MORTA LA GIOVANE CHE COMMOSSE L’AMERICA A NOVEMBRE LA SUA PRIMA PARTITA
di Tommaso Rossi
“Dite che ho mostrato al tumore chi comandava” è stato il suo ultimo messaggio. Lauren Hill è morta. E con lei sono morti i suoi 19 anni e tutta la vita che aveva davanti.
Ma il suo sogno no, il suo sogno é e resterà per sempre vivo, cucito sulle magliette di ogni ragazzo americano che muove i primi passi in un parquet, cucito sui cuori dei tanti sportivi che 5 mesi fa la applaudivano con le lacrime agli occhi. Malata terminale di cancro, nel novembre 2014 era riuscita la NCAA (Lega americana di basket universitario) a far anticipare la prima gara stagionale della squadra del suo college, Mount St. Joseph, per aiutarla a realizzare il suo sogno. Debuttare in una partita della NCAA con la sua squadra, prima che fosse irrimediabilmente troppo tardi.
Due canestri, e una vita che sa di essere all’epilogo che tocca la vetta più alta di gioia e realizzazione di sé. Fu la sua prima di cinque partite stagionali. Poi la malattia prese la sua definitiva e tragica folle corsa verso la fine.
La inappellabile sentenza dei medici era arrivata la scorsa estate, Lauren aveva da poco compiuto 18 anni, e tutta la sua vita le sembrava pronta per essere afferrata. E poi un attimo, dei malditesta che sembravano non passare mai, e il verdetto terribile come una stoppata violenta quando stai per schiacciare nel canestro del tuo futuro. Tumore al cervello, una forma rara, inoperabile, pochi mesi di vita davanti.
Lauren non molla, capisce che il tempo per realizzare i suoi sogni non è più lungo quanto una vita…..ma solo il tempo di un respiro. Trattenere il fiato, alzarsi da terra, e volare verso il canestro. E poi, via più su, verso il cielo dove i sogni si incontrano con gli angeli.
“We love Lauren, we love Lauren” ….il coro dello stadio del basket, un brivido lungo la schiena e la voce commossa dell’America intera che si unisce in un urlo che rimbomba nel parquet di Mount St. Joseph.”Il primo canestro mi ha reso davvero felice, perché l’ho realizzato al primo tentativo. Ma il secondo è stato ancora più dolce, perché l’ho fatto con la mano destra quella in cui ho ormai perso forza”, le parole con cui Lauren commentava la incredibile, meravigliosa vittoria, contro tutto e contro tutti.
Poi la laurea ad honorem in lettere e un insegnamento che la piccola Lauren lasciava in eredità molto più grande di tanti testi universitari.
E quando Lauren, in un lettino di ospedale di Cincinnati, si spegneva, una sua ultima dichiarazione mostra al mondo che si può morire ma con la fierezza eroica dei vincitori, si può perdere nella vita come nello sport, ma dopo averci messo il cuore si vince comunque. “Di me dite che ero un’eroina e che ho mostrato al cancro chi comandava”.
Non è retorica questa, ma una piccola storia di vita di una piccola ragazza americana che forse tanti sciocchi ricchi campione del nostro pallone ormai sgonfio dovrebbero leggere.