Strumenti di intervento dell’UE per realizzare gli obiettivi ambientali

V.I.A., V.A.S., CERTIFICAZIONI E ALTRI ISTITUTI: L’ANALISI GIURIDICA

di Avv. Annamaria Palumbo

unknownAl fine di perseguire gli obiettivi della politica ambientale l’Unione Europea ha individuato una pluralità di strumenti di intervento: 1) strumenti per intervenire sulle politiche, sui piani e programmi; 2) strumenti per intervenire sulla produzione e sui prodotti; 3) strumenti per internazionalizzare i costi ambientali (tasse, tariffe, premi); 4) strumenti finanziari.

Quanto ai primi, merita segnalare la Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) e la Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.). Tali strumenti valorizzano il principio di prevenzione in quanto attraverso gli stessi si intendono conoscere i principali effetti sull’ambiente prima della realizzazione del progetto o dell’implementazione del programma.

In particolare, la procedura di V.I.A. è strutturata sul principio dell’azione preventiva ed è concepita per dare informazioni sulle conseguenze ambientali di un progetto prima ancora che venga realizzato. Nasce quindi come strumento per individuare, descrivere e valutare gli effetti (diretti e indiretti) di un progetto sulla salute umana e su alcune componenti ambientali quali fauna, flora, suolo, acqua, aria, clima, paesaggio e patrimonio culturale.

La procedura V.I.A. prevede che il Proponente il progetto presenti uno studio di impatto ambientale e che tale studio venga discusso dalle autorità competenti e dai soggetti interessati prima di essere approvato o respinto.

Il successo dello strumento della V.I.A., limitato però alla sola dimesione progettuale, unitamente all’affermarsi del principio della sostenibilità come principio generale, hanno determinato la nascita della procedura V.A.S. che estende il sistema della valutazione preventiva a livello di piani e programmi.

La finalità della V.A.S. è quella di promuovere uno sviluppo sostenibile ed assicurare un elevato livello di protezione ambientale attraverso l’integrazione di considerazioni di carattere ambientale nell’atto dell’elaborazione, dell’adozione e dell’approvazione di piani e programmi (in aggiunta alle consuete considerazioni).

Il procedimento V.A.S. prevede, tra l’altro, la redazione di un rapporto ambientale, lo svolgimento di consultazioni e la proposta di un sistema di monitoraggio ambientale.

Il secondo strumento di intervento pubblico per la politica ambientale è quello che interviene sulla produzione e sui prodotti per ottenerne il miglioramento ambientale durante l’intero ciclo di produzione e di vita del prodotto, promuovendo lo sviluppo delle produzione e dei prodotti più ecocompatibili.

In tale categoria rientrano le certificazioni ambientali, i marchi ambientali (EMAS, ISO, ECOLABEL, ecc.), gli accordi ambientali (solitamente su base volontaria), la Politica Integrata dei Prodotti (I.P.P.).

Le certificazioni ambientali sono strumenti finalizzati ad incentivare la produzione da fonti rinnovabili (cd. certificati verdi) ed a realizzare obiettivi di efficienza energetica (cd. certificati bianchi), facendo anche leva sulla propensione degli acquirenti di energia a scegliere quella prodotta da fonti rinnovabili.

Tra tali certificazioni si segnalano anche la Garanzia di origine dell’energia da fonti rinnovabili ed i certificati RECS, entrambi rilasciati dal G.S.E. Tali certificati sono liberamente acquistabili da chi intende finanziare tale forma di energia.

Sistemi ancora più sofisticati sono i “mercati artificiali” che si servono di titoli negoziabili.

Su tali logiche si fonda il sistema italiano di certificati verdi e bianchi quali forme di incentivazione, fondate su obblighi di legge, volte a creare una domanda di energia da fonti rinnovabili (certificati verdi) o ad incentivare la realizzazione di progetti di risparmio energetico (certificati bianchi) e la corrispondente offerta.

In estrema sintesi, i soggetti interessati possono adempiere all’obbligo di legge o direttamente o acquistando i certificati. Tuttavia i costi di tali acquisti (i cui ricavati andranno a finanziare i progetti di risparmio energetico) finiscono col gravare sull’utenza.

Il terzo settore di intervento è quello della internazionalizzazione dei costi ambientali da parte delle aziende che producono esternalità negative attraverso la definizione di incentivi e disincentivi economici e la revisione delle politiche e dei sussidi per la produzione ed il consumo, al fine di evitare che tali esternalità siano poste a carico della collettività.

In ultimo, vi sono gli strumenti finanziari quali gli aiuti di Stato in favore dell’Ambiente e i fondi strutturali quali il Life (poi Life+, poi Life2020), il FEARS (per lo sviluppo rurale), il FSE (Fondo Sociale Europeo), il Fondo di coesioine, il FEP (per la pesca), ecc. Tra questi, il Life+ (per il periodo 2007-2013) ed il Life2020 (per il periodo 2014-2020) sostituiscono una serie di strumenti finanziari dedicati all’ambiente, tra i quali il precedente programma Life. In particolare, il Life+ facilita l’integrazione di questioni ambientali nelle altre politiche e, più in generale, contribuisce allo sviluppo sostenibile, cofinanziando progetti nei tre settori: a) natura e biodiversità; b) politca e governante ambientali; c) informazione e comunicazione. Per il Life2020 il filo conduttore è la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.

Il finanziamento può assumere varie forme: sovvenzioni, accordi di P.P.P., cofinanziamento, appalti pubblici verdi o G.P.P. (Green Public Procurement).

In subiecta materia vale il principio di complementarietà tra fondi strutturali: il Life+ non finanzia le misure che soddisfano i criteri di ammissibilità di altri strumenti finanziari.

La Commissione garantisce il controllo dei finanziamenti e l’attuazione delle azioni finanziate.

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