lavoro, le connessioni sul territorio tra i bisogni delle imprese e i curricula scolastici e accademici, la riduzione delle barriere all’accesso al mondo del lavoro>>.
Ma ad oggi la situazione ha assunto contorni realmente tragici; sono sempre più frequenti i casi di suicidio collegati, direttamente o indirettamente, alla perdita del lavoro e quindi alla reale preoccupazione di non poter condurre una vita dignitosa per mancanza di disponibilità economica.
Quando ci sono famiglie da mantenere o mutui da pagare, infatti, le parole non servono e quando ci sono non bastano. C’è bisogno di fatti, di dimostrazioni e aiuti pratici.
Come afferma lo stesso Scarpetta, il quale fa riferimento ai giovani, ma nel senso della sua frase posso essere compresi tutti coloro che cercano lavoro, <<per loro sarebbe importante sapere che il governo sta facendo qualcosa, e offre loro qualcosa di concreto>>.
CORINNA LENNELLI