Un anno dopo la tragedia di Lampedusa: tra rabbia, ricordi e cambiamento

NEL RICORDO DELLA STRAGE DI MIGRANTI PROVIAMO A CAPIRE COSA E’ CAMBIATO
di Avv. Tommaso Rossi (Studio Legale Rossi-Papa-Copparoni)

imagesEra il 3 ottobre 2013. Uno delle tante carrette del mare, un barcone carico di migranti provenienti quasi tutti dall’Eritrea, colò a picco a Lampedusa, davanti all’Isola dei Conigli. 368 morti. Trecentosessantotto vite di quelle vite che a pochi interessano, in genere. E potevano essere molti di più, se il coraggio e l’altruismo dei pescatori lampedusani non ne avesse salvati in molti, tirati su come pesci dalle acque gelide della morte.

 “Prima giornata delle memoria e dell’accoglienza” è il nome scelto dal Comune di Lampedusa e Linosa e dal Comitato 3 Ottobre per ricordare quelle vittime e tutte quelle persone che solcano i mari per arrivare a Lampedusa, in cerca di una rinascita: lontano dalle loro patrie distrutte da guerre e povertà.
Sull’isola, tante le istituzioni presenti: il presidente della Camera Boldrini, il ministro degli Esteri e neo “Lady PESC” non ancora insediata Mogherini, il ministro dell’Interno Alfano.
“In questo anno è cambiato che non c’è più il reato di immigrazione clandestina, ed è stato un segnale di maturità del Parlamento”, ha detto Boldrini. “È cambiato che stiamo lavorando alla riduzione della detenzione nei CIE da 18 a 3 mesi”. Laura Boldrini ha anche aggiunto: “Stiamo lavorando affinché il 3 ottobre sia il giorno della memoria dell’immigrazione”.
Era anche presente il presidente dell’Europarlamento, Martin Schulz, contestato in sala da un cittadino che si è scagliato contro l’Europa per le “politiche di chiusura” e il “disinteresse” verso l’immigrazione.
 Al santuario della Madonna di Porto Salvo la Federazione delle Chiese Evangeliche e l’arcidiocesi di Agrigento hanno organizzato una cerimonia interreligiosa dall’evocativo titolo ‘Memoria tra mare e cielo’.  I superstiti del naufragio hanno pregato indossando una maglietta: “Proteggete le persone non i confini”.
Papa Francesco , incontrando una delegazione di superstiti e familiari dei morti nel naufragio, ha affermato: “Sono vicino a voi, prego per voi e chiedo agli uomini di Europa che aprano le porte del cuore. Sento cose che non si possono dire perchè non si trovano le parole per dirle : tutto quello che avete sofferto si contempla nel silenzio, si piange e si cerca il modo di essere vicini”. E ancora: “A volte quando sembra di essere arrivati al porto ci sono cose durissime. Si trovano porte chiuse e non si sa dove andare. Ma ci sono molte persone che hanno il cuore aperto per voi”.
Ma purtroppo da quella tragedia, dopo la quale tutto sarebbe dovuto cambiare, quasi nulla è cambiato in termini di vite umane affidate al mare. E il 2014 rischia di diventare l’anno record di immigrati morti a seguito di affondamenti dei barconi. Con le dovute inesattezze normali in questi casi, oltre 2.000 persone sarebbero i morti. E  20 mila sarebbero complessivamente i migranti morti o dispersi nel Mediterraneo negli ultimi venti anni.
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I programmi di controllo dell’Immigrazione Clandestina. In effetti, con molta fatica e con la pressione dell’Italia sull’Europa, qualcosa sta cambiando: si dovrebbe passare dal programma “Mare Nostrum”, portato avanti con grande sforzo organizzativo ma anche efficacia (si stimano in 110 mile e oltre le persone salvate) , a “Frontex Plus”, il nuovo programma europeo di tutela delle frontiere. Ma in che modo?

Frontex Plus partirà da novembre, con l’obiettivo di rafforzare la sforzo europeo nel Mediterraneo, in tema di immigrazione ed emergenza sbarchi. “Frontex Plus” , però, non sostituirà da subito “Mare Nostrum”. Resteranno due operazioni distinte con quella europea che resterà più limitata nel campo di applicazione geografico.
A grandi linee con “Frontex Plus” sarà incrementata l’azione di pattugliamento delle frontiere meridionali dell’Unione, incorporando due missioni internazionali già esistenti nel Mediterraneo: la Hermes e la Enea. Le navi Ue non si potranno però avventurare in acque internazionali e avranno un ruolo di solo controllo e non di soccorso umanitario.

