Quando penso agli Stati Uniti mi vengono in mente le lunghe highways che portano percorse a bordo di una Mustang vento sui capelli, mi viene in mente la Coca Cola, Marilyn, e lui: Joe Di Maggio. Che poi in realtà lui e lei, Joe e Marilyn, la loro passione travolgente, il loro matrimonio burrascoso, rappresentano alla perfezione il sogno americano.
Nato a San Francisco nel novembre del 1914, ottavo dei nove figli di una coppia italiana originaria di Isola delle Femmine, in provincia di Palermo, Joe fin da piccolo dimostrò la sua piena integrazione in terra americana, innamorandosi dello sport a stelle e strisce per eccellenza: il baseball.
Dopo il college, la carriera da professionista: per quattro stagioni, nei San Francisco Seals. Poi la svolta della sua vita: Joe nel ’36 approda nei New York Yankees e ne diventa l’icona vivente. La maglia numero 9 di Joe, o una pallina autografata dal campione diventano il frutto desiderato di migliaia di bambini e uomini americani. Vince tre volteil titolo di MVP ed gioca l’Allstar Game della Major League Baseball per ben 13 volte. Straordinario battitore, potente, veloce. I suoi fuoricampo erano il delirio del pubblico, che si lanciava verso la pallina per brandire un ricordo del grande campione.
Eccezionali stagioni fino al 1942, sempre con gli Yankees, quando ancora esitevano i campioni bandiera. Poi la guerra, il campionato si interrompe fino al 1946, per poi riprendere sempre con Joe sugli altari del diamante verde di tutta l’America. Fino al 1951, Joltin’ Joe (“Joe che fa sobbalzare”) totalizza in tutta la sua carriera 2.214 battute valide. E poi appende la mazza al chiodo.
Intanto dopo la seconda guerra mondiale la Joe era lo sportivo più amato di America, e per le donne era il “fidanzato d’America”.
E negli stessi anni milioni di americani perdevano la testa per lei: l’icona bionda e sensuale di un Paese che ce la stava facendo a raggiungere il suo sogno. Marilyn Monroe. Dopo alcuni anni e molti amori, ecco il suo incontro con Joe Di Maggio: furono subito fiamme di passione tra i due. Nel 1954, la storia d’amore tra i due eroi più amati d’America trova la sua consacrazione in un matrimonio celebrato da migliaia di fotografi e reporter. Sembra un film, e forse lo è. I due coniugi si dichiarano amore eterno, giurano di voler mettere su casa, dichiarano sicuri che prestissimo avranno dei bambini.
Ma la realtà è molto diversa dal set. Marilyn è una donna insicura, instabile, paranoica, mentre Joe è un bravo ragazzo, vuole una vita domestica serena quando le luci dei flash che lo inseguono in campo si spengono. Iniziano le incomprensioni, i litigi, i rancori. E il sogno si spezza.
I due divorziano, ma il filo che li lega non si spezza mai. Neanche dopo la morte di Marilyn, nel 1962, con Joe che grida “ti amo” nel vento alla bara della star e da allora, sulla tomba di Marilyn, fa recapitare ogni giorno 6 rose rosse.
Negli anni ’90 si affaccia nella sua vita l’incubo mortale di ogni essere umano, che incrina definitivamente il sogno americano: un cancro ai polmoni. Joe viene operato, combatte, con la stessa grinta in cui riusciva ad andare incontro con la mazza alla pallina.
La casa-base questa volta è troppo lontana, neppure i lanci straordinari di “Joltin’ Joe” riescono nell’impresa di realizzare il punto vincente.
Joe Di Maggio muore l’8 marzo 1999, nella sua casa di Hollywood e le radio americane ne danno l’annuncio con il sottofondo di “Mrs.Robinson” di Simon & Garfunkel, in cui era citato.