Sport e terrorismo: il massacro di Monaco ’72

SETTEMBRE NERO E LO STERMINIO DELLA SQUADRA OLIMPICA ISRAELIANA

di avv. Tommaso Rossi (Studio Legale Associato Rossi-Papa-Copparoni)

Questa volta le nostre storie di sport ricordano quella tragica, incancellabile, terribile Olimpiade di Monaco 1972. Monaco di Baviera, Germania Ovest quando ancora c’era il muro di Berlino a dividere sogni e futuro di persona così vicine, eppure così lontane. Un commando di terroristi riconosciuti nel funesto nome di “Settembre nero” fa irruzione negli alloggi della squadra israeliana al villaggio olimpico di Monaco di Baviera. Due atleti che gareggiano sotto la bandiera di Israele cadono sotto i colpi dei terroristi. Altri 9 componenti della squadra olimpica d’Israele vengono presi in ostaggio. 250 palestinesi e libanesi arrestati in Libano dall’Esercito Israeliano dovranno essere liberati. Subito. Altrimenti: morte. Le autorità tedesche tentano una negoziazione bluff forse più adatta al gioco del poker che alla vita umana. Fanno credere ai terroristi che le loro richieste stiano per essere evase, e la loro fuga protetta, ma all’arrivo all’aeroporto di Monaco la polizia utonica tenta un blitz. Il tutto per tutto. Sul campo restano tutti gli atleti israeliani e 5 terroristi del commando, oltre a un poliziotto. E tanto sangue.

I cerchi Olimpici, inno alla gioia e alla vita, alla sportività e all’unità dei Popoli si macchiano per sempre di sangue. Il 15 luglio 1972, due alti esponenti del FATH ( Abu Dawud e Salah Khalaf, conosciuto come Abu Iyad) si incontrarono in un bar di Piazza della Rotonda a Roma con Abu Muhammad, un dirigente dell’organizzazione conosciuta come “Settembre Nero”, per pianificare operazioni ecclatanti e sanguinose.

Sembra che l’idea di irrompere ai Giochi Olimpici fu data dalla lettura della notizia, riportata da un giornale arabo, secondo cui il CIO (comitato Olimpico Internazionale) non aveva neppure risposto alla richiesta Federazione palestinese di partecipare con una propria delegazione ai giochi olimpici di Monaco.E decisero di prendervi parte a modo loro, i terroristi.

I membri dello squadrone della morte furono reclutati in larga parte nel campo profughi di Statila e, dopo aver svolto un perido di reclutamento in Libia, partirono alla volta di Monaco senza avere la minima idea di quel che fosse il loro compito letale. La storia non ha dimsotrate quale sia stato il ruolo di Yasser Arafat in questa terribile azione, ma Abu Dawud ha sempre sostenuto che lo stesso avesse fornito la sua benedizione all’operazione, oltre che i fondi per organizzarla.

Abu Iyad arrivò a Monaco due giorni prima dell’apertura dei Giochi, il 24 agosto, e effettuò approfondite ricognizioni del campo d’azione, mentre tutto il Mondo si preparava con gioia alla Cerimonia di Apertura della grande Olimpiade tedesca. Il gruppo arrivò al completo a Monaco, poi arrivarono le armi: mitragliatrici, pistole, kalashnikov, bombe a mano, fucili d’assalto. Pronti per una guerra. Pronti per la mattanza. 

Fu deciso che l’azione sarebbe partita dall’appartamento situato al piano terra, dal momento che da quella posizione si potevano controllare le vie di fuga e che gli ostaggi, una volta catturati, sarebbero stati raggruppati in quel luogo. I terroristi si finsero atleti brasiliani per convincere la sicurezza e i volontari del comitato olimpico ad entrare nel villaggio.

La sera del 4 settembre ’72, data tragica e mai dimenticata, in una stanza dell’Eden Wolff, hotel situato nei pressi della stazione di Monaco, Abu Dawud riempì otto borse sportive decorate con i cerchi olimpici di mitragliette, kalashnikov, bombe, caricatori, calze di nylon utili per mascherare i volti e amfetamine.

Quella stessa sera, gran parte degli atleti israeliani si erano recato in città, a distrarsi e vedere la commedia musicale “Il Violinista sul Tetto” di Joseph Stein. La storia ci regala della foto che ritraggono gli atleti sorridenti dietro le quinte con alcuni attori durante l’intervallo, assolutamente ignari della morte che li attendeva nascosta tra i 5 cerchi. Verso le 4 del mattino il commando di terroristi si avvicinò alla recinzione del villaggio olimpico.

Alle 4:30 del 5 settembre 1972, il commando forzò la porta dell’appartamento situato al piano terra. Yossef Gutfreund, arbitro di lotta greco-romana, venne svegliato dal rumore e non appena vide spuntare mitraglie e pistole dalla porta, vi si gettò per tentare di chiuderla urlando: “Al riparo, ragazzi!”.
Sangue, feriti, confusione, paura. Il commando riuscì a prendere prigionieri Amitzur Shapira, Kehat Shorr, David Berger, Yossef Romano, Mark Slavin, Ze’ev Friedman, Eliezer Halfin, Gad Tsobari, Yakov Springer e André Spitzer.

