di Avv. Tommaso Rossi (Studio Legale Associato Rossi-Papa- Copparoni)
Ad un anno di distanza dell’omicidio della fidanzata, scambiata a suo dire per un ladro introdottosi nella sua abitazione, ripubblichiamo la storia di Oscar Pistorius che ne celebrava la partecipazione alle Olimpiadi di Londra tra i normodotati. Una favola bellissima ormai lontana, sporcata dal fango e dal sospetto dell’atrocità di cui è accusato.
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“E’ uno dei giorni più belli della mia vita: sarò a Londra per Olimpiade e Paralimpiade”. La storia di oggi parte dalla fine. Una corsa ad ostacoli durata una vita, una medaglia d’oro vinta ancor prima dello start, coronata pochi giorni fa dalla notizia più bella. Oscar Pistorius ce l’ha fatta. La sua battaglia contro gli ostacoli della diversità, contro le regole che non ammettono l’inimmaginabile. Oscar Pistorius correra i 400 m e la staffetta 4 x 400 alle Olimpiadi di Londra nella squadra Sudafricana. Non più solo Paralimpiadi, ma la squadra olimpica dei normodotati.
Oscar Pistorius era già entrato nella storia dell’atletica dopo essere riuscito a qualificarsi e a partecipare ai Mondiali dello scorso anno a Daegu, in Corea, quando aveva corso le batterie dei 400 e aveva vinto l’argento con la staffetta 4×400, pur avendo partecipato solo alla semifinale ed essendo stato escluso poi, per scelta tecnica, dalla finale.
La federazione internazionale di Atletica (IAAF) lo aveva escluso dalle competizioni ritenendo che le protesi alle gambe che utilizza per correre gli dessero dei vantaggi, ma una lunga controversia legale vinta da Pistorius gli aveva aperto la possibilità di gareggiare le qualificazioni per inseguire il suo sogno olimpico. Ora avrà la possibilità di mettersi ai blocchi di partenza e lottare alla pari con due gambe in meno, ma tanto coraggio e forza di volontà in più.
« Perdente non è chi arriva ultimo in una gara, ma chi si siede e sta a guardare.” Queste parole sono state pronunciate anni fa dalla madre di Oscar Pistorius. Ecco, questa spinta deve averlo accompagnato negli anni.
Certo la scienza ha fatto il resto: la possibilità che delle protesi in fibra di carbonio possano sostituirsi alle gambe per correre verso il traguardo è un risultato che solo qualche anno fa poteva sembrare fantascienza. Ma armonizzare delle protesi con il resto delle fibre muscolari del corpo, dar loro quel pieno controllo agli impulsi che partono dal cervello, diventare un tutt’uno muscoli e metallo, questo è un risultato straordinario della mente umana, del cuore di un atleta che ha corso tutta la vita per essere come gli altri. E non importa se al traguardo sarà ultimo, se si sarà potuto misurare alla pari con i “suoi simili”. Questo è il messaggio più straordinario e rivoluzionario che le gambe di carbonio di Oscar Pistorius trasmettono al mondo, ai giovani meno fortunati cui la vita ha tolto le ali, e la voglia di correre per inseguire un sogno.
Oscar Leonard Carl Pistorius è nato a Johannesburg, città simbolo dell’apartheid nel 1986. Bianco, bianchissimo, ma così diverso dagli altri, Oscar nasce con una grave malformazione che lo costringe, all’età di undici mesi, all’amputazione delle gambe. Negli anni del liceo si dedica a rugby e pallanuoto, poi a causa di un infortunio prova con l’atletica leggera, ed è subito amore.
Il suo primo successo sono le Paralimpiadi di Atene 2004: bronzo nei 100 metri e oro nei 200, a solo 17 anni battendo atleti amputati singoli e molto più quotati di lui.
Dall’anno successivo Oscar comincia ad esternare il suo sogno di correre tra i normodotati le Olimpiadi di Pechino 2008. Nel giugno 2007 gli organizzatiri del Golden Gala di Roma lo inseriscono nella gara dei 400 metri tra i normodotati
Il 13 gennaio 2008, il verderro della IAAF: Oscar non può gareggiare con i normodotati, poichè “un atleta che utilizzi queste protesi ha un vantaggio meccanico dimostrabile (più del 30%) se confrontato con qualcuno che non usi le protesi”. Il 16 maggio 2008 viene accolto il suo ricorso al Tribunale sportivo, in quanto”al momento non esistono elementi scientifici sufficienti per dimostrare che Pistorius tragga vantaggio dall’uso delle protesi”. Il tempo per qualificarsi è pochissimo, e Oscar purtroppo non riesce a realizzare il tempo minimo che gli permetterebbe di inseguire il sogno a Cinque Cerchi. Si deve accontentare di vicere tre ori nei 100, nei 200 e nei 400 metri alli Paralimpiadi di Pechino.
Nel 2011 l’argento nel Mondiale di Daegu con la staffetta 4×400 Sudafricana, senza però prendere parte alla finale.
E, pochi giorni fa, la notizia più bella ed attesa. Oscar si è qualificato e potrà finalmente inseguire il sogno di ogni bambino che corre per strada. Partecipare alle Olimpiadi di Londra 2012. E noi tutti abbiamo un sogno che, sono certo, lo sospingera come il vento fa correre una vela. Quello di vedere Oscar levare le sue braccia forti al cielo, anche solo per poter raccontare la gioia di esserci stato.