Team Univpm “riscopre” strada romana

foto-stradaromacriptoportico-panoramicaVISITA E STUDI SOTTO PALAZZO FATATI

ANCONA – di Giampaolo Milzi – Dopo oltre 60 anni di oblio, c’è la flebile speranza che il tratto di strada con criptoportico di epoca romana “custodita” da due millenni sotto Palazzo Fatati, in piazza Stracca, possa attirare una concreta attenzione, a fini di valorizzazione, da parte delle competenti istituzioni. Merito del sopralluogo compiuto la settimana scorsa da due docenti e da una studentessa della facoltà di Ingegneria dell’Università Politecnica delle Marche (Univpm), sotto la guida dell’Urlo Indiana Jones Team. L’importante vestigia di una porzione urbanistica dell’Ancona romanizzata, risalente al 1 sec. d.C, – I sec. d.C, molto probabilmente all’età augustea, è oggetto di studio nell’ambito di una delle fasi conclusive del laboratorio di tesi di laurea di Progettazione architettonica e urbana condotto dal prof Gianluigi Mondaini, titolare dell’omonima cattedra ad Ingegneria. Titolo del laboratorio – avviato un anno e mezzo fa, che ha visto già laurearsi una decina di studenti del corso di Ingegneria edile e Architettura – “Città contemporanea e archeologia”. “Siamo agli ultimi step di questo laboratorio multiprogettuale, volto a mettere a punto un’ipotesi di “Percorso pubblico di connessione delle aree archeologiche del rione Guasco”. Particolare fiore all’occhiello dello specifico progetto le due braccia ad elle con volte a botte dell’antichissima via che furono ri-scoperte – ma forse è meglio usare il termine scoperte – da due degli “Indiana Jones” di Urto nel 2012. Due bracci ipogei lunghi rispettivamente 14,5 e 8,2 metri, che si sviluppano per lo più sotto garage e cantine di palazzo Fatati, e in direzione via Ferretti e piazza Stracca, nel cuore del centro storico di Ancona. Il prof. Mondaini, il collega Paolo Bonvini, anche lui docente di Composizione architettonica ad Ingegneria e la giovane laureanda Elisabetta Alfonsi, hanno già visionato il suggestivo servizio di RAI 3 Marche girato durante il secondo sopralluogo compiuto dall’Urlo Team a fine 2011 (https://www.youtube.com/watch?v=PdoeaeVnSM4). E la settimana scorsa si sono concessi una “full immersion” nel sito archeologico dove hanno svolto una importante serie di rilievi, in particolare precise misurazioni di tutti gli spazi, e osservazione e identificazione approfondita dei materiali e dei metodi di costruzione. Partendo da ciò che già conoscono: sono in laterizio i lati delle pareti del tratto di strada, alte circa 6-7 metri; ai lati di queste sono presenti p archi ciechi in serie a costituire nicchie sostenute da grandi blocchi di arenaria. Secondo i pochi che hanno studiato il sito, tra cui l’archeologa anconetana Stefania Sebastiani, le nicchie potevano contenere lucerne, e anche immagini affrescate di divinità e personalità d’alto rango dell’epoca (lo si desume da macchie di colore presenti sui muri interni). Interessanti anche gli spunti dell’indagine che aveva iniziato il dott. Mario Pagano a seguito del terzo sopralluogo compiuto nel 2015 quando era a capo della Soprintendenza Archeologia delle Marche (poi trasferito in altra sede l’anno seguente). Osservando i blocchi d’arenaria presenti nelle zone basamentali delle pareti propendeva per una datazione più antica, secondo cui la strada sarebbe stata costruita già in età repubblicana, per poi essere modificata.

I rilievi che abbiamo effettuato ci consentiranno di riprodurre su carta in modo tridimensionale l’intera area. Vogliamo rilanciare l’idea di una sua apertura al pubblico, con funzioni museale e didattico-divulgative innovative grazie all’uso di nuove tecnologie informatiche”, ha detto il prof. Mondaini. Già, un’ipotesi, una speranza. Perché è tutto da scrivere il capitolo per la raccolta dei fondi necessari per la pulizia e risistemazione del sito e per la realizzazione (possibile a partire da via Volto dei Signori) di un ingresso indipendente da quello condominiale di palazzo Fatati.

E perché – sebbene il team universitario di Mondaini si confronterà con la Soprintendenza, ora unica, delle Marche, fino ad ora (tranne l’eccezione dell’archeologo Pagano) – proprio i vertici della Soprintendenza, così come il Comune di Ancona, non hanno dimostrato interesse per questa strada romana, nonostante la sua grande importanza. Che avrebbe avuto la funzione di collegamento tra il porto romano e la sua area magazzini di epoca augustea e traianea (i cui resti sono visibili nella zona sottostante vicino all’Istituto Nautico) e il Foro che occupava l’area delle limitrofe via Ferretti e piazza del Senato. Un’arteria al coperto e di passaggio, dunque, frequentatissima da pescatori, mercanti, gente d’affari, semplici cittadini. I cui resti erano già venuti alla luce prima nell’autunno 1943, quando l’originario e secolare palazzo nobiliare Fatati fu distrutto dai bombardamenti aerei, e successivamente durante le fasi della ricostruzione dell’edificio, ultimata tra il 1957 e il 1958. Infine i famigerati 60 anni di oblio.

(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)

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