Caddero sotto i colpi del terrore due atleti. Gli altri furono fatti ostaggio dai terroristi. Il corpo di Yossef Romano fu posto di fronte agli ostaggi israeliani legati, come monito a non tentare la fuga.

Gad Tsobari riuscì a raggiungere una troupe televisiva americana della ABC. Alle ore 4:47 una donna delle pulizie, che si stava recando al lavoro, telefonò all’Ufficio Olimpico per la Sicurezza dicendo di aver udito colpi di arma da fuoco. Alle 5:08 due fogli di carta furono lanciati dal balcone del primo piano e raccolti da un poliziotto tedesco: si richiedeva la liberazione di 234 detenuti nelle carceri israeliane e dei terroristi tedeschi Andreas Baader e Ulrike Meinhoff. Il tutto andava fatto entro le 9:00 del mattino.Altrimenti sarebbe stato ucciso un ostaggio per ogni ora di ritardo e i cadaveri gettati per strada. Alle 8:15 era in programma ai Giochi olimpici una gara di equitazione. Il Presidente del CIO Killanin, informato di quanto era in corso, dispose che lo spettacolo Olimpico doveva andare avanti. Mark Spitz, celebre nuotatore americano ebreo, vincitore di sette medaglie d’oro, veniva prelevato dalla polizia tedesca e rimpatriato negli Stati Uniti d’America, nel timore che potesse costituire un obiettivo per i terroristi.

Iniziarono frenetiche ore di paura e negoziazioni, mentre il programma olimpico andava avanti, con il mondo ormai avvinto da quanto stava accadendo nel villaggio molto più che nello stadio di Monaco. Nel tardo pomeriggio, grazie anche alla pressione esercitata dalle manifestazioni che avvenivano in tutto il mondo, si decise di sospendere i Giochi.

L’ultimatum dei terroristi fu spostato alle 15:00 e successivamente alle 17:00. Le televisioni di tutto il mondo erano accorse e questo per i terroristi rappresentava ulteriore benzina in grado di alimentare il fuoco della propaganda e del fanatismo.

La morte sospesa come un filo di lama. La morte in diretta in mondovisione.

Poco prima delle 17:00 i terroristi avanzarono una nuova richiesta: volevano essere trasferiti assieme agli ostaggi a Il Cairo eproseguire la negoziazione da lì. Il Cancelliere federale Willy Brandt prese contatti con il presidente egiziano Anwar al Sadat per ottenere il permesso di trasferire al Cairo terroristi e ostaggi. Il Primo Ministro egiziano Aziz Sidky negò l’assenso del suo Governo all’operazione.

L’ultimatum dei terroristi fu spostato alle ore 21:00.

Si decise allora di esperire gli ultimi tentativi per salvare gli ostaggi: due elicotteri li avrebbero condotti all’aeroporto di Fürstenfeldbruck dove un Boeing 727 della Lufthansa li avrebbe condotti a Il Cairo. All’interno dell’aereo c’era una squadra della Polizia tedesca travestita con uniformi di volo della Lufthansa. All’esterno, intorno alla pista, erano posizionati cinque teste di cuoio tedesche armate di fucili di precisione. Pochi minuti prima che gli elicotteri con gli ostaggi atterrassero all’aeroporto, la Polizia tedesca decise di annullare l’operazione. Troppo pericoloso un eventuale conflitto a fuoco dentro un aereo pieno di benzina. Forse sarebbe bastato svuotare i serbatoi. Ma questo nessuno l’ha, evidentemente, pensato. Gli agenti vestiti da steward uscirono dall’aereo proprio mentre gli elicotteri con gli ostaggi volteggiavano attorno all’aeroporto.

Restavano i cinque agenti di Polizia posizionati ai bordi della pista.

Alle 22:35 gli elicotteri con gli ostaggi atterrarono all’aeroporto. Immediatamente scesero i quattro piloti e sei terroristi. Non appena questi videro l’aereo era vuoto capirono che era una trappola.

Ore23:00. Le luci che erano state posizionate per illuminare a giorno l’area si accesero e gli agenti cominciarono a sparare.

Un’ora di fuoco incorciato, sangue, urla, morti.

Attimi che trasformarono per sempre la storia Olimpica.Giornalisti e curiosi, tv e lacrime.

Tutti gli atleti ostaggio furono uccisi, uno dopo l’altro.

All’1:30 del 6 settembre 1972 si spensero le luci su quella che rimase una delle più grandi tragedie della storia.

Una tragedia che anche il Cinema raccontò in molte opere.

Nel 1976 uscì 21 Hours at Munich (21 Ore a Monaco), con Franco Nero nel ruolo del terrorista ‘Isa.Nel 1999 fu la volta del documentario One Day in September (Un giorno a Settembre), con voce narrante di Micheal Douglas, che vinse un Oscar nelal categoria documentari.

Nel 2005 Munich, il colossal drammatico di Steven Spielberg, ispirato agli eventi che seguirono il massacro degli atleti israeliani e al piano di vendetta studiato dal governo israeliano e dal Mossad.
Colpi proibiti, sottovalutazione dell’avversario, decisioni sbagliate, lotta, battaglia, morte, recriminazioni, sangue. Non è la descrizione di un grande incontro di boxe, di una epica guerra sportiva per un podio di gloria.E’ la storia di morte di una Olimpiade che gli occhi e la memoria non potranno mai cancellare.

 

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Back To Top