Questa è la storia di un uomo normale, di un uomo che negli anni ’60 divenne speciale. Di un uomo che riporta alla memoria la storia di un Paese che non c’è più.
Con i suoi sogni, con i suoi miti, con i suoi eroi. Eroi normali, fatti per essere speciali.
Giovanni Benvenuti, detto Nino, nacque nel 1938 in Istria. Da subito comincia a boxare, ad inseguire i suoi sogni: Olimpiade, professionismo. Sogni presi a pugni ogni giorno, sogni sudati e lacrimati sui ring di periferia e via via verso il centro del Mondo..
Nel 1957 Nino Benvenuti vince l’oro agli europei di Praga, titolo bissato due anni dopo a Lucerna.
Ma Nino vuole l’Olimpiade. Roma 1960, categoria Pesi Welter. Vince tutti gli incontri, medaglia d’oro. Consegnatagli da Jesse Owens, mica uno qualsiasi.
Nel 1961 è la svolta del professionismo per Nino.
Fra il ’61 e il ’63 29 vittorie su altrettanti incontri.
Titolo Italiano dei Pesi Medi, scala le classifiche europee e mondiali.
Sono gli anni della rivalità con il toscano Sandro Mazzinghi, enfatizzata dalla stampa che accentua giorno dopo giorno la rivalità tra i due. Due incontri, un solo vincitore: Nino Benvenuti, tra polemiche e accuse lanciate dallo sconfitto.
L’obiettivo messo nel mirino del campione è il titolo mondiale dei Pesi Medi. Vola negli States con il suo manager.
Il campione in carica è Emile Griffith.
Madison Square Garden, 17 aprile 1967: incontro per il titolo. Match duro, scorbutico, equilibrato. Nino Benvenuti vince ai punti, è il campione del mondo. La gente lo segue in TV dall’Italia con il fiato sospeso, segnando ascolti record per quel tempo in cui ci si riuniva a casa di qualcuno per vedere la televisione.
29 settembre 1967: la rivincita. Il copione dell’incontro segna uan svolta al secondo round: Nino il campione subisce un colpo perfetto e si frattura una costola. Ma continua. Combatte in maniera rabbiosa, eroica, evita la sconfitta per KO, ma perde il titolo Nino.
A questo punto serve la “bella”, per decretare chi sia il più forte.
4 marzo 1968, sempre al Madison Square Garden.
Match equilibratissimo, al termine dell’incontro è l’italiano a trionfare.
Nino difende il titolo per quattro incontri, poi il match con Carlos Monzòn, argentino all’epoca non cisndierato un campione.
Al Palazzo dello Sport di Roma avviene quel che nessuno si aspetta. Monzòn picchia duro, Benvenuti sembra annichilito dai colpi dell’indio argentino. Arriva stancamente a fine match, ma perde ai punti.
La rivincita a Montecarlo, l’8 aprile 1971. Dopo sole 3 riprese l’angolo di Nino getta la spugna. Sconfitta. Durissima, stavolta. Senza appello.
Pochissimi giorni dopo il match, Benvenuti decide di lasciare definitivamente il mondo della boxe. E mai più tornerà sul ring.
Impegno politico, cinema in qualche “spaghetti-western”, quello sguardo duro sotto occhi teneri che nei magici anni ’60 colpiva al cuore le donne italiane.
Il campione sconfitto, l’eroe che si scopre umano e di sè lascia il ricordo. Indelebile. Di tanti pugni, di tanto sudore e di due, terribili, sconfitte.
T.R.