di Alessandro Faralla (Responsabile Cultura e Spettacoli F&D)
Revenge dell’esordiente Coralie Fargeat lo assapori col passare dei minuti. Per lunghi tratti sembra di ritrovarci in un film che prende gli aspetti più peculiari dell’action unito a risvolti torbidi e violenti, senza aggiungere molto alle intenzioni e alle inevitabili reazioni.
Revenge, storia di una giovane ragazza, amante dell’uomo che l’ha portata nel mezzo del deserto a trascorrere alcuni giorni in una casa da urlo mentre lui si darà alla tradizionale battuta di caccia con due amici, prende il corpo di Jen (una sorprendente Matilda Lutz, la dolce Maria di L’estate addosso) dipingendolo fin dalle prime inquadrature come una ricchezza più per gli sguardi degli altri, per le bramosie e i desideri irrefrenabili degli uomini.
E in qualche modo questa ascendenza a Jen non dispiace, fin quando il divertimento e l’eccitazione diventano prova di forza, di possesso da parte del genere maschile.
Così parte la caccia, quella vera. Dopo il sopruso e l’umiliazione Jen un po’ come il Corvo di Brandon Lee si tramuta in altro, non è più un trofeo di caccia ma l’epicentro degli eventi frenetici che seguiranno. Da corpo da ammirare e abusare la sessualità di Jen diventa affermazione di sé, riconoscimento di una forza inaspettata che produce dolore e sangue come un’eroina che non ha tempo e voglia di farsi calpestare nuovamente.
La trasformazione della lolita svampita a guerriera del deserto assetata di sangue viene raffigurata con vivacità e con misurata sicurezza nel gestire gli spazi e le situazioni più adrenaliniche rinunciando a diventare troppo splatter o eccessivamente voyeuristico.