Ma una volta entrati e sbarcati, qual’è il ruolo dell’Europa nell’accogliere i migranti?

Nel 2013 l’Italia ha trattato 28mila richieste d’asilo, la Francia 60mila mentre la Germania 110mila.

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Dal punto di vista strettamente giuridico per ora non è cambiato nulla. Nell’aprile 2014 (con la legge 28 aprile 2014 n. 67)  è stata data la delega al Governo per la formulazione di una normativa che preveda la depenalizzazione di vari reati, tra cui quella di immigrazione clandestina. L’arresto verrà mantenuto solo per gli immigrati che rientrano in Italia dopo un provvedimento di espulsione. Resterà invece l’illecito amministrativo che comporta l’espulsione.

Il reato di immigrazione clandestina, inserito per la prima volta nel nostro ordinamento con la L.94/2009, cd. pacchetto sicurezza, è stato fortemente criticato sin dal momento della sua istituzione perché ritenuta criminalizzante “mere condizioni personali”, apparendo incostituzionale per diversi motivi.

Introdotta dall’art. 1 della legge citata, la fattispecie di reato, prevista dall’art. 10-bisdel D.lgs. 286/98(Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero-TUIM-) sanziona con l’ammenda da € 5.000,00 a € 10.000,00, trattandosi non già di delitto bensì di contravvenzione, e salvo che il fatto non costituisca più grave reato, “lo straniero che fa ingresso ovvero si trattiene nel territorio dello Stato, in violazione delle disposizioni del presente testo unico nonché di quelle di cui all’art. 1 della L.68/2007”(concernente l’ingresso ed i soggiorni brevi). Quindi con l’art. 10-bis sono divenuti meritevoli di sanzione penale non più soltanto coloro che con diverse modalità di azione agevolino o favoriscano l’ingresso o la permanenza dello straniero in violazione delle previsioni di legge, ma anche gli stranieri in quanto tali.

Per il momento, ahimé, ancora è in vigore l’articolo 10 bis e i Giudici condannano per questo.

Depenalizzazione, messa in prova e clandestinità: la legge in Gazzetta

Legge 28.04.2014 n° 67 , G.U. 02.05.2014

1. Il Governo e’ delegato ad adottare, entro i termini e con le procedure di cui ai commi 4 e 5, uno o piu’ decreti legislativi per la riforma della disciplina sanzionatoria dei reati e per la contestuale introduzione di sanzioni amministrative e civili, in ordine alle fattispecie e secondo i principi e criteri direttivi specificati nei commi 2 e 3.

(….)

2. (…..)    b) abrogare, trasformandolo in illecito amministrativo, il reato previsto dall’articolo 10-bis del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, conservando rilievo penale alle condotte di violazione dei provvedimenti amministrativi adottati in materia;

4. I decreti legislativi previsti dal comma 1 sono adottati entro il termine di diciotto mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge su proposta del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze. Gli schemi dei decreti legislativi sono trasmessi alle Camere, corredati di relazione tecnica, ai fini dell’espressione dei pareri da parte delle Commissioni competenti per materia e per i profili finanziari, che sono resi entro il termine di trenta giorni dalla data di trasmissione, decorso il quale i decreti sono emanati anche in mancanza dei predetti pareri. Qualora tale termine venga a scadere nei trenta giorni antecedenti allo spirare del termine previsto dal primo periodo o successivamente, la scadenza di quest’ultimo e’ prorogata di sessanta giorni. Nella predisposizione dei decreti legislativi il Governo tiene conto delle eventuali modificazioni della normativa vigente comunque intervenute fino al momento dell’esercizio della delega. I decreti legislativi di cui al comma 1 contengono, altresi’, le disposizioni necessarie al coordinamento con le altre norme legislative vigenti nella stessa materia.

5. Entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore dell’ultimo dei decreti legislativi di cui al presente articolo, possono essere emanati uno o piu’ decreti correttivi ed integrativi, nel rispetto della procedura di cui al comma 4 nonche’ dei principi e criteri direttivi di cui al presente articolo.

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E ora basta parlare di questioni amministrative e giuridiche, lascio spazio al ricordo.

