NOTE ASPRE E INQUIETE
– ANCONA – di Enrico Vianelli – Attivi già dal 2013, gli Spirale aprono uno spiraglio nuovo sulla scena alternativa marchigiana, ma non solo. I componenti della band, Loris “Ziggy” Cericola (voce e chitarra) di Montecosaro, Giorgio Balestrieri (basso) di Porto Sant’Elpidio, Stefano Rutolini (batteria) di Marina Palmense, ci propongono atmosfere tormentate, in cui aleggiano profonde inquietudini. E lo fanno in modo molto accurato, rifinito. Spirale è anche il titolo di questo Cd della band, che Ziggy definisce “fuori misura”, a causa della notevole lunghezza dei pezzi, tre dei quali contenuti nel precedente demo-tape e riproposti in versione remix. Sicuramente hanno influito su quest’ultimo lavoro, prodotto dalla Bananophono Records, band come i Nerorgasmo della Torino punk degli anni ’80 (il nome Spirale è ispirato a una loro canzone), tanto che in una delle sei tracce, “Stato embrionale”, si avverte una commistione di asprezza, disincanto e crudo nichilismo. “Dentro al cerchio” sembra molto segnato da venature grunge, forse un orecchio attento può avvertire un po’ di Alice In Chains prima maniera. Ciò, naturalmente, non definisce compiutamente il sound degli Spirale, molto più personale, più profondo. È “Ossa” che, aprendo all’ascolto come primo pezzo, cala forse più delle altre l’ascoltatore in una dimensione cupa, fra suoni che si trascinano con una cadenza doom ed aprono uno scenario inquietante, straziante; le parole sembrano invitare l’ascoltatore, quasi come un moderno San Tommaso, a toccare con mano lo strazio delle proprie ferite: “Scava dentro me, non troverai che cenere…”.
In “Sbiadire” la voce colma di disperazione, stentorea, di Ziggy riporta vagamente alle sonorità liquide e maledette degli ultimi Celtic Frost (chi ha presente A dying God coming into human flesh?); idealmente pare di essere immersi in un liquido nero e avvolgente, le note pulite si alternano a stacchi distorti e marcati, quasi un continuo e traumatico ritorno alla realtà. Tali percorsi sonori si fanno più ossessivi e si increspano in “Rumori d’umore”, dove la band sceglie la lingua inglese per descrivere stati di pura ansia sottolineati dal ricorrere delle frasi “let my echoes takeover, let my mind blow me down, of this void I am the owner, can you kill me, right now?”.
Ritmiche lente e solenni anche ne “Il cosmo e la morte”, con fasi che si alternano come pietre, si piazzano sequenzialmente una accanto all’altra; la band riproduce il destino tantalico dell’uomo che si pone di fronte al suo incolmabile strazio; di nuovo l’uso dell’inglese per rimarcare una forma di alienazione dal mondo, le chitarre si producono in suoni di tanto in tanto struggenti e rendono efficacemente stati d’animo persi, di frustrazione. Rincara decisamente la dose la traccia “Dentro al cerchio”, dove l’esistere viene descritto come qualcosa di fragile ma da cui non si può sfuggire.
Nel complesso va detto che questo album “in-tenso” – ovvero dove la riflessione intimista, personale, fomentata da un disagio profondo la fa da padrone – è per molti, non per tutti: con questo lavoro si va ben oltre la superficie, si attraversa una prospettiva costellata di umani dubbi e umane sofferenze. Sicuramente chi è già avvezzo a sonorità doom o sludge metal, a nenie laceranti, dense ed esistenzialmente ossessive, troverà negli Spirale una band abile e fedele, oltre che tecnicamente accurata. Difficilmente ne rimarrà deluso.
Per informazioni: http://spirale1.bandcamp.com/album/spirale
Per ascoltare il cd: https://soundcloud.com/spirale-3
(articolo tratto da Urlo-mensile di resistenza giovanile)