Roma, 14.04.2013 Stanno bene e sono tornati in patria i 4 giornalisti “trattenuti” nel Nord della Siria dal 4 aprile. Amedeo Ricucci, inviato Rai, Elio Colavolpe, fotoreporter, Andrea Vignali, documentarista, e Susan Dabbous, giornalista freelance, sono atterrati ieri sera all’aeroporto militare di Ciampino, dove sono stati accolti da un caloroso applauso. Presenti, oltre ai familiari, anche il direttore generale Rai Luigi Gubitosi e il segretario generale della Farnesina.
La notizia del loro rilascio avvenuto ieri era stata divulgata da Mario Monti, il quale aveva aggiunto ringraziamenti nei confronti della Farnesina e delle strutture dello Stato che con “impegno e professionalità hanno reso possibile l’esito positivo di questa vicenda, complicata dalla particolare pericolosità del contesto”, e verso i media, la cui collaborazione nel trattare la vicenda col massimo riserbo ha contribuito a salvaguardare l’incolumità dei reporter.
Da quanto raccontato da Ricucci, il fermo imposto ai reporter sarebbe stato “un equivoco di quelli che succedono in zone di guerra”. L’inviato Rai ha rassicurato che durante il fermo, messo in atto da “un gruppo islamista armato che non fa parte dell’Esercito libero siriano e che aveva procedure di sicurezza paranoiche”, tutti sono “stati trattati con i guanti bianchi”, anche se “ovviamente la privazione della libertà è una tortura psicologica”.
In Siria dal 2 aprile per realizzare un reportage sulla guerra civile in corso da ormai 2 anni per il programma Rai “La storia siamo noi”, il gruppo aveva previsto un collegamento quotidiano via Skype con un gruppo di studenti di San Lazzaro di Savena, Bologna, coinvolti in un progetto di giornalismo partecipativo.
Il collegamento previsto il 4 Aprile era invece saltato: i giornalisti non erano raggiungibili. Fonti presenti in zona avevano poi riferito che i reporter erano stati messi in stato di fermo da un gruppo militante islamico per aver ripreso postazioni militari sensibili.
Dalle prime dichiarazioni è emerso che i reporter sono stati “trattenuti” dai ribelli di Jabat an Nusra, gruppo di matrice islamica legato ad Al Quaeda, in quanto considerati spie. I ribelli, secondo quanto detto da Ricucci a Rainews, volevano “controllare” il materiale girato dal gruppo, in quanto “temevano che avessimo filmato la loro base logistica”. Operazione che però ha richiesto “un sacco di tempo”. Nel frattempo gli ostaggi sono stati “tenuti in posti diversi, non proprio prigioni sotto certi aspetti, per altri sì”. La giornalista Dabbous, tenuta separata dagli altri reporter, ha raccontato: “Mi minacciavano di tagliarmi le mani perché pensavano che avrei scritto un articolo su di loro. Temevo che mi avrebbero ucciso, ho avuto veramente molta paura”.
Alla gioia di amici, parenti e compaesani, si sono aggiunti “sollievo e soddisfazione” espressi dal Presidente Napolitano.
Laura Boldrini, presidente della Camera, ha dichiarato: “Nel condividere con le famiglie dei reporter e con l’azienda Rai la gioia di questi momenti, voglio sottolineare la gratitudine che l’opinione pubblica deve a coloro che scelgono di fare informazione là dove più grandi sono i pericoli. Essendomi trovata spesso in passato a lavorare in luoghi di crisi, so bene quanto sia difficile il compito dei giornalisti che si muovono senza reti di protezione. Dobbiamo al loro coraggio se si riesce a perforare talvolta il muro dell’indifferenza. Aiutarci ad alzare lo sguardo sul mondo e sulle sue aree di crisi è una delle funzioni più rilevanti dell’informazione, ed è anche una delle vie attraverso le quali passa la legittimazione della Rai come servizio pubblico”.
Michela Romagnoli