Ed il miglior ricordo, in questi casi, è quello narrato con le parole dell’immediatezza, della rabbia e delle prime confuse impressioni. Fatto&Diritto pubblicò esattamente un anno fa, questo bell’articolo di Mosé Tinti che oggi diamo modo di rileggere.

Per ricordare. Per non dimenticare.

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NELLE PRIME ORE DEL 3 OTTOBRE UN BARCONE AL LARGO DI LAMPEDUSA, A POCHI KM DI DISTANZA DALL’ISOLA DEI CONIGLI, HA PRESO FUOCO ED HA TRASCINATO SUL FONDO CENTINAIA DI MIGRANTI.

di Mosè Tinti  (praticante avvocato)

Intorno alle 7,00 del mattino di giovedì 3 ottobre è arrivato un allarme alla Guardia Costiera a Lampedusa: un barcone brucia al largo della costa dell’isola dei Conigli, centinaia di persone sono immerse in un mare che scotta, denso di gasolio.

Prima della Guardia Costiera, arrivano sul posto i pescherecci, con uomini e donne partiti per andare al lavoro e che, invece, si riscoprono eroi, salvatori estremi ed indefessi, inconsapevoli dimostrazioni ed orgoglio di una popolazione, quella italiana, non solo buona a lamentarsi, ma pronta al sacrificio e a tirarsi su le maniche senza porsi domande nè questioni  e senza chiedere nulla in cambio, quando c’è da aiutare chi ne ha bisogno. E di certo non è sbagliata la candidatura di Lampedusa al premio Nobel per la pace, proposta da Alfano.

Mani tese ad afferrare e sollevare corpi stremati, che dopo ore trascorse in mare hanno resistito al sale, alla corrente, al carburante sparso sul mare intorno a loro che andava a finire nei polmoni e nello stomaco ogni volta che aprivano la bocca nel tentativo di respirare ossigeno.

Ore lunghe, angoscianti, forse anche piene di rimorso, per i superstiti di quel barcone con 500 anime a bordo. Si, perchè nella notte, il viaggio della speranza era quasi arrivato a destinazione, ma le luci delle barche che si scorgevano a distanza non sembravano centrare col loro fascio anche quella scatola con dentro disperati stipati come sardine intenti ad urlare e a sbracciare nella speranza di essere visti e portati sulla terraferma. Quante navi saranno scorse nell’impossibilità di avvistare quel barcone, quanti fari, quante luci avranno fatto assaporare ai migranti l’idea che quell’odissea era finalmente arrivata a termine, prima di lasciare che l’idea esiziale prendesse corpo, forma e sostanza? “Diamo fuoco ad una coperta perchè in questo modo le navi noteranno la nostra presenza grazie alle fiamme”.

Brucia la coperta, inizia a bruciare anche la loro imbarcazione: “Donne e bambini vadano a riparo sotto la stiva”, dicono gli uomini credendo di riuscire a domare l’incendio e convinti che comunque quello sia il posto più sicuro. Il combustibile alimenta le fiamme che divengono incontrollabili ed entra acqua velocemente così come altrettanto velocemente l’imbarcazione scende sotto il livello del mare, affonda e trascina giù con sé a 47 m di profondità le donne ed i bambini rimasti intrappolati nella stiva che avrebbe dovuto proteggerli dalle fiamme. Circa 200 si salvano, gli altri sono o morti o dispersi: quasi solo uomini tra i superstiti.

E magari tra i superstiti, avvolto in una coperta termica con lo sguardo fisso su qualche punto lontano, c’è un ragazzo che ha lasciato la casa e non ricorda bene il motivo che lo ha spinto fin lì, si ricorda solo che vuole inseguire il sogno di una vita migliore rispetto a quella che gli prospettava il suo paese. E’ lontano da tutte le polemiche che seguiranno, non conosce la Bossi-Fini, non sa i rapporti di forza dell’Unione Europea, sa che la sua famiglia aveva speso i risparmi di una vita per fargli fare quel viaggio e si sente comunque in dovere di ripagare lo sforzo suo  e di chi gli era vicino. Ed allora capisce che dovrà essere forte se vorrà dare un senso a tutto questo, così, ogni volta che starà per perdere la speranza, penserà agli occhi di sua madre, alle sue raccomandazioni prima di partire, al suo saluto, alla sua mano che gli scorre sulla guancia e affronterà la vita con quella carezza ancora sul viso.

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