Sport e Diritti, 39^ puntata- Gazza Gascoigne, classe e talento per prendere a calci la vita.

Paul “Gazza” Gascoigne è stato, poteva essere, uno dei calciatori più forti che io ricordi. Fisico possente, piedi di cristallo, intuito e quel modo di stare in campo dei grandi campioni, fatto di tocchi meravigliosi e di pause lunghissime.

Ma un talento ancor più grande per l’autodistruzione, un’icona rock emblematica forse di un calcio che iniziava negli anni ’90 la sua parabola verso la crisi.

Il pallone poteva essere la sua vita, la sua famiglia il suo nido, e il successo donargli l’immortalità della storia. Ma l’alcool era più forte, l’alcool era la sua vita, la sua famiglia, il suo successo spezzato. E i disturbi psichici che ne fanno seguito sono l’oblio di un campione ormai ai margini del mondo del calcio, della sua famiglia e della sua vita. “Qualunque cosa faccia nella vita deve essere divertente: se non lo è vuol dire che ho fallito”.

Centrocampista offensivo dotato di un grande dribbling, giocava da regista avanzato, numero 10 e spesso si lanciava in area di rigore alla ricerca del tiro risolutivo. Ma era un 10 anomalo, muscoloso e dotato di grande agonismo e a tratti rudezza contro gli avversari.

Entrato a far parte delle giovanili del Newcastle nel 1983, esordisce in prima squadra nel 1985 disputando in totale 104 partite, prima di passare al Tottenham nel 1988.

In quello stesso anno esordisce in nazionale, e partecipa ai Mondiali di Italia 1990. L’anno successivo viene acquistato dalla Lazio, per 15 miliardi di lire. Dal 1992 al 1995 realizza 6 gol in 3 stagioni del campionati italiano, senza mai riuscire ad imporsi sul campo. Gazza alterna grandi cosi e pause incomprensibili, alterchi con avversarsi, arbitri e perfino compagni, siparietti a volte divertenti ma spesso troppo sopra le righe per un campione.

Il pubblico lo ama per questo suo modo bohemienne di vivere il prato verde, gli avversari e la stampa non lo amano affatto per il suo carattere iracondo e a volte davvero folle (chi non ricorda un rutto in diretta a 90°minuto ad un giornalista RAI che gli chiedeva un commento sulla partita…..)!
L’idillio con la Lazio si interrompe nel 1995, quando viene acquistato dai Rangers Glasgow per disputare il campionato scozzese. Partecipa agli Europei del 1996, senza grandi risultati, e poi viene estromesso dal giro della nazionale sempre a causa dei suoi comportamenti ormai ingestibili e ingiustificabili.

Nel 1998 passa al Middlesbrough, poi all’Everton, al Burnley, ma l’alcool ormai è il suo più fedele compagno di vita, di campo e di stanza.

Tenta un’avventura nel calcio americano, poi in Cina (“In questi giorni ho mangiato di tutto. Teste d’anatra, teste di pollo, zampe di gallina, pipistrelli e altre amenità. Secondo me, se continuo con questa dieta, finirò per volare!”), poi di nuovo in USA come allenatore giocatore del Boston United dove nel 2004 chiude definitivamente la sua carriera sprecata.

Ecco, ora inizia la seconda parte della sua carriera. Quella in lotta esclusiva contro l’alcolismo, ormai una malattia a tutti gli effetti.

Nel 2007 viene operato d’urgenza allo stomaco per un’ulcera perforante. Nel 2008, in base alla Mental Health Act, gli agenti di polizia inglesi lo ricoverano coattivamente in un ospedale a causa di due incidenti avvenuti in altrettanti alberghi: l’equivalente del nostro T.S.O. Ormai Gazza, il guascone Gascoigne è un malato di mente a tutti gli effetti.

La sua situazione mentale peggiora sempre di più ed il 5 maggio la depressione lo spinge a tentare il suicidio all’interno di un lussuoso hotel londinese.

Ti aspetti che quando uno tocchi il fondo, poi risalga. Ma la caduta di Gazza sembra non avere fine.

Nel 2008 viene internato in una clinica di Londra per tre mesi di cure obbligatorie e per disintossicarsi.
Ma non c’è storia, Gazza perde la sua battaglia giorno dopo giorno. Viene arrestato più volte per danneggiamento e liti con fan e giornalisti. Resta solo anche dalla sua famiglia, che fino a quel punto aveva sempre cercato di aiutarlo e proteggerlo.
Gazza è solo e senza più una sterlina: si rivolge al sindacato dei calciatori PFA per richiedere un sussidio.

Un giorno Gascoigne, dopo aver appeso le scarpe al chiodo, disse: “Ho sempre vissuto solo per il calcio e quando ho smesso, mi alzavo la mattina e mi chiedevo “e ora cosa diavolo faccio?””

La risposta è stata nella vita: Gazza ha scelto di distruggersi, non ha ancora compiuto per intero la sua missione, ma con il cuore grondante di dispiacere sono certo che questo succederà presto, e Paul Gascoigne entrerà finalmente nella storia, ricordato come uno di quei tanti artisti di talento che ha deciso di autodistruggersi, schiacciato tra la vita e la fama, la solitudine ed una bottiglia di gin.

Auguri Gazza, se solo avessi pensato alla fortuna di giocare a pallone noi ti avremmo amato per sempre!

T.R